La trama
Gli Spinal Tap, “uno dei gruppi più rumorosi d’Inghilterra”, arrivano negli Stati Uniti per il tour promozionale dell’album Smell the Glove. La band è composta da cinque elementi, fra i quali spiccano il cantante e chitarrista David St. Higgins (Michael Mc Kean), il chitarrista Nigel Tufner (Christopher Guest), il bassista Derek Smalls (Harry Shearer).
Marty Di Bergi (Rob Reiner), regista e fan della band, approfitta del tour per girare un documentario su di loro, mostrando il loro lento ma progressivo spostamento verso i margini dell’industria musicale. L’album tarda ad uscire e parecchie date vengono cancellate all’ultimo minuto. Le cose si complicano ulteriormente quando Jeanine (June Chadwick), compagna di David e nemesi di Nigel, decide di unirsi al gruppo per il resto del tour.
Ottusi e confusi
This is Spinal Tap (1984) è un film di culto per chi fa e ascolta musica. Dalle interviste ai sound-check, dai buffet mediocri alle stanze d’albergo distrutte, dai litigi in sala di registrazione alle trasferte in bus: è tutto molto familiare e mitico al tempo stesso.
La forza propulsiva del film risiede nel rovesciamento comico della figura dell’artista che (fra)intende se stesso come figura profetica. Non basta donare al mondo il frutto della propria creatività: bisogna saperci costruire sopra una riflessione metalinguistica, pungolati dalla stampa musicale. Gli Spinal Tap non si sottraggono mai a questo tentativo anche se dovrebbero, consegnando ai posteri delle perle di autocelebrazione insensata.
In effetti sono riusciti ad avere un pubblico per trent’anni, ma una massa di ragazzini con gli ormoni in subbuglio non è lo stesso pubblico che andrebbe a vedere Saucy Jack, la rock opera su Jack lo Squartatore che i Tap sognano per evolversi artisticamente. E allora si ritrovano costretti a portare avanti il solito carrozzone-farsa fatto di ritornelli sessisti e assoli infiniti, oscillando tra pittoresco e inadeguato un attimo prima di sprofondare nell’irrilevanza definitiva. Qualche volta la consapevolezza della loro condizione li affligge. Altre volte prevale la negazione, e la loro totale mancanza di giudizio non ha effetti disastrosi solo grazie all’intervento del manager Ian Faith (Tony Hendra).
“Questa pretenziosa raccolta di salmi religiosi rock ci fa chiedere: in che giorno Dio ha creato gli Spinal Tap, e non poteva riposarsi anche in quell’occasione?”
Anche se This is Spinal Tap è un film comico e non un’inchiesta sulle case discografiche, certi meccanismi dell’industria musicale dell’epoca vengono esposti chiaramente. Tanto più i protagonisti mostrano la loro inadeguatezza, tanto più è evidente lo sforzo degli intermediari dell’etichetta nel rendere vendibile e standardizzato il prodotto Spinal Tap. Tra il capitale e i creativi c’è un management intermedio che cerca di renderli comprensibili l’un l’altro: il risultato finale è un malinteso con del potenziale commerciale.
Com’è nato il film
Gli Spinal Tap nascono nel 1978 per il pilota di uno sketch show a cui partecipano Reiner, Mc Kean, Guest e Shearer. Mc Kean suonava con Guest ai tempi dell’università, e fa parte insieme a Shearer del gruppo comico radiofonico The Credibility Gap. Rob Reiner, famoso per il suo ruolo di Meathead nella sitcom All in the Family, sta cercando di passare dalla recitazione alla regia.
Tutti e quattro sono autori ed esecutori di musica e testi, e figurano anche come sceneggiatori – nonostante il film sia interamente improvvisato e tutti gli attori contribuiscano creativamente a caratterizzare il proprio ruolo. Per ogni personaggio viene stilata una “bibbia” biografica dettagliata come unico supporto all’improvvisazione, che garantisce una coerenza narrativa di base.
Per enfatizzare la spontaneità delle interazioni ogni sequenza viene girata massimo quattro volte, accumulando una quantità enorme di ore di girato che richiederà il lavoro di tre montatori per l’editing finale (Robert Leighton, Kent Beyda, Kim Secrist). Vengono dal cinema documentario sia la produttrice Karen Murphy che l’operatore Peter Smokler, il cui stile di ripresa contribuisce a dare un’impressione di realismo. Il montaggio definitivo, a detta di Beyda, si basa più sulla continuità del sonoro e dei dialoghi che sulla componente visiva della narrazione.
Così vero che sembra finto
La comicità di This is Spinal Tap è sottile abbastanza da passare inosservata a chi ha bisogno di forzature caricaturali per farsi una risata. Molti addetti ai lavori hanno visto il film senza coglierne l’ironia, dato che bizzarria e industria musicale andavano già a braccetto da almeno trent’anni. In più il film si basa spesso su fatti accaduti personalmente agli attori/autori, o sviluppati a partire da aneddoti noti nell’ambiente.
È vero che un batterista sia morto soffocato dal proprio vomito (John Bonham, Led Zeppelin, 1980). Ma che il vomito fosse di qualcun altro e che la polizia non abbia indagato perché “non si possono prendere le impronte al vomito” è solo uno dei momenti di sublime assurdità dell’interazione tra quattro attori comici che improvvisano su un argomento che conoscono e amano.
In questi continui rimandi tra finzione e realtà capita che i personaggi e gli interpreti si incontrino in punti specifici. Nigel Tufner e Christopher Guest hanno in comune l’accumulo feticistico di chitarre, e la passione di Michael Mc Kean per la musica celtica è responsabile dell’intermezzo folk di Stonehenge.
L’impatto culturale di This is Spinal Tap
Nel corso degli anni le narrazioni parallele di This is Spinal Tap lo hanno fatto diventare una saga multimediale informale. Guest, Mc Kean e Shearer hanno prodotto degli album, suonato dal vivo e rilasciato interviste come Spinal Tap. Il trio ha creato un’altra band, The Folksmen, a sua volta esibitasi live come spalla ai Tap.
Nonostante le ore di girato accumulate, un sequel del film non è stato mai prodotto perché mancava una linea narrativa diversa da quella originale. Quello che più ci si avvicina è The Return of Spinal Tap del 1992, film TV live con interviste, diretto da Christopher Guest.
I Tap sono comparsi in una puntata dei Simpson (terza stagione, episodio 22). Fran Drescher ha riesumato Bobbi Flekman come alter-ego sofisticato della protagonista ne La Tata (quinta stagione, episodio 3). La scena dell’amplificatore che arriva a 11 ha generato un’espressione idiomatica entrata nel vocabolario inglese (“up to eleven“). Due band hanno pubblicato un disco intitolato A Bizarre Gardening Accident (Headhunter, 1992 e Angry Salad, 1998).
Altri attori
Fran Drescher interpreta Bobbi Flekman, addetta alle relazioni con gli artisti della Polymer Records.
Billy Crystal è il capo di Shut up and eat, servizio di mimo e catering ingaggiato da Bobbi per il party di apertura del tour.
Bruno Kirby è l’autista fanatico di Frank Sinatra, forse l’unico ad avere un’idea di musica ancora più retriva di quella degli Spinal Tap.
Paul Shaffer, conduttore musicale del David Letterman Show, interpreta Artie Fufkin, uomo della Polymer a Chicago che organizza un disastroso firmacopie.
Angelica Houston è la scenografa di Stonehenge, vittima dell’incapacità di Nigel di distinguere tra metri e centimetri.
Fred Willard interpreta il tenente Hookstratten della base aerea di Lindberg, micidiale esemplare di militare umorista.