Palm Springs - Vivi come se non ci fosse un domani - Max Barbakow, 2020
Andy Samberg and Cristin Milioti appear in Palm Springs by Max Barbakow, an official selection of the U.S. Dramatic Competition at the 2020 Sundance Film Festival. Courtesy of Sundance Institute | photo by Chris Willard. All photos are copyrighted and may be used by press only for the purpose of news or editorial coverage of Sundance Institute programs. Photos must be accompanied by a credit to the photographer and/or 'Courtesy of Sundance Institute.' Unauthorized use, alteration, reproduction or sale of logos and/or photos is strictly prohibited.

Disponibile su Prime Video dal 9 novembre (intelligente mossa della distribuzione, capirete presto), il film di Max Barbakov affronta tematiche ormai trite e ritrite con una freschezza e onestà rimarchevoli, forte di un’alchimia palpabile tra i protagonisti. Questi elementi hanno valso, tra le altre, le nomination come Miglior film commedia o musicale e Migliore attore in un film commedia o musicale (Andy Samberg) ai prossimi Golden Globes.

L’ETERNO RISVEGLIO

Facciamo la brusca conoscenza di Nyles (Andy Samberg), che proprio il 9 novembre, stralunato, si risveglia accanto alla sua fidanzata Misty: quel giorno si terrà il matrimonio della sua amica Tala, nell’assolata e desertica Palm Springs. Svampito, alla mano, un weirdo in piena regola; un uomo con la sagacia necessaria al salvataggio in extremis di un momento potenzialmente imbarazzante, quando Sarah (Cristin Milioti), la sorella della sposa, avrebbe dovuto tenere il suo discorso da damigella d’onore.

Compie però questo atto di altruismo e prontezza di spirito in pantaloncini e camicia hawaiana. Ad un matrimonio. Per non parlare del mood zen con cui scopre il tradimento della propria assurda fidanzata. Tutte queste piccole stranezze, tutti gli elementi dissonanti, l’atteggiamento stesso amabile e rilassato del protagonista, trovano il loro senso per lo spettatore ben presto, a poco più di dieci minuti dall’inizio di questo viaggio, che promette di essere strano quanto il buon Nyles.

Tutto è già accaduto, e Nyles sa a memoria tutti i micro-eventi di quella giornata di festa, che ormai gli è venuta a noia e che decide di (ri)vivere come meglio gli aggrada. Ci troviamo in un loop.

Palm Springs - Max Barbakow (2020) - Amazon Prime Video
Palm Springs – Max Barbakow (2020) – Amazon Prime Video

Il wake up che accompagna ogni nuovo (vecchio) risveglio di Nyles non può non ricondurci a quell’abre los ojos (apri gli occhi) sussurrato che decretava il risveglio del protagonista dell’onirico film omonimo di Alejandro Amenábar (di cui il più noto Vanilla Sky è il remake). Ma laddove trionfavano i toni cupi e una narrazione vagamente lynchiana, qui veniamo accecati dai colori caldi e dagli spazi aperti delle vastità californiane.

L’ormai più classica tematica del loop temporale, nella più vasta ma altrettanto abusata categoria delle narrazioni che giocano con i viaggi e/o i paradossi temporali, viene qui trattata con un preciso intento comunicativo.

TROVARE LA PROPRIA ISOLA

Poco o niente sappiamo su chi sia Nyles, su quale sia il suo passato, su che tipo di persona era prima. Ed è la stessa Sarah a chiederglielo. Il suo accorgersi di non ricordarsi nemmeno che lavoro facesse è espressione sì di una dimenticanza perfino comica nel suo esplicitare l’enormità di tempo trascorso nel loop; ma ad un livello più profondo denota una mancanza di senso e una vacuità dimenticabile, appunto, della vita condotta fino a quel momento.

È per questo che con forza ancora maggiore vediamo il vuoto della sua esistenza colmarsi della presenza di Sarah. E se è assurdo che la propria anima gemella sia per puro caso proprio la persona con cui si è rimasti intrappolati in un anello temporale senza apparente via d’uscita, beh, è la stessa condizione di prigionieri del tempo ad essere assurda. Diventa un paradosso il loro stesso amore: si innamorano perché si trovano soli in un mondo bloccato? O la realtà in cui si vengono a trovare ha semplicemente permesso lo sviluppo di qualcosa che altrimenti non sarebbe mai potuto accadere?

Palm Springs - Max Barbakow (2020) - Amazon Prime Video
Palm Springs – Max Barbakow (2020) – Amazon Prime Video

Basti pensare ai tanti incontri sessuali che Nyles dice di aver avuto con Sarah, quando ancora non era incastrata nel continuo ripetersi del 9 novembre. L’eccitante contingenza di un rapporto occasionale sembra destinata a non tramutarsi in nulla più. È nel ripetere insieme che nasce la possibilità di qualcos’altro. L’offuscarsi della pienezza e autenticità del sentire, cui Nyles sembrava ormai rassegnato, sembra subire una graduale – ma certa – riconfigurazione.

In due è meglio? Sembra proprio questo il messaggio che emerge dalle contrastate vicissitudini dei nostri protagonisti.

La rassegnazione di Nyles (data anche dall’ammontare sconosciuto ma sicuramente cospicuo del tempo passato nel loop) contrasta visibilmente con la ferocia disperata di Sarah nel voler indietro la sua vita. Per lei anche le sofferenze, le delusioni, la fatica del vivere, sono preferibili ad una circolarità rassicurante ma senza scopo. È grazie a questo scontro di prospettive che riusciamo a sbirciare nell’animo di Nyles, a intravedere il suo precedente vagare, automatico e senza stimoli, nel mondo. Poco importa che nell’infinita giornata a Palm Springs nulla sembri avere senso, neppure la morte. Se il senso mancava anche prima, forse la consolante ripetizione di ciò che è sempre uguale a se stesso, con il proprio io come unico elemento di evoluzione, risulta in fin dei conti più conveniente.

Palm Springs - Max Barbakow (2020) - Amazon Prime Video
Palm Springs – Max Barbakow (2020) – Amazon Prime Video

Si può vivere, si può agire, cercando stimoli sempre diversi, ma è la progressione, il cambiamento, a dare senso a quello che facciamo. Nyles e Sarah si trovano in un limbo in cui sviscerare le proprie mancanze. In una dimensione liminare in cui la memoria, la coscienza delle proprie azioni, permane, slegata da qualsiasi possibilità di trasformazione intersoggettiva. In una realtà in cui l’agire e il sentire risultano ineludibilmente ancorati ad un sé che, il film sembra volerci dire, in un’ottusa autoreferenzialità ha ben poche speranze di autentica realizzazione.

E SE CI STANCHIAMO L’UNO DELL’ALTRA?

La filosofia che Nyles sembra adottare nei riguardi del passato personale sembra essere l’ennesima rinuncia all’impegno. È il prossimo morso dello snack ad avere veramente importanza, non ciò che già è nello stomaco in attesa della digestione, dice. Ma senza conoscere tutto il pacchetto si vive nell’illusione dell’intimità, rimanendo in una superficie rassicurante di torpore che, come ti protegge dai bassi veramente bassi, ti impedisce le altezze vertiginose del sentire.

Uscire dal loop diventa simbolo di qualcosa di più grande. Nyles e Sarah vivono in esso tutte le fasi che una normale relazione può sperimentare: la diffidenza iniziale, l’amicizia che diventa qualcosa di più, la passione travolgente, le incomprensioni più sciocche, i litigi più seri, la rottura, il riconciliarsi. Il passo – letteralmente – vitale che è rappresentato dalla decisione di rompere il circolo senza fine del 9 novembre diventa la sconfitta della paura dell’impegnarsi. Ed è per questo che Nyles ne è così spaventato. Ciò che è stato vissuto nel loop può acquisire veramente senso solo nella realtà della vita condivisa. Una realtà fatta di scelte non più revocabili, di rapporti interpersonali e di continuo cambiamento spaventoso ma meraviglioso, non in una tranquillizzante sfera di cristallo assolata. Uscire dal loop diventa un risvegliarsi definitamente dopo una tardiva – e obbligata – presa di coscienza.

©Amazon Prime Video
© Amazon Prime Video

E se ci stanchiamo l’uno dell’altra? dice Sarah. Siamo già stanchi l’uno dell’altra, è questo il bello, risponde Nyles rievocando allo spettatore tutto ciò che già hanno vissuto nell’infinito ripetersi del tempo. Con tutto ciò che già hanno passato, possono fare il loro ingresso nel tempo lineare, essendosi già sperimentati, ma forse, ora, per conoscersi davvero.

Da una visione arricchita anche da un sorprendente stuolo di guest star (fantastico J.K. Simmons nei panni del povero Roy trascinato nel loop da un egoista Nyles), usciamo col sorriso stampato in faccia. Il range di emozioni suscitate riesce ad essere sterminato, ed è anche questa la grandezza di un film apparentemente così piccolo. L’accidentale – e apparente – piattezza di Nyles, dovuta alla scelta di non farci sapere praticamente nulla del suo personaggio, viene salvata e riscattata da una straordinaria e forse inedita capacità attoriale di Andy Samberg. È in grado di far trasparire tutto un mondo dalle crepe dello spirito di Nyles, senza che dialoghi inutili sporchino la sua rappresentazione. Un film consigliato a tutti, per divertirsi, emozionarsi, e pensare.

Continua a seguire FRAMED anche su Instagram per aggiornamenti sui Golden Globes.