Alla domanda cos’è l’amore? ognuno avrebbe una risposta e una storia diversa da raccontare. Modern Love di John Carney, prova a sintetizzarle tutte in otto episodi. Amori giovanili e tardivi, platonici, stanchi, passionali, incompiuti, irrealizzati, assoluti, vissuti o sognati. Otto relazioni al tempo stesso universali ed estremamente personali, ispirate alla reale e omonima rubrica settimanale del New York Times. E proprio New York è la sua nona protagonista, non solo perché ne è l’ambientazione riconoscibile, ma proprio per lo spirito e il carattere che infonde nei personaggi che la abitano. Una metropoli viva, con una personalità inconfondibile, che ci lascia sbirciare all’interno della sua complessità ricostruendo brevi stralci di vita altrui.
Vicende autoconclusive e non collegate fra loro, che costituiscono appunto la natura antologica della serie, da guardare in qualsiasi ordine. Il motivo per cui Modern Love è diventato un piccolo cult nell’ultimo anno e mezzo, tuttavia, è soprattutto la scelta di interpreti di altissimo livello, vere e proprie star hollywoodiane prestate alla serie per il tempo di un episodio. Caratteristica, questa, che si ripeterà anche nella seconda stagione, dal 13 agosto sempre su Prime Video.
Nell’attesa di scoprirla, abbiamo ripensato ai nostri episodi preferiti finora. Non riuscendo a sceglierne solo uno, abbiamo deciso di scrivere l‘articolo a quattro mani. Gli episodi 1 e 3 sono stati quindi selezionati da Valeria Verbaro, mentre gli episodi 2 e 5 da Alessandra Vignocchi.
Quando il portiere è il tuo migliore amico (1×01)
Maggie (Cristin Milioti) è una giovane critica letteraria che trascorre intere giornate immersa nei libri. Nonostante l’occupazione modesta, ha ereditato dai genitori un appartamento in un palazzo con portiere, uno dei simboli per eccellenza dell’Upper Manhattan. E proprio il portiere Guzmin (Laurentiu Possa) ha un particolare ascendente su di lei. Maggie non è infatti disposta a frequentare nessuno che non superi la prova dello sguardo di Guzmin. E questa evidente ricerca di approvazione altro non è che un segno del profondo legame tra i due.
Un amore fraterno, suggerisce il titolo. Forse quello di un fratello maggiore, protettivo e quasi paterno, che prende pienamente forma quando Maggie rimane incinta durante una relazione occasionale con un ragazzo con cui ha ben poco in comune. L’angoscia e la paura che prova al solo pensiero di crescere una figlia da sola piano piano sono diradate dalla presenza granitica, riservata ma costante di Guzmin. Prova che l’amore, in qualsiasi forma, in fondo significa semplicemente esserci.
Le interazioni tra Maggie e Guzmin, infatti, non vanno quasi mai oltre l’ingresso del palazzo. Sono circoscritte a quel momento di passaggio, di incontro sulla soglia, ma rimangono sempre una certezza. Rappresentano un appiglio e un porto sicuro, nonostante tutto e nonostante il tempo e le distanze che la vita impone. E proprio per questo è impossibile non commuoversi almeno un po’ nel dolcissimo finale dell’episodio.
Quando Cupido è una giornalista indiscreta (1×02)
L’incontro tra una giornalista (Catherine Keener) e il giovane creatore di un’app di dating (Dev Patel) per una semplice intervista si trasforma in un delicato momento di condivisione e confessione, in una talking cure per lui e in un momento liberatorio e parabolico per lei. Quando Julie chiede a Joshua se sia mai stato innamorato, è come se lo prendesse alla sprovvista, mettendolo in crisi, ma dandogli la possibilità di raccontarsi rivivendo i passi di un amore troncato troppo presto.
Joshua fa le veci del regista, è dal suo racconto che nascono le immagini che vediamo, mentre Julie, con le sue reazioni partecipate, siamo noi spettatori. Ma i ruoli presto si invertono, perché là dove finisce la storia di Joshua, Julie suggerisce, con la sua, una possibile continuazione. L’amore giovane, viscerale, senza pianificazione, assoluto, viene esaltato come puro; mai compiuto in passato, si mantiene come un ideale per scoprirsi vivo e integro in età più tarda. Quando diventa monito per compiere nuove scelte nel proprio presente, rivoluzionandolo grazie alla promessa di ciò che non si è vissuto. E rivoluzionando il futuro di altri, più giovani e disillusi amanti.
Prendimi come sono, chiunque io sia (1×03)
Lexi (Anne Hathaway) ha un disturbo bipolare che nei momenti più intensi e difficili la costringe a letto per giorni, chiusa in un guscio impenetrabile. Nessuno infatti conosce il motivo delle sue prolungate assenze, poiché è Lexi stessa a nasconderlo ad amici, colleghi e partner, cercando di mostrare invece solo la parte che reputa “migliore” di sé, che in realtà è la cosiddetta mania, l’eccitamento contrapposto alla depressione. La Gilda della sua Rita Hayworth, come è lei stessa a spiegare.
L’amore di cui si parla in questo episodio, allora, percorre due binari paralleli ma in realtà complementari. Da un lato c’è il racconto di una potente attrazione, che già sembra poter evolvere in qualcosa di più, prima di essere bloccata dal malessere di Lexi. O meglio, dalla sua decisione di non condividere il malessere stesso. Dall’altro c’è il successivo processo di piena accettazione di sé. Una forma di amor proprio che arriva a maturazione nel momento in cui Lexi comprende di poter lasciare agli altri la scelta di starle accanto o meno, senza vergognarsi o temerne il giudizio. Prendimi come sono, chiunque io sia significa proprio questo. Significa prima di tutto arrivare a comprendere, amare, rispettare e perdonare se stessi, per essere pronti/e a ricevere l’amore altrui.
In ospedale, una parentesi di lucidità (1×05)
Il secondo appuntamento di Rob (John Gallagher Jr.) e Yasmine (Sofia Boutella) subisce una svolta imprevista quando, a causa di un incidente domestico, Rob deve recarsi al pronto soccorso. Le circostanze fanno sì che le innumerevoli fasi di una normale conoscenza vengano compresse in una sola notte, quasi fuori dal tempo, passata in ospedale. Anche qui, quasi attraverso una talking cure, i due personaggi si ritrovano a fare i conti con le debolezze dell’altro, ma anche e soprattutto con le proprie, con un graduale abbandono delle maschere da parte di Yasmine, di tutti i costrutti che non sono “lei”, incoraggiato dalla naturale e dolorosa trasparenza di Rob.
È come se avessimo saltato degli anni in fretta, dice Rob. Le persone si preoccupano di dare una buona impressione di loro, ma ora mi hai visto all’apice della mia vulnerabilità: un’intimità precoce ma preziosa che, come dice Yasmine, non è poi così male. Spogliarsi delle proprie difese di fronte a un’altra persona è quanto di più difficile ci possa essere, ma quando lo si fa con quella giusta, dopo anni o in una magica notte di confessioni, si è ripagati con l’inestimabile moneta della connessione più intima.
Questi sono i nostri quattro episodi preferiti della prima stagione! Continuate a seguirci anche su Instagram e Telegram per scoprire quelli della seconda stagione.