Viggo Mortensen al Photocall di THE DEAD DON’T HURT Credit Gabriele Pallai
Viggo Mortensen al Photocall di THE DEAD DON’T HURT Credit Gabriele Pallai

Uno degli ospiti più attesi alla diciannovesima edizione della Festa del Cinema di Roma è sicuramente Viggo Mortensen, che oggi ha presentato alla stampa e al pubblico il suo nuovo film, The Dead Don’t Hurt, da lui scritto, diretto e interpretato, e ha ricevuto il Premio alla Carriera

Seconda opera da regista dopo Falling – Storia di un padre, è un western con una grande protagonista femminile, interpretata dall’attrice lussemburghese Vicky Krieps. A fianco a lei lo stesso Mortensen, nei panni di uomo che prova a costruirsi una vita lontano da casa.

Come nasce The Dead Don’t Hurt

L’idea del film nasce durante il periodo della pandemia, inizia a scriverlo proprio nel 2020 ispirato dalla lettura di alcuni vecchi libri appartenuti a sua madre, li descrive come classici volumi dalla copertina pesante, che lo fanno riflettere su che donna poteva essere da giovane. “Mia madre era una persona con una grande forza psicologica, sicuramente non una donna ordinaria, racconta Mortensen, e da questa idea trova la caratterizzazione per la sua futura protagonista, Vivienne, la protagonista di The Dead Don’t Hurt.

Il genere è arrivato dopo, pensando a dove inserire questo personaggio così indipendente e fuori dagli schemi; ciò che gli serviva era sicuramente un contesto pieno di difficoltà, e così ambienta la sua storia a metà ‘800, in una cittadina del Nevada. Proprio qui iniziano la loro vita insieme Olsen (Viggo Mortensen) e Vivienne (Vicky Krieps), entrambi immigrati, entrambi con la voglia di costruire qualcosa che li renda parte del mondo in cui vivono ora.

Nella cornice di un western elegante in cui i tempi lunghi sono un valore aggiunto per comprendere anche il lavoro sulla sceneggiatura del film, il racconto è dedicato a due persone che nutrono l’un l’altra un reciproco rispetto; questo è un aspetto su cui Mortensen ha lavorato molto, era importante che i suoi personaggi comunicassero silenziosamente, restituendo il senso dei loro sentimenti. Lo stesso vale per il villain della storia, Solly McLeod.

Vicky Krieps e il suo personaggio

L’approfondimento più importante è quello dedicato alla protagonista femminile; sarebbe stato facile mettere sullo stesso piano la forza di Vivienne/Vicky e quella degli uomini che la circondano, ma non era questo l’obiettivo del regista. Non voleva una donna che mostrasse la sua forza come avrebbe fatto un uomo, ma un essere umano sensibile, vulnerabile, con grande personalità.

Aveva notato la bravura di Vicky Krieps in Il filo nascosto (Phantom Thread) di Paul Thomas Anderson, e quando ha accettato il ruolo per The Dead Don’t Hurt, Mortensen ha capito che avrebbe portato al progetto qualcosa di veramente importante, un grande carisma.

Con il cast devi essere fortunato: deve essere la realizzazione di ciò che avevi immaginato“, dice Mortensen, aggiungendo “Scrivendo il personaggio femminile, forte, indipendente, il mio punto di partenza non è mai stato né ideologico né politico, ciò che volevo era raccontare una storia, con persone reali, con conflitti, paure, emozioni, all’interno del loro tempo e del loro mondo“.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.