L’ennesima commedia romantica o forse no: Odio il Natale 2 ha il pregio di aver individuato bene il suo pubblico e il linguaggio più giusto da usare. Parla ai trentenni di oggi, quelli che hanno deciso di chiamarsi Zillennials, a metà fra millennials e Generazione Z, che appartengono a una e appartengono all’altra, ma sono a cavallo tra due mondi, in mezzo a un mare di incertezze.
Il matrimonio no. E i figli no. E un lavoro forse, ma il contratto a tempo indeterminato è un miraggio: donne e uomini in continua ridefinizione di sé, insieme al contesto che li circonda.
Pilar Fogliati ne è diventata un po’ il simbolo, già dalla prima stagione ma soprattutto dal suo debutto alla regia, Romantiche, perciò resta credibile in ogni momento, in ogni colpo di testa e in ogni deviazione di percorso di questa rom-com Netflix in versione miniserie da sei episodi.
Una formula vincente per Netflix
Il format, come la prima stagione, è un adattamento della serie norvegese Natale con un sconosciuto (che potete sempre guardare su Netflix, soprattutto se amate l’umorismo scandinavo). Gianna (Fogliati) vive a Chioggia dove lavora come infermiera. Sta con Umberto (Glen Blackhall), il medico innamorato di lei nella prima stagione, ma un errore compiuto in un momento di ansia e sconforto l’allontana da lui e le fa capire di non ricambiare il suo sentimento.
Nel percorso di questa nuova stagione Gianna incontra di nuovo Davide (Nicolas Maupas), l’amore passionale, impetuoso ma anche immaturo, ma è soprattutto l’arrivo del dolce e premuroso Filippo (Pierpaolo Spollon) quello decisivo per la serie.
È chiaro come andrà a finire tra i due? Certo, ma è anche rassicurante guardarli mentre si innamorano. Tra una risata, qualche chioccherà e l’assoluta certezza di potersi sentire liberi e vulnerabili in compagnia l’uno dell’altra.
V.V.