Una scena di Adorazione, dal 20 novembre su Netflix
Una scena di Adorazione, dal 20 novembre su Netflix. Courtesy of Netflix

Tutto cambia in tv, tranne forse due cose essenziali: che l’autunno è ancora il momento migliore per lanciare una nuova serie e che le storie teen/young adult attirano sempre l’attenzione. Così, Netflix Italia si prepara a presentare ai 190 Paesi della piattaforma Adorazione, diretta da Stefano Mordini. Prodotta da Picomedia e scritta da Donatella Diamanti, Tommaso Matano, Giovanni Galassi, Gianluca Gloria e Francesca Tozzi, è tratta liberamente dall’omonimo romanzo di Alice Urciuolo.

In streaming dal 20 novembre, è stata presentata in anteprima ad Alice nella città, sezione indipendente della Festa del cinema di Roma.

Nel cast Alice Lupparelli (Elena), Noemi Magagnini (Vanessa), Claudia Potenza (Manuela, madre di Vanessa), Beatrice Puccilli (Vera, cugina di Vanessa), Giulio Brizzi (Giorgio, cugino di Vanessa e fratello di Vera), Penelope Raggi (Diana), Luigi Bruno (Gianmarco), Tommaso Donadoni (Enrico), Federico Russo (Christian), Alessia Cosmo (Teresa), Federica Bonocore (Melissa), Barbara Chichiarelli (Chiara, zia di Melissa). Con Ilenia Pastorelli (Enza, madre di Vera e Giorgio) e Noemi (Diletta, madre di Diana).

La trama di Adorazione

Sabaudia, estate. Elena ha 16 anni e una voglia matta di fuggire dalla provincia dell’Agro Pontino. All’imporvviso scompare. Ognuno degli amici di Elena sa qualcosa che non dice, ha un legame segreto con la ragazza e forse ha a che fare con la sua misteriosa sparizione. Sarà l’inizio di un viaggio che, tra sospetti e rivelazioni, porterà ognuno dei ragazzi a fare i conti con la verità delle proprie relazioni e della propria educazione sentimentale.

Adorazione, perché adesso

Una storia di provincia, di giovani e violenza che Stefano Mordini stesso afferma – in conferenza stampa – di non inseguire per spettacolarizzazione né per un intento didascalico: “Non so dire se c’è un’urgenza nel settore riguardo queste storie. Posso dire però di avere un’urgenza io. Credo sia importante raccontarle con un punto di vista che determini nello spettatore una forma di responsabilità”.

È per questo che la serie non è indirizzata soltanto a un pubblico di adolescenti ma, si augura il regista, potrà essere guardata da genitori e figli insieme, “in modo che questo possa creare un ulteriore ragionamento. Non credo che il cinema o le serie debbano essere fatte per insegnare, ma per creare memoria“.

L’esperienza centrale di Adorazione, infatti, è quella dei ragazzi e delle ragazze, alcuni e alcune alla prima esperienza su un set, ma nella loro ribellione e nel loro bisogno di liberarsi dalle gabbie della provincia c’è sempre, alle spalle, un complicato rapporto con gli adulti.

È una questione di “distanza e incomunicabilità”, afferma Noemi, che per la prima volta mette da parte il ruolo di cantante e si mette alla prova davanti a una telecamera. “Un desiderio di controllo che si scontra con la consapevolezza di non conoscere davvero i propri figli”.

Gli adulti nella serie, e il suo personaggio nello specifico, non accettano di relazionarsi con dei giovani adulti, con i loro desideri, i loro bisogni: “Io per esempio interpreto un personaggio che proietta aspettative e obiettivi sulla figlia. E questa è una cosa un po’ pericolosa da fare con le persone, perché poi le persone, come i personaggi di questa serie, cercano sempre di evadere le etichette e le aspettative. Non parlerei però di una sistema di colpe in Adorazione, è più un insieme di solitudini, infatti appena si riesce a sintonizzarsi davvero gli uni con gli altri innanzitutto si mette in discussione se stessi. E si trova anche il modo di farsi capire”.

Dal 20 novembre su Netflix.

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