Luca Marinelli durante la conferenza stampa per M. Il figlio del Secolo. Foto di Giorgio Zucchiatti
Luca Marinelli durante la conferenza stampa per M. Il figlio del Secolo. Foto di Giorgio Zucchiatti

Tratta dal romanzo M – Il figlio del secolo di Antonio Scurati, la serie in 8 episodi diretta da Joe Wright e presentata all’81esima Mostra del Cinema di Venezia nella sua interezza, è una serie antifascista (e bellissima); ce lo dice Luca Marinelli, protagonista nei panni di Benito Mussolini, in occasione della conferenza stampa del 5 settembre.

Uno sguardo costantemente antifascista

L’attore racconta del suo ruolo consapevole di essersi preso una piccola responsabilità storica scegliendo di entrare nel corpo e nella vita di uno dei personaggi più controversi della nostra storia recente. Il suo Mussolini si muove all’interno di un adattamento scenografico e narrativo intelligente e coraggioso, dove la regia predilige un mash up estetico che passa da Dziga Vertov a Howard Hawks, un collage visivo in cui il dinamismo è al centro di tutto, e scandisce le fasi della rivoluzione, cercando un tono generale che si allontani dal classico period drama.

Instaura un discorso diretto con lo spettatore, che è spiazzante e complice, in cui l’interprete è in grado di restituire un costante doppio pensiero, un tranello in cui cadere, un resoconto senza filtri dell’essere umano dietro alle Camicie Nere, burattinaio al servizio del potere e della violenza.

Il messaggio che avremmo portato è il messaggio di cui avrei voluto far parte.

Luca Marinelli

L’interprete, dichiarandosi fortemente antifascista, spiega il suo lavoro sul personaggio, caratterizzato da una dolorosa sospensione del giudizio per comprenderne al meglio le intenzioni, le decisioni prese, e il suo effetto sulla Storia italiana e internazionale. M – Il figlio del secolo si comunica così in forma apertamente militante, per far conoscere e capire quale seduzione suscitasse il fascismo ai suoi albori, fino a farne provare repulsione.

Con uno sguardo sempre antifascista, come quello dell’autore del libro da cui la serie è tratta, Antonio Scurati, seduto in prima fila durante la conferenza stampa, con poca voglia di apparire ma anche con l’impeto di sottolineare che non tutto ciò che è stato raccontato si limita al passato.

Prodotta da Sky Studios, The Apartment e Pathé, la serie vanta la colonna sonora di Tom Rowlands dei The Chemical Brothers, i costumi di Massimo Cantini Parrini e le scenografie di Mauro Vanzati.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.