uncharted

Solitamente si parte molto prevenuti sui film tratti da videogiochi. I non amanti del gaming danno per scontato che si tratti di produzioni molto spettacolari, ma di bassa qualità per quanto riguarda scrittura e recitazione. Mentre i fan dei videogiochi temono che l’adattamento cinematografico non renda giustizia allo storytelling originale. Perché bisogna ammettere una cosa: i videogame adesso sono molto più che sparare ai cattivi di turno. L’industria si è incredibilmente evoluta e non solo da punto di vista del comparto tecnico. Oltre alle incredibili grafiche, la trama dei videogiochi è sempre più avvincente, oltre che sorprendentemente emotiva. 

Io sono una novizia nel mondo del gaming e quasi una pensionata per quanto riguarda la cinematografia. Ma posso dire con certezza una cosa. Quando ho provato a giocare a Fallout 3, davanti a una trama post apocalittica così complessa ed emozionante mi sono commossa. E lo stesso vale per uno splendido videogioco come L’Ombra della Guerra, liberamente ispirato all’universo tolkeniano. 

Ora, per quanto riguarda Uncharted, devo confessare che conosco la serie di videogiochi da cui è tratto solo di fama. Gli omonimi prodotti della Sony Computer Entertainment seguono le avventure del ladro avventuriero Nathan Drake e sono divisi in quattro capitoli. Il film di Ruben Fleischer è un prequel, dal momento che racconta le vicende di Drake agli albori della sua carriera. 

Nathan Drake, il protagonista di Uncharted, è infatti un orfano che per mantenersi fa il barman in un elegante locale di New York

Il suo unico parente rimasto in vita è il fratello Sam, che però è partito anni prima alla ricerca di tesori e avventure. Nathan (Tom Holland) non lo vede da allora e l’unica testimonianza della sua esistenza sono le cartoline che gli invia ogni tanto. Il fratello scrive da ogni parte del mondo, promettendogli costantemente che, quando sarà ricco, ritornerà a prenderlo perché possano iniziare una nuova vita insieme.

La vita del ragazzo cambia drasticamente una sera, quando un misterioso avventore del locale lo vede derubare una ragazza del suo prezioso braccialetto di brillanti. L’uomo, anziché rimproverarlo e consegnare la refurtiva alla legittima proprietaria, lo loda per la sua abilità e lo invita a lavorare per lui. Si presenta come Victor Sullivan (Mark Wahlberg) e gli dà un indirizzo. Nonostante sia reticente, Nathan si reca da lui e scopre che Sullivan è un amico del fratello Sam. 

L’uomo invita Nathan a far parte di una missione da miliardi di dollari. Anzi, centinaia di miliardi. Sullivan è infatti in possesso di alcune informazioni che potrebbero portare al mitico tesoro perduto di Magellano. Pare infatti che durante la circumnavigazione del globo, la potentissima famiglia spagnola dei Moncada avesse stretto un accordo per ottenere i tesori raccolti dalle navi durante le loro esplorazioni. Ma due delle navi di Magellano non fecero mai rientro a casa: vennero bloccate nelle Filippine, dove il capitano e gran parte dell’equipaggio venne uccisa dagli indigeni.

In Spagna rientrò solamente una delle navi, a mani vuote. Pare quindi che le due navi bloccate nelle Filippine siano rimaste lì, nascoste da qualche parte. E, soprattutto, cariche di oro, oltre ogni immaginazione. Davanti alla possibilità di arrivare a un simile tesoro e animato dalla speranza di rivedere il fratello, Nathan accetta. Ma quello che non sa è che dovrà fronteggiare un nemico pericolosissimo: l’ultimo discendente della dinastia Moncada (Antonio Banderas), disposto a tutto pur di riavere ciò che ritiene gli spetti di diritto. 

Uncharted si presenta insomma come un classico film di avventura e azione

Ma non c’è nulla di male in tutto questo, perché dà al pubblico esattamente ciò che vuole: intrattenimento di qualità. Gli attori sono perfettamente in parte e delineano dei personaggi belli e convincenti. Una menzione speciale va a Mark Wahlberg, particolarmente azzeccato per il ruolo di Sullivan. Il suo personaggio è una figura ambigua e ironica al tempo stesso. A differenza dei classici film nei quali c’è un “buono” e un “cattivo”, Sullivan non ha un orientamento preciso. E per il suo essere una figura sfuggente, ma divertente e stranamente rassicurante, si potrebbe assimilare al personaggio di Long John Silver. E in effetti c’è molto de Il pianeta del Tesoro in Uncharted.

C’è il ragazzino ribelle dal passato tormentato che viene accolto sotto l’ala protettrice di un criminale dal cuore d’oro, c’è l’oceano sterminato, l’avventura, la ricerca spasmodica di un tesoro che va al di là di ogni immaginazione. Per questo è così facile apprezzare il film. Ci regala tutto ciò che chiediamo, ci permette di evadere dalla quotidianità per andare in un mondo magico dove tutto è possibile. Dove anche i criminali, sotto sotto, hanno un cuore. Dove i cattivi si possono sconfiggere, dove è possibile vivere avventure incredibili e mirabolanti. Di certo non è il realismo ciò che si cerca in Uncharted. La sospensione dell’incredulità è uno degli ingredienti principali del film, ma la cosa non può disturbare. Non c’è alcuna pretesa di realismo, né di autorialità. Quello che il film vuol fare è raccontare una storia avvincente. E ci riesce benissimo. 

Nathan Drake (Tom Holland) in UNCHARTED – Columbia Pictures

Molto interessante è anche il personaggio di Braddock, in contrapposizione a Chloe

Braddock (Tati Gabrielle) potrebbe essere considerata la vera “cattiva” di Uncharted. Ex di Sullivan, sia in affari, sia nella vita, smania per mettere le mani sul tesoro di Magellano, al punto da allearsi con lo stesso Moncada. La donna è una criminale incallita, in grado di uccidere a sangue freddo chiunque si frapponga fra lei e il suo obiettivo. Insomma, si discosta molto dall’immagine femminile della donna fragile e indifesa. Anzi, Braddock è decisamente letale. Lo stesso non si può dire invece di Chloe, socia di Sullivan e Nathan. La ragazza è la classica “damigella in pericolo” dal passato tormentato. Vorrebbe replicare Lara Croft, ma proprio non ce la fa. Il suo essere fragile e delicata sembra attrarre molto Nathan, all’inizio. Ma non per molto.

Questi dui personaggi femminili sono in realtà molto importanti, perché sono indice di un cambiamento di cui avevamo bisogno. Malgrado la scaltra Braddock sia la cattiva, è una figura interessante, affascinante, che si ricollega a un’idea di villain femminile molto simile a Hela della Marvel (interpretata dalla magnifica Cate Blanchett in Thor: Ragnarock). Nonostante si tratti di due personaggi molto diversi, abbiamo sempre a che fare con dei villain femminili letali ed estremamente forti, dalla fisicità imponente ed atletica. 

Da contro, abbiamo invece la damigella in pericolo che tanto piace, ma che ormai ha ampiamente dimostrato di essere superata. Chloe viene bellamente presa in giro da Nathan. E anzi, si rovina da sola, a causa delle sue stesse ambizioni e del suo fantomatico “passato tormentato” che, anziché insegnarle qualcosa, la induce a non fidarsi di nessuno e a prendere decisioni affrettate. Da una parte era ora che qualcuno dicesse esplicitamente che questa immagine della donna va oltrepassata. E non si può che ringraziare Uncharted di averlo fatto.

Per tirare le somme, non aspettatevi di vedere un film d’autore. Andate a guardare Uncharted con la sana intenzione di assistere a un bel racconto d’avventura. E anche se non avete giocato ai videogame garantisco, da profana, che è godibile lo stesso. Anzi, forse senza pregiudizi la visione è persino migliore.  

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