Beetlejuice Beetlejuice, film di apertura di Venezia 81 © 2024 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. Photo Credit: Parisa Taghizadeh
Beetlejuice Beetlejuice © 2024 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. Photo Credit: Parisa Taghizadeh

Venezia 81, i film che abbiamo visto il 29 agosto alla Mostra del Cinema di Venezia 2024

El Jockey di Luis Ortega (Concorso)

Venezia 81 apre la sua sezione in Concorso con il lungometraggio di produzione argentina El Jockey, diretto da Luis Ortega. Storia del famoso e talentuoso fantino Remo Manfredini (Nahuel Perez Biscayart) che, a causa di un incidente, compie un intenso viaggio alla ricerca della propria identità fino a quel momento soppressa. Con lui, la fidanzata Abril (Úrsula Corberó), fantina anche lei e incinta di Remo, che deve decidere tra suo figlio e la sua promettente carriera. Il tutto contornato dalla banda del temuto boss Sirena, che dà la caccia a Remo a causa del debito che quest’ultimo deve saldare con lui.

Luis Ortega, uno dei cineasti argentini più apprezzati degli ultimi anni, confeziona un lungometraggio dalle molteplici personalità. El Jockey infatti non è solo prettamente un thriller, ma è soprattutto un film che desidera indagare la vera identità dei suoi personaggi, principali e secondari. Il Remo Manfredini di Nahuel Perez Biscayart è enigmatico e imprevedibile, un personaggio dalle mille sfaccettature, costretto da terzi a nascondere chi è realmente.

El Jockey diventa quindi un viaggio quasi allucinogeno e sconcertante, sia per il pubblico che per i suoi protagonisti, ricco di colpi di scena e situazioni al limite dell’assurdo che catturano grazie alla loro imprevedibilità.

Rebecca Fulgosi
El Jockey - Courtesy of La Biennale
El Jockey – Courtesy of La Biennale

Beetlejuice, Beetlejuice di Tim Burton (Fuori Concorso)

Tim Burton rimane fedele al 1988, anzi si supera. Con Beetlejuice Beetlejuice, che ha inaugurato l’81ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia, riscopre un brio e una godibilissima cattiveria (assente nelle sue opere più recenti, parecchio “anemiche” sotto questo punto di vista) a cui aggiunge un citazionismo sfrenato, eppure godibile, che coinvolge non solo chi lo segue da decadi, ma anche chi è di base estimatore del genere.

Arriva per determinare (forse) una nuova fase per il regista, che qui estremizza la sua voglia di pasticciare senza regole o costrizioni, ripercorrendo gli stilemi e l’estetica che l’ha consacrato. Il plus è la colonna sonora.

Cloud di Kurosawa Kiyoshi (Fuori Concorso)

L’operazione di Kurosawa è riuscita a metà: Cloud subisce una strana evoluzione, in parte prevedibile, ma a prescindere poco accattivante nel suo dilungarsi. Le risate in sala confermano la giusta presenza di ironia, ma il film è nettamente diviso in due parti che non comunicano tra loro.

A destare qualche perplessità non è la prima sezione, seppur lenta degna di aspettative, ma la seconda, che spezza la quiete misteriosa legata al protagonista, rivenditore con la voglia di arricchirsi e cambiare vita, e diventa un Pulp alla Tarantino de Le iene, in cui i personaggi perdono le loro presunte motivazioni in una deriva di proiettili e sangue. Un’occasione mancata.

Cloud - Courtesy of La Biennale
Cloud – Courtesy of La Biennale

Peaches Goes Bananas di Marie Losier (Giornate degli Autori)

Siamo punk, siamo persone. E dovremmo aggiungere: siamo performer, in questo caso una delle più importanti icone femministe e queer della musica Electropunk, Peaches (Merrill Beth Nisker).

Il documentario di Marie Losier raccoglie le immagini degli ultimi 17 anni in cui la regista ha seguito la cantante in tour, durante i concerti, nei momenti più intimi con i suoi genitori o sua sorella, scomparsa prematuramente a causa di una malattia.
L’artista estrema, ricoperta di mantelli di capelli biondi adornati di seni di stoffa con teste di Barbie al posto dei capezzoli incontra la donna di quasi 60 anni che vuole continuare a fare il suo lavoro, a mettere il corpo al servizio dell’arte senza alcuna regola, come ha sempre fatto.

Peaches Goes Bananas Courtesy of Giornate degli Autori 2024
Peaches Goes Bananas Courtesy of Giornate degli Autori 2024

Peaches Goes Bananas non si limita alla sfrontatezza del personaggio, ma al messaggio, che di sicuro arriva anche a chi non ha mai ascoltato un brano dell’artista. E lo sguardo della regista conferma un’affinità ricca di affetto e fervore che, in modo divertente, riesce a riportare un simbolo per la femminilità in trasformazione degli ultimi 20 anni, e una voce poliedrica che mette in chiaro ciò che ancora deve cambiare.

Silvia Pezzopane

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