Dopo un buon debutto su Disney+ lo scorso giugno, The Acolyte – La seguace, si è conclusa lo scorso 17 luglio con l’ottavo episodio. Un percorso televisivo che ha aggiunto un ulteriore tassello alla storia di Star Wars, The Acolyte, ideata da Leslye Headland, è guidata da Amandla Stenberg, nel doppio ruolo delle gemelle Osha e Mae, a cui si affiancano nel cast Lee Jung-jae, come Maestro Jedi Sol, Jodie Turner-Smith, Manny Jacinto, Dafne Keen e Carrie-Anne Moss.
The Acolyte, un viaggio nel passato
Circa un secolo prima degli eventi narrati all’interno di Episodio I – La minaccia fantasma, nella galassia lontana lontana l’epoca dell’Alta Repubblica è caratterizzata da pace e tranquillità. Tutto cambia quando l’Ordine Jedi è scosso da una serie di crimini che porteranno il Maestro Jedi Sol (Lee Jung-jae) a cercare il colpevole, unendo le forze con la sua ex-Padawan Osha (Amandla Stenberg), principale sospettata e legata a Sol da un segreto sin da bambina.
Se i primi due episodi di The Acolyte – La seguace non avevano fatto altro che porre le basi di una storia inesplorata, i restanti sei percorrono la medesima strada, trattando gli stessi temi e ampliandone però la portata. The Acolyte è una serie che si fonda su pochi (ma ricchi) argomenti, fra cui spicca senza dubbio il passato. Affrontato e analizzato, a fondo, il passato mette in luce aspetti inediti dei protagonisti della serie ma soprattutto le conseguenze e le influenze sul presente.
È giusto farsi condizionare da un qualcosa che non tornerà più? È questa una delle tante domande che la serie porta i protagonisti a porsi, ma è soprattutto a Osha che la domanda sembra essere rivolta. La più complessa, la più analizzata ma anche la più riuscita, Osha di Amandla Stenberg è un personaggio che rapisce e convince, donando alla serie e al racconto vivacità e curiosità. È proprio nel suo personaggio che è possibile trovare una risposta alla domanda iniziale: niente è già scritto e siamo noi a decidere quello che è il nostro destino.
The Acolyte, il vero significato di libero arbitrio
Elemento fondamentale di The Acolyte è inoltre la storia dell’Ordine Jedi. L’Ordine è davvero l’unica prospettiva di salvezza? Ma soprattutto, essere Jedi significa non commettere il male? Ecco quindi che la serie, di episodio in episodio, fa crollare ogni certezza preesistente, spostando la sua attenzione sulla figura dei Sith, del lato oscuro e sulla questione del libero arbitrio.
Questione incarnata dal personaggio di Qimir, interpretato da Manny Jacinto, un ex Jedi passato al lato oscuro per esplorare parte di sé che l’Ordine non gli ha mai permesso di conoscere. L’alone di mistero creato intorno al suo personaggio è l’obiettivo della sceneggiatura, almeno fino a metà della serie quando, seppur frettolosamente, lo presenta al grande pubblico. Nonostante qualche piccola sbavatura il suo Qimir rimane uno dei personaggi più riusciti della serie e i duelli tra lui e gli altri protagonisti sono senza dubbio le migliori sequenze.
The Acolyte, in breve
Anche se non esente da alti e bassi, The Acolyte – La seguace è coinvolgente e convincente. Con una storia che si allontana dalla famiglia Skywalker ma che riesce ugualmente a essere credibile, il punto forte della narrazione è nei suoi personaggi e alla loro costruzione.