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Presentato al concorso Cinema e Ambiente di Avezzano, nella sezione Mondi Lontani, il documentario del 2022 Polinizadorxs di Lilia G. Torres, descrive, in uno Yucatán incantato, il pericolo di un progetto ferroviario che sembra destinato ad uccidere molte delle bellezze locali.
Al servizio del capitale
Il Tren Maya è il progetto di una ferrovia lunga circa 1600 chilometri che dovrebbe permettere agevolmente a milioni di turisti di visitare la penisola dello Yucatán con le sue meraviglie naturali. Le stesse che ora sono a rischio a causa della costruzione della ferrovia. Nel voler intensificare il turismo in una zona così ricca di specifiche biodiversità, il governo messicano ha considerato troppo poco gli abitanti locali e i tesori naturali e storici.
Inizia così un racconto polifonico di tutto quello che rischia di essere distrutto da un progetto capitalista che non serve i cittadini del Messico ma quelli del ricco Occidente. Il progetto rischia di distruggere città, monumenti, reperti, specie animali con i loro habitat. Le mani dell’uomo diventano mani criminali che strangolano la bellezza del creato in nome del denaro.
La regia mima con numerosi movimenti di carrello in avanti il treno che è entrato in funzione il dicembre scorso e che è stato osteggiato da molte associazioni locali, compreso l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, che si spende da quasi trent’anni per difendere le zone più povere e minacciate del Messico.
Tutto ciò che rischia di sparire
Grotte piene di pipistrelli, fiumi e laghi incontaminati che nel corso dell’industrializzazione selvaggia sono stati brutalizzati, per non parlare delle colture di mais e di coloro che ci lavorano da generazioni. Il futuro della ferrovia, in un’ottica che sinistramente allude ad un leitmotiv noto nel genere Western, è un futuro che rimodella e ridiscute totalmente il paesaggio.
Gli eredi del popolo Maya stanno vedendo la loro terra vandalizzata e portata via ancora una volta, e ancora una volta in nome di ingenti ricchezze. Con la ferrovia il turismo subirà una crescita vertiginosa, procurerà introiti importanti, ma saranno ricavati da migliaia di persone sfrattate dalle proprie abitazioni.
Circa 8000 reperti sono stati rinvenuti durante la lavorazione, e numerose sono state le precauzioni prese, ma non bastano: centinaia di chilometri quadrati di giungla sono stati abbattuti per fare posto al “serpente di ferro”, con il conseguente danno per la fauna locale. Quello che prima era un paradiso di storia e natura, ora è l’ennesimo parco divertimenti comodo e confortevole per l’impero occidentale.
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