“Il materiale d’archivio non racconta necessariamente cosa è successo davvero. Dice però molto di come è stato raccontato”. Si apre così il lungo documentario di Göran Hugo Olsson, presentato Fuori Concorso a Venezia 81, offrendo già la prima preziosa riflessione a pochi secondi dall’inizio.
Tre ore e ventisei minuti di filmati in 16mm rimettono insieme trent’anni di straordinaria copertura televisiva da parte dell’emittente pubblica svedese SVT. Un lavoro colossale che, come il cinema dovrebbe sempre fare, parla più del e al pubblico contemporaneo che a quello passato.
Perché di fronte alle immagini rimasticate e ingurgitate senza contesto dai tutti noi, dal 7 ottobre 2023 a oggi, il lavoro dei giornalisti appare ancora più necessario. Un lavoro di mediazione, di critica, di presenza quotidiana e ragionata, che intende porsi e porre delle domande. E trovare delle risposte libere da pressioni politiche.
Il punto di vista di Israel Palestine on Swedish TV
La Svezia, va ricordato, ha riconosciuto la Palestina come Stato già dieci anni fa, nel 2014. E, nonostante il documentario cerchi di equilibrare interventi e prospettive diverse sul conflitto israelo-palestinese, il punto di vista resta sempre molto chiaro. La Svezia, cioè, ha sempre raccontato le diverse guerre in territorio palestinese come guerre di liberazione, contro l’imperialismo sionista e il colonialismo israeliano. Guerre che in ogni caso bisogna sempre considerare tali, senza poterle ripulire dalla loro cruda violenza, come testimonia il riferimento all’attentato a Fiumicino nel 1973.
La SVT, che come emittente pubblica equivale alla nostra Rai, non ha cioè avuto timore né remore nel mostrare corpi dilaniati, sangue, morti e feriti. Ha però sempre contestualizzato, spiegato e analizzato direttamente sul campo, anche attraverso storiche ed esclusive interviste ai diversi ministri israeliani e al capo dell’OLP Yasser Arafat, tutte presenti nel documentario.
Nel racconto messo insieme da Göran Hugo Olsson, perciò, quello che emerge è prima di tutto lo sforzo professionale dei giornalisti che hanno raccontato per trent’anni il conflitto mediorientale e, contemporaneamente, la radicale trasformazione di questa stessa narrazione a partire dalla frantumazione dell’Urss e dal fallimento degli utopici accordi di Oslo negli anni Novanta.
Una volta compreso questo, Israel Palestine on Swedish TV diventa anche uno strumento e una fonte per capirlo meglio, questo conflitto. E raccontarlo meglio di conseguenza.
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