Stars, hide yours fires,
Atto I, Scena IV
Let not light see my black and deep desires
Macbeth è la tragedia del potere che ipnotizza e che logora, dei desideri inconfessabili, persino a se stessi. Macbeth è la tragedia del potere che ipnotizza e che logora, dei desideri inconfessabili, persino a se stessi. Ogni adattamento scava nella profondità umana, toccando e turbando lo spettatore. La versione di Joel Coen non è da meno e conta, inoltre, su una coppia protagonista straordinaria, che anche da sola avrebbe fatto l’intero film: Denzel Washington e Frances McDormand.
Joel Coen, alla prima regia senza il fratello, sceglie di rispettare gran parte del testo originale shakespeariano e lavorare per lo più sulla forma, sfruttando gli strumenti del cinema in una struttura fortemente teatrale.
Luci e ombre, colpa e desiderio
Sagome scure emergono dalla nebbia. Il bianco e il nero scelto dal DOP Bruno Delbonnel riflette nella forma quello che è il contenuto della tragedia: il conflitto interiore fra la colpa e la brama. La notte, l’oscurità, il buio ricorrono di continuo nelle parole ma soprattutto nelle immagini di questo Macbeth, che si scarnifica e rinuncia a ogni orpello facendosi solo luce e ombra, proiezione della mente. La scenografia è falsamente assente, mancano cioè i mobili, i prop, le decorazioni. Tutto si riduce all’essenziale ma diventa ancora più importante l’architettura e lo spazio entro cui si muovono i personaggi.
Soffitti alti, stanze vuote, pareti opprimenti proprio perché così nude. Un’angoscia che solo l’Espressionismo tedesco è riuscito a trasformare in stile e canone e che qui si tenta, al più, di omaggiare.
Il Bardo immortale
Il testo di William Shakespeare risuona intatto nelle interpretazioni di Washington e McDormand. Joel Coen sceglie di non adattare la tragedia, ma lascia che i due grandi attori la interpretino secondo la loro moderna sensibilità. È così che i versi antichi assumono un’identità diversa e creano un attrito peculiare con chi li recita. A tratti sembra quasi di assistere a uno studio dei personaggi in cui la personalità dirompente dei due protagonisti si fonde con le figure simboliche di Macbeth e la sua Lady.
Sono pochi gli elementi con cui Coen si discosta dalla tragedia originale ma sono anche quelli che incuriosiscono di più.
Prima di tutto il regista sceglie di rappresentare le tre streghe attraverso il corpo e lo voce di un’unica interprete, la straordinaria Kathryn Hunter, la cui inquietante performance rimane aggrappata alla pelle, impossibile da dimenticare.
Una e trina, Hunter diventa tutte e tre le streghe, assumendo quasi una forma oltre l’umano. Già solo il suo incipit del film vale un mese di abbonamento a AppleTV+ per questo Macbeth.
Coen inoltre sceglie di dare un ruolo molto più ampio al personaggio di Ross (Alex Hassell), che nel portamento e nelle azioni assume un a centralità rilevante sia rispetto alla trama sia rispetto all’impatto sul pubblico.
In breve
Il Macbeth di Joel Coen è una meravigliosa costruzione estetica che prova a riformulare le basi di un classico senza riuscire del tutto a entrare in un canone ben definito. Non è un semplice adattamento, non è una rappresentazione rivoluzionaria. Rimane in un limbo a metà. E non lo aiuta il fatto che sia visibile su una piattaforma streaming ancora di nicchia. Forse arriverà il tempo in cui il grande pubblico sarà pronto ad apprezzarlo.
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