Oasis Live 2025. Foto: Simon Emmett
Oasis Live 2025. Foto: Simon Emmett

Ci sono tre date da tenere a mente: 27, 28 e 29 agosto. Non necessariamente in quest’ordine, perché ognuna appartiene a un anno differente.

La prima, è il 29 agosto del 1994, una giornata afosa di fine estate, rinfrescata da una ventata di aria nuova, freschissima, grazie all’uscita di un album intitolato Definitely Maybe, il primo di una band inglese sconosciuta guidata da due fratelli, Liam e Noel Gallagher, che si fa chiamare Oasis.

La seconda data è quella del 27 agosto 2024: compare al termine di un breve video pubblicato la sera prima su X da entrambi i fratelli Gallagher, con l’aggiunta di un orario, le 8 del mattino. Sveglia presto quel martedì mattina, per avere conferma di quell’intuizione che tutti hanno avuto, ma che nessuno ha avuto il coraggio di comunicare.

Forse perché nessuno riesce a cancellare dalla mente la terza data che abbiamo elencato all’inizio, il 28 agosto. Quello del 2009, per la precisione, quando, a Parigi, decine di migliaia di fan in fremente attesa sotto al palco, si vedono apparire, al posto dei fratelli Gallagher e dei loro soci, questa scritta, lapidaria: “A seguito di una lite all’interno della band, il concerto degli Oasis è annullato”.

Il ritorno degli Oasis, salvo altre sorprese

Provate a immaginare l’afa dei giorni precedenti all’uscita di Definitely Maybe e cercate di ricordare quella di una settimana fa: ora, forse, capirete quanto facesse caldo quella sera a Parigi, come se, all’improvviso, proprio mentre tutti erano pronti a gustarsela dopo averla sognata per anni, la ventata di aria nuova creata dagli Oasis venisse bruscamente soffocata.

E, forse, capirete anche perché, di fronte all’intuizione suggerita da quel video su X, nessuno abbia avuto il coraggio di dire nulla. Almeno finché non ha controllato sui social, alle 8 spaccate del 27 agosto 2024, per avere conferma che quel vento nuovo può davvero tornare a soffiare. Salvo altre sorprese.

Paura, eh?

No, non è la cattiva ricostruzione di una puntata di Blu Notte, in cui Carlo Lucarelli vi spaventa con i suoi eventi inquietanti di cronaca nera. E non è nemmeno una delle sue parodie, né quella storica di Fabio De Luigi con Aldo Giovanni e Giacomo, né quella di “Chi l’ha morto?” del nuovo Gialappa Show.

Perché, in fondo, non c’è niente da ridere. Soprattutto se fate parte di quei milioni di fan degli Oasis cresciuti negli anni ‘90. Ancora meno se siete tra quelli che, d’impulso, hanno trovato il coraggio di comprare un biglietto per una delle date della loro reunion. Avete trovato il coraggio economico ed emotivo, rimuovendo dalle ipotesi possibili quella che lo facciano di nuovo, e che, arrivati pieni di aspettative sotto al palco, vi venga annunciato un litigio mortale tra i fratelli e l’annullamento del concerto.
“Paura, eh?”: quella di diventare protagonisti di una puntata di Blu Notte o, peggio ancora, di una sua parodia.

D’altronde, ce lo dicevano già loro, molti anni fa, e forse dovevamo dare più attenzione alle loro parole: “Please, don’t put your life in the hands of a rock and roll band, who’ll throw it all away”. Non mettete in mano niente agli Oasis, soprattutto le vostre speranze. Soprattutto se li amate.

In seguito all’annuncio di Liam e Noel Gallagher, gli Oasis tornano anche al cinema, solo il 16 settembre con Oasis: Supersonic di Mat Whitecross, distribuito da Lucky Red.

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Alessio Tommasoli
Chiamatemi pure trentenne, giovane adulto, o millennial, se preferite. L'importante è che mi consideriate parte di una generazione di irriverenti, che dopo gli Oasis ha scoperto i Radiohead, di pigri, che dopo il Grande Lebowsky ha amato Non è un paese per vecchi. Ritenetemi pure parte di quella generazione che ha toccato per la prima volta la musica con gli 883, ma sappiate che ha anche pianto la morte di Battisti, De André, Gaber, Daniele, Dalla. Una generazione di irresponsabili e disillusi, cui è stato insegnato a sognare e che ha dovuto imparare da sé a sopportare il dolore dei sogni spezzati. Una generazione che, tuttavia, non può arrendersi, perché ancora non ha nulla, se non la forza più grande: saper ridere, di se stessa e del mondo assurdo in cui è gettata. Consideratemi un filosofo - nel senso prosaico del termine, dottore di ricerca e professore – che, immerso in questa generazione, cerca da sempre la via pratica del filosofare per prolungare ostinatamente quella risata, e non ha trovato di meglio che il cinema, la musica, l'arte per farlo. Forse perché, in realtà, non esiste niente, davvero niente  di meglio.