Achille-Lauro-Sanremo-2021
Achille-Lauro-Sanremo-2021

La performance della prima serata

Lustrini, trucco, un Sacro Cuore, collare di piume in stile carnevale di Rio: c’erano tutti gli ingredienti per una esibizione trash. Ma nella performance di Achille Lauro, io, ieri sera, di trash non ne ho visto: ho visto invece una performance studiata e sincera che mi ha mosso qualcosa dentro.

Dopo più di due ore di battute e gag di livelli RAI, con una comicità vecchia, stucchevole e noiosa, finalmente viene presentato Achille Lauro. Ad un tratto sembra che tutte le risate precedenti fossero state fatte solo per preparare l’avvento di una situazione più complessa, più seria.

Lauro entra in scena, traballante su dei platform boots, una figura lunga, sbilanciata. Sta succedendo qualcosa di diverso, lo si percepisce dalle inquadrature, dalle luci, dal sound.

COME L’ALBATRO DI BAUDELAIRE

Quelle piume lunghe, unite in un collare sovradimensionato, mi hanno ricordato l’albatros della poesia di Baudelaire, le cui ali lo rendono inadatto e goffo per vivere sulla terra. Baudelaire parla dell’astista (poeta): Solo noi è in effetti una presa di coscienza sull’inadeguatezza di sé di fronte al mondo, da cui però partire per affermare la propria identità.

Non ho scelto come
Tu che c’hai fatto così
Così soli e sole
Ma a noi sta bene, sì, così

La parsimonia di luci impiegate (in confronto alle esasperate coreografie led delle esibizioni precedenti) evidenziano che la performance di Lauro è diversa da quella degli altri cantanti: non è necessario l’effetto wow. Basta lui: con le parole, la voce, lo sguardo.

Achille Lauro – Sanremo 2021, Rai Uno

Nemmeno quando inizia a lacrimare sangue viene da pensare che sia una scelta dettata solamente per fare scandalo, perché ha la forza di un pianto vero. Il trucco colorato e le unghie finte stile drag lo rendono paradossalmente ancora più vero e credibile.

METTERSI A NUDO CON PIUME, TRUCCO E STRASS

In questo paradosso sta l’importante valore culturale che si è preso in carico Achille Lauro: far rendere conto all’italiano medio che l’indossare capi eccentrici, il trucco marcato ed eccessivo non rende la persona meno seria, credibile, non la rende un pagliaccio.

L’abbigliarsi è la modalità con cui ci proteggiamo e difendiamo (non a caso indossa un paraspalle da football), con cui coloriamo la nostra tristezza e solitudine. Accessori, colori e trucco non ci rendono personaggi, ma anzi ci mostrano ancora di più come persone, esseri umani.

Achille Lauro non sta parlando solo di sé, sta portando avanti un discorso più ampio: è forse legato a questo la scelta di un outfit giocato sui toni rosa e azzurri, richiamo dei colori che, con il bianco, compongono la bandiera Transgender. L’artista canta un inno all’essere se stessi.

Non è un tema nuovo, ma che colpisce per la spontaneità e la delicatezza: non c’è rabbia, non c’è voglia di spaccare, ma solo di essere.

https://www.instagram.com/p/CL7u2FHhQ-5/

Senza dubbio ieri sera Achille Lauro ci ha offerto un momento di televisione non comune, una performance che ha lasciato senza dubbio perplessi- ma è dalla perplessità che nasce la riflessione. Aspettiamo stasera e i prossimi giorni per capire come Lauro porterà avanti il suo discorso artistico.

Continuate a seguire FRAMED per gli aggiornamenti sull’evento, siamo anche su Twitter!

Roberto Boldini
Sono un ragazzo di campagna con la testa tra le nuvole immerso tra mille progetti, se fossi una canzone sarei Confessioni di un malandrino di Branduardi. Dopo la laurea in Scenografia a Brera ho intrapreso un corso di specializzazione presso i laboratori della Scala. Quello che più mi piace è raccontare punti di vista: lo faccio disegnando, scrivendo, progettando. Più che le storie mi attraggono le persone, la loro psicologia, come vengono resi sullo schermo o su un palco il loro dramma interiore e la loro personalità (fantasticando su come le renderei io).