Austin Butler (Benny) in THE BIKERIDERS. Credit: Courtesy of Focus Features. © 2023 Focus Features. All Rights Reserved.
Austin Butler (Benny) in THE BIKERIDERS. Credit: Courtesy of Focus Features. © 2023 Focus Features. All Rights Reserved.

Non potrà mai esistere un altro Easy Rider, fotografia (nel 1969) di un’intera generazione e di una nuova anima del cinema hollywoodiano. Tuttavia lo stesso spirito, prima ancora del mito, sarà sempre evocato dal ruggito di una Harley Davidson che attraversa l’orizzonte dello schermo: la continua e indomita ricerca della libertà da parte degli outsider.

È su questo principio, condivisibile perché entrato nel sentire comune, che si fonda The Bikeriders di Jeff Nichols, portando nel 2024 quella stessa irrequietezza del salto fra gli anni Sessanta e Settanta. A guidarlo, però, è un testo che appartiene proprio a quegli anni e che quindi ne conserva l’identità e il fascino. Si tratta dell’omonimo fotolibro di Danny Lyon (1968), fotografo e regista statunitense che tra il 1965 e il 1973 entrò nell’Outlaws MC (Motorcycle Club) raccontandone la vita dall’interno attraverso fotografie e interviste.

Nel film Lyon ha il volto di Mike Faist e l’Outlaws MC, storico Onepercenter – gruppo di moto club basati sul principio di fratellanza e passione per le moto, non “gang” – diventa il gruppo dei Vandals di Chicago. Il teschio sui gilet è quasi lo stesso.

Austin Butler (Benny) in THE BIKERIDERS, a Focus Features release. Credit: Kyle Kaplan/Focus Features. © 2024 Focus Features. All Rights Reserved.
Austin Butler (Benny) in THE BIKERIDERS, a Focus Features release. Credit: Kyle Kaplan/Focus Features. © 2024 Focus Features. All Rights Reserved.

Il selvaggio e la vita secondo le proprie regole

Austin Butler, di spalle, è seduto da solo al bancone di un bar con un whisky on the rocks in mano, prima di finire in una violenta rissa. Si apre così The Bikeriders, con quello che poi si scoprirà essere il racconto fuori campo di Kathy (Jodie Comer), sul marito Benny, i Vandals e il loro capo, Johnny (Tom Hardy).

Con un’introduzione così, completa anche di fermo immagine – che ricorda, tantissimo, il fenomenale inizio di Quei bravi ragazzi – si gioca un po’ facile. Si crea già l’aspettativa e il fascino del personaggio di Benny/Butler come elemento magnetico della narrazione. Al punto che a lui è riservata anche una seconda, ancora più esplicita, presentazione da protagonista. Questa volta accanto al biliardo del “suo” bar, tra il fumo di sigarette e le luci basse da bettola di quartiere. Indimenticabile. E infatti è proprio in quel momento – racconta Kathy – che scatta il colpo di fulmine, raddoppiato dal primo giro in moto insieme a lui e agli agli altri Vandals. Brividi.

I primi venti minuti del film costruiscono quindi il mito sensuale del motociclista. Tutto ciò che viene dopo in parte lo capovolge, diventando il racconto di un’utopia che si sfalda.

I Vandals nascono infatti da un’intuizione e da una passione: quella di Johnny, camionista con moglie e due figlie, che un giorno guardando Marlon Brando in tv nel film Il selvaggio, con il suo giubbotto di pelle e la sua Triumph, sceglie di ribellarsi. Contro chi? “Contro tutti voi”. Sono quelle le parole che risuonano nella mente di Johnny quando fonda il club, attirando a sé uomini soli e sbandati, che la società non capisce e non accetta.

Sporchi e brutti, ma non cattivi, i Vandals sono capaci di far scoppiare una rissa dal nulla e bere insieme come se nulla fosse, dopo dieci minuti. Sono una fratellanza e, come tale, riconoscono lo stesso valore anche a tutti i club simili al loro.

Come afferma Kathy, sono uomini che non hanno mai seguito una regola in vita loro, ma che nel club trovano una disciplina da rispettare e dei valori in cui riconoscersi.

Illustrazione di Millecinque (@mille_cinque) per FRAMED Magazine

Il Vietnam e l’equilibrio distrutto

Tutto cambia nel nuovo decennio, verso il 1971, quando i soldati iniziano a rientrare dal Vietnam e, abbandonati dalla società, entrano nei moto club. I Vandals sono invasi dai veterani, dalla loro violenza e dai loro traumi post-bellici, compresa la dipendenza da eroina. Johnny vede il suo sogno sgretolarsi, perché non è solo il club a snaturarsi, è la sua stessa identità, il suo ruolo all’interno di un contesto in rapido e incontrollabile cambiamento. In questo nuovo mondo per lui, semplicemente, non c’è più spazio. E sembra anche fra i primi a capirlo.

Benny, invece, sempre sfuggente, rifiuta sempre ogni cosa, compreso il nuovo equilibrio. È un protagonista anomalo, a dire il vero. Freddo, anzi glaciale, impassibile. La sensualità magnetica che irrompe all’inizio non lo abbandona mai, eppure non viene mostrata in altra forma. È un uomo emotivamente distante e inavvicinabile, come se ogni suo pensiero e ogni sua emozione fossero schermate e inconfessabili.

Non è un caso che nel film non c’è mai spazio per scene di intimità con la moglie Kathy. L’unica che paradossalmente sembra tale è quella del fitto dialogo con Johnny, uno degli ultimi prima che tutto cada in rovina.

Austin Butler e Tom Hardy in THE BIKERIDERS. Credit: Courtesy of Focus Features. © 2023 Focus Features. All Rights Reserved.
Austin Butler e Tom Hardy in THE BIKERIDERS. Credit: Courtesy of Focus Features. © 2023 Focus Features. All Rights Reserved.

The Bikeriders e la triangolazione del desiderio

Fra Johnny, Benny e Kathy si nasconde un triangolo, ma nulla a che vedere con l’eros di Challengers. È un triangolo di desideri inespressi, gelosie, intrecci mai del tutto confessati. Kathy vorrebbe privare Benny dell’unica cosa che lo tiene in vita, l’appartenenza al moto club. Benny, dal canto suo, non è in grado di essere altro che un Vandal e non è capace di dire una sola parola che sia d’amore. È molto bravo con i silenzi, però. Preferisce che a parlare sia solo il rombo della sua Harley o i colori del suo gilet.

A sua volta ama Johnny, come amico, come un padre, come l’uomo grazie a cui ha trovato il suo posto nel mondo. E questo suo amore è ricambiato dall’ossessione che Johnny ha nei suoi confronti. Nell’orgoglio con cui si rispecchia nel ragazzo e nel desiderio di somigliargli di più, di raggiungere quel suo stesso livello di distacco dalla vita e dalle sue regole che solo il vero outsider possiede e mostra.

In questa triangolazione, l’oggetto del desiderio – di Kathy, di Johnny e del pubblico – perciò è sempre e solo Benny. Ma come dimostra Jeff Nichols, nessuno può averlo. Non senza privarlo della stessa libertà che lo rende magnetico, che poi è forse l’unica morale del film, se proprio la si vuole cercare.

Austin Butler (Benny) in THE BIKERIDERS. Credit: Kyle Kaplan/Focus Features. © 2024 Focus Features, LLC. All RIghts Reserved.
Austin Butler (Benny) in THE BIKERIDERS. Credit: Kyle Kaplan/Focus Features. © 2024 Focus Features, LLC. All RIghts Reserved.

V.V.

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