Scompartimento n.6 è lo spazio, compresso e claustrofobico, di interconnessione tra due mondi: quello di Laura e quello di Ljoha. Due sconosciuti che viaggiano insieme da Mosca a Murmansk, verso il nulla e il bianco assoluto del Circolo Artico e si trascinano a vicenda in un’esperienza di vita indimenticabile. Forse proprio quella che inconsapevolmente ricercavano fin dall’inizio.
Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes 2021, candidato della Finlandia agli Oscar 2022 e con già tre nomination agli European Film Awards (Miglior film, Miglior Attrice e Miglior Attore), il film di Juho Kuosmanen è atteso nelle sale italiane il 2 dicembre già come uno dei migliori della stagione.
Un road movie che vi farà sognare e vi farà innamorare. Vi farà sentire il freddo pungente dell’inverno russo sulla pelle e il calore umano di due solitudini che si attraggono nel tentativo di attraversarlo.
Laura e Ljoha: dal testo allo schermo
Laura e Ljoha non esistono nella storia originale, quella del romanzo omonimo di Rosa Liksom, edito da Iperborea (e adesso ripubblicato in una nuova e splendida edizione). Liksom infatti descrive il viaggio di una ragazza che, narrando in prima persona rimane sempre senza nome, e quello di Vadim, un uomo più maturo che incarna l’identità dell’Unione Sovietica in tracollo. L’ambientazione nel film di Juho Kuosmanen si sposta poco più avanti, dagli anni Ottanta agli anni Novanta e dà materialmente l’impressione del passato attraverso le riprese in pellicola 35 mm. La sensibilità e lo spirito dell’adattamento tuttavia sono senza dubbio moderni e modellati sul presente, scelta che permette di apprezzare ancora di più il rapporto tra i due protagonisti.
Svanisce così ogni traccia del paternalismo di Vadim, della sua misoginia e della sua arroganza. Rimane invece in Ljoha (Yuriy Borisov) il suo sguardo penetrante e il temperamento rude, a tratti volgare, ma mai tanto spaventoso quanto il suo corrispettivo letterario.
A fare paura a Laura, all’inizio, è soprattutto l’idea di Ljoha: un uomo giovane, forte e all’apparenza poco gentile, costretto dalle circostanze del lungo viaggio in treno a un’intimità forzata con lei e a una vicinanza fisica estrema. Tutta la prima parte del film, dunque, gioca proprio sull’istintivo bisogno di fuga di Laura e al tempo stesso sul reciproco interesse che si percepisce dal primo momento.
Laura, d’altra parte, rispetto alle pagine di Liksom, non è più quella donna in lutto che si avventura nella Transiberiana per chiudere un cerchio nella sua vita e dire simbolicamente addio all’uomo con cui avrebbe dovuto compiere quel viaggio, e che vive ormai solo nei suoi ricordi. Qui, nel corpo e nel volto di Seidi Haarla, è una donna innamorata e abbandonata, totalmente persa e senza punti di riferimento. Trascinata per inerzia dal treno, verso una meta per cui non prova interesse. Era Irina, infatti, il grande amore che nel film l’abbandona a se stessa, a insistere perché vedesse i petroglifi a Murmansk. Perché è importante sapere da dove veniamo per capire chi saremo – dice – anche se Laura è finlandese, non russa, e tutto ciò che desiderava era un viaggio con la sua amante, non una spedizione archeologica solitaria.
In questo stravolgimento delle spinte e delle motivazioni psicologiche, Scompartimento n.6 diventa così una storia nuova, più avvincente e più affascinante, perché adesso basata su due personaggi che, scoprendosi per caso, si aggrappano l’un l’altra, attratti da un sentimento che non sanno spiegare ma che non possono lasciar andare.
Innamorarsi in treno: romanticismo del destino in viaggio
In treno lo spazio e il tempo si vivono diversamente. Ci si può sentire in trappola e al tempo stesso più liberi che mai, in movimento continuo. Forse per questo molte grandi storie e ancora di più, molte nostre fantasie, nascono sui binari, perfetto limbo di una vita in potenza.
Perdonate la filosofia spicciola, ma è proprio quello che sembra accadere tra Laura e Ljoha, poiché è chiaro che si innamorano, quasi subito, come è altrettanto chiaro che, una volta terminato il viaggio le loro vite si separeranno. E allora che fanno? Si studiano, si respingono, cercano deviazioni, pause e distrazioni per non pensare al desiderio che nasce in loro e che è destinato a rimanere sospeso. Eppure a volte si arrendono, gettano le armi e si vivono, semplicemente.
Dal punto di vista registico – che è anche il più interessante – questo significa che l’atmosfera del film si evolve in maniera rapida. Innanzitutto la compressione di questa relazione nei pochi giorni di viaggio rende credibile il suo stesso sviluppo repentino. La sensazione di claustrofobia iniziale si attenua, perché man mano lo Scompartimento n. 6 non è più uno spazio da difendere ma da condividere. Svanisce poi totalmente sul finale, quando Laura e Ljoha si incontrano a Murmansk, tra il mare e la neve, in una distesa bianchissima in cui per un attimo il tempo è sospeso ed è possibile ritardare ancora un po’ il temuto addio.
Che tristezza, penserete! Eppure no, è una felicità amara e complessa, conclusione perfetta di un’esperienza che ha toccato e cambiato entrambi i protagonisti. Se non ci credete, fate come loro. Mettetevi in viaggio, anche voi, nello Scompartimento n.6: vi basta entrare in un cinema, dal 2 dicembre.
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