Luca Guadagnino alla 60esima Mostra del Nuovo Cinema a Pesaro
Luca Guadagnino alla 60esima Mostra del Nuovo Cinema a Pesaro. Foto di Luigi Angelucci

Luca Guadagnino viene omaggiato alla 60esima edizione della Mostra del Nuovo Cinema con il premio Pesaro Nuovo Cinema 60 e la prima monografia a lui dedicata, Spettri del desiderio. Il cinema e i film di Luca Guadagnino, edita nella collana Nuovocinema di Marsilio, e curata da Simone Emiliani e Cecilia Ermini.

Una cosa importante di un libro così è di poter leggere e scoprire di sé stessi, da questi critici che scrivono in maniera così preziosa del mio lavoro“, sottolinea il regista, approfondendo durante un incontro a lui dedicato, prima della proiezione serale di Challengers, la sua idea di cinema e anticipando tanti nuovi progetti.

La Nouvelle vague e la prospettiva delle immagini

L’ambizione megalomane è quella di fare dei film che possano apparire classici nel tempo, parlare dell’oggi; fare film che parlano del contemporaneo è più una questione sul contenuto

Luca Guadagnino

Un emozionato Pedro Armocida accoglie Luca Guadagnino alla Mostra di Pesaro, un festival che di consueto studia il cinema, nonché gli autori che porta, e che sostiene l’idea di un’indicazione per il futuro, proponendo una dimensione prospettica; quindi non una retrospettiva delle sue opere, ma l’ultimo film, Challengers, come prospettiva sul futuro del cinema del regista.

Definito dal direttore della Mostra l’ultimo critico che è diventato un regista (avendo condiviso con lui il percorso accademico in passato) Guadagnino attraversa la sua filmografia, l’idea di critica cinematografica che non ha mai abbandonato e la ricca lista di progetti futuri. Menziona la Nouvelle vague, un sistema di pensiero che ha rappresentato per lui una salvezza, un sistema di onde che attraversavano il mondo.

Dopo la scoperta della Nouvelle Vague, dei suoi autori, nulla poteva essere come era prima. E devo dire che dal punto di vista della sistematizzazione critica e anche da quello della teoria del cinema mentre si fa il cinema, non riesco ad immaginare nient’altro di simile

Luca Guadagnino

All’interno di uno scandagliamento teorico dell’immagine cinematografica, individua negli insegnamenti della Nouvelle vague la presenza di un’immagine mai scorporata dal pensiero sull’immagine stessa, e una rappresentazione che guarda sempre a una riflessione sulla rappresentazione. E nelle immagini dei film di Guadagnino, centrale è quella del corpo, a partire dalla tensione: “Quando scelgo gli attori, parto sempre dal concetto di tensione; mi interessa non tanto se sono bravi a recitare, quanto se esiste in loro una tridimensionalità che penso possa essere catturata dalla mia macchina da presa, la passione che mi spinge è quella di vedere questi corpi nello spazio. Vedere come si muove un corpo è una cosa sempre affascinante per me, io sono curioso di tutto, e mi interessa pormi in una posizione non comoda quando faccio i miei film.”

Il meccanismo cinematografico

A proposito del rapporto tra naturale e innaturale, Guadagnino ammette di non credere ad una divisione rigida tra documentario o film di finzione, e considera ogni film da lui realizzato parte di una filmografia unica, nonostante sia consapevole delle sistematizzazioni critiche. Valuta ogni lavoro fatto come portatore di un processo creativo messo in atto: sono tutte forme di espressione del lungometraggio, poiché ciò che si racconta non è mai quello e basta, ma si apre ad altro.

La sua riflessione si riflette anche sulla rappresentazione del presente, portando avanti un tipo di cinema in cui si assiste ad uno slittamento continuo; all’interno delle sue storie ci sono costantemente delle deviazioni in cui si inseriscono tante altre storie possibili, e sono quasi sempre annunciate da riferimenti musicali, pittorici, una vera e propria manifestazione del contemporaneo che Guadagnino considera una forma di resistenza, soprattutto all’interno di un sistema hollywoodiano.

A me interessa come si rifrangono le verità e le finzioni in entrambe le categorie filmiche. Il cinema è uno strano meccanismo dove si mette in atto continuamente una faticosissima macchina che deve scomparire, e in questa tensione della scomparsa dell’artificiale è secondo me la capacità del film di deflettersi a fare la differenza

Luca Guadagnino

Da grande cinefilo, prima che regista, Guadagnino definisce doveroso l’omaggio a Franco Maresco di PesaroFF60, “Conobbi Franco che avevo 15 anni, continuava a ripetermi il cinema è morto, per dichiarare morto il cinema forse però bisogna capire cosa significa il cinema e cosa significa ciò che appare ai nostri occhi quando vediamo dei film, per alcune proposte audiovisive che hanno preso il sopravvento tendo a dare ragione a Maresco, però non credo di essere a secco di punti di vista sul cinema che possano mettere in atto una prospettiva in cui le immagini scardinino il pensiero di chi guarda. A me interessa quello, poi non so se riesco nell’impresa, sicuramente come spettatore è quello che cerco.”

I prossimi film

L’incontro è stato un’occasione per parlare anche dei numerosi prossimi progetti, tra cui Queer (adattamento dell’omonimo romanzo di William Burroughs), in fase finale di lavorazione, che il regista definisce come un lavoro che voleva realizzare da tantissimi anni e sicuramente il suo più personale, un omaggio a Powell and Pressburger, con numerose, e abbastanza scandalose, scene di sesso, che a detta di Guadagnino “anche Michael Powell apprezzerebbe.”

C’è poi After the Hunt, le cui riprese sono in partenza il prossimo 8 luglio che Guadagnino definisce un omaggio al cinema bergmaniano di Woody Allen, una mise en abyme alla terza con un cast magnifico che comprende Julia Roberts, Andrew Garfield, Ayo Edebiri, Chloë Sevigny, Michael Stuhlbarg” e Joie de vivre, un documentario su Bernardo Bertolucci ma anche sulla critica, e sul significato di pensiero critico.

La cinefilia è tutto, e la critica purtroppo per quanto torturata ed equivocata in forme che non hanno niente a che vedere con il pensiero critico e con quello che leggiamo adesso, esiste e resiste, e deve resistere

Luca Guadagnino

Si aggiunge anche Intimité, un progetto a cui lavora ormai da cinque anni, dove parte dagli attentati del Bataclan per interrogare grandi pensatori tra cui Alain Badiou, sul concetto di amore e su quello di disconnessione, in questi “giovani ragazzi radicalizzati francesi dentro la Francia.

Spettri del desiderio

Il volume di Marsilio si apre con due conversazioni con Luca Guadagnino, una a cura di Mariuccia Ciotta e Roberto Silvestri e l’altra con Scott Foundas, c’è poi una parte saggistica molto ampia, e le schede critiche per tutti i lungometraggi del regista.

Questo libro è la prima monografia critica su Luca pubblicata in Italia, che va sostanzialmente a coprire una mancanza; come si sa dalle mancanze nascono i desideri, e con Simone (Emiliani) abbiamo subito pensato di dare una serie di prospettive critiche sul suo lavoro, con la missione di fotografare un’istantanea, perché appunto il cinema di Guadagnino è qualcosa che è costantemente rivolto al domani, al futuro, era necessario trovare e permettere che tante voci critiche importanti del panorama italiano parlassero del suo cinema.” Così la curatrice Cecilia Ermini presenta Spettri del desiderio. Il cinema e i film di Luca Guadagnino, che raccoglie, tra gli altri, i saggi critici di Giona A. Nazzaro, Luca Pacilio, Anna Franceschini e Roberto Manassero.

A legare tutti gli interventi è l’idea espressa da Guadagnino di come il cinema dovrebbe essere sempre anche una riflessione sul cinema stesso, quella che ha portato a Pesaro dichiarandosi un curioso, e sicuramente un cinefilo, in costante movimento e al servizio del potere delle immagini.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.