Carnale, appassionato, una love story sotto steroidi: Love Lies Bleeding, secondo lungometraggio diretto da Rose Glass (il primo era l’horror psicologico Saint Maud, 2019) dopo l’anteprima al Sundance Film Festival arriva al cinema. La distribuzione di A24 è praticamente una certezza, e quella scritta neon prima del film ci sta già suggerendo che ciò che staremo per vedere è unico.
Lo stile sproporzionato del desiderio
Esteticamente in fissa con gli eccessi, Love Lies Bleeding è una storia queer con risvolti thriller noir. È ambientato in una cittadina rurale del New Mexico nel 1989, dove due donne si incontrano, si innamorano, uccidono, nascondono cadaveri, si trasformano. Protagoniste fuori controllo per bravura e tridimensionalità sofferta dei loro personaggi sono Kristen Stewart e Katy O’Brian; la prima è Lou, che gestisce la palestra di suo padre e sopravvive ad un passato costellato di tragedie messe a tacere, la seconda è Jackie, una culturista scappata di casa per realizzare il suo sogno e partecipare ad una manifestazione di bodybuilding a Las Vegas.
Quando Jackie, di passaggio in città, inizia ad allenarsi nella palestra gestita da Lou, l’attrazione tra le due diventa irresistibile. Nell’era delle dismisure, delle sproporzioni del fisico come canone di bellezza, Rose Glass si cimenta in un’avventura romantica contrassegnata da sogni infranti e paura di desiderare. In una cornice 80’s che sovrappone l’esigenza di superare i propri limiti alla musica di Clint Mansell (celebre per Requiem for a Dream, The Wrestler e molti altri) e all’esibizione del corpo, il film si focalizza su un’ipnotica intesa tra due attrici eccezionali. Poco importa se a reggere l’impalcatura è un soggetto esile, perché passa sicuramente in secondo piano dietro ad una regia con un ritmo così attraente e serrato da farci dimenticare che ciò che stiamo vedendo è solo finzione (anche nelle sezioni più oniriche e surreali).
A determinare il fascino Love Lies Bleeding è la rappresentazione del contatto tra Lou e Jackie, e del mondo che le circonda. La provincia americana del New Mexico è un’arida terra di nessuno dove il deserto copre qualsiasi crimine e i passatempi preferiti dei suoi abitanti sono allenarsi e sparare. Nel poligono/tavola calda gestito dal padre di Lou, Lou Sr. (un Ed Harris spietato con tanto di chioma lunghissima e passione insana per gli insetti), uomini e donne rientrano nel quadro che per tutto il film ci attrae per il suo fascino grottesco e sbagliato.
Le armi, la violenza, i muscoli, sono ciò che serve per vivere senza problemi in una società maschilista e rude, ciò a cui Lou vuole ribellarsi, a partire dalle azioni del cognato (Dave Franco), che picchia sua sorella lasciandola ricoperta di lividi e vulnerabile. Armi e muscoli sono gli strumenti per sopravvivere alla prevaricazione dell’altro, anche se in fondo, si è solo alla ricerca di qualcuno capace di proteggerci.
Surrealismo e muscoli
Femminile e maschile si contrastano acidamente tra pistole e steroidi nel film di Rose Glass, e non solo rispondendo ad un’esigenza stilistica, bensì illustrando i risultati di dinamiche di potere perpetrate e legittimate da un ambiente tossico.
Lou ha ricordi di quando aiutava suo padre negli affari sporchi e negli omicidi, sua madre è scappata, o forse è morta, mentre la sorella, innamoratissima del marito, si lascia massacrare di botte. La stessa Lou, prigioniera di un incubo di testosterone e dipendenza affettiva, al primo incontro con Jackie, le offre un aiutino per la sua performance fisica: degli steroidi da cui la culturista diventa dipendente. Attratta dalla prestanza fisica della bodybuilder, crede inconsciamente che quella forza possa salvarla dal passato, dalla sua famiglia disfunzionale, dalle pretese di rispettare dei canoni.
Una componente allucinata e surreale si affianca all’esplorazione del corpo femminile, le alterazioni che vanno a modificare la percezione di Jackie la trasformano in una violenta macchina di vendetta. Gli steroidi che inizia ad assumere con più frequenza la rendono incontrollabilmente violenta, riportando a galla le fragilità legate al suo passato da ragazza obesa, derisa e allontanata da tutti.
Il mostro che aspettiamo di vedere viene sostituito però dalla proiezione di un desiderio: quello di difendersi e difendere la donna di cui è innamorata, così – SPOLER – Jackie si trasforma in una donna gigante capace di prendere tra le mani il padre di Lou come una bambola di pezza, salvandola e correndo via con lei verso il futuro.
In breve
Love Lies Bleeding è carico di tutto: forme, corpi, erotismo, violenza. Parla di due donne innamorate nella provincia dura e reazionaria, interpretate due attrici che lasciano il segno. In una società in cui la supremazia maschile è l’unico codice da rispettare, prendersi la libertà di portare allo stremo il proprio corpo è il primo segno di una ribellione al disegno generale. Lo schifo dei padri, della politica, degli ammiccamenti sgradevoli alla vista di una coppia queer, viene spazzato via da un potere riacquisito, conquistato, spropositato.
Poco importa se si regge tutto su una sceneggiatura minimale, la magia sta nella rappresentazione surreale di un ribaltamento della forza, pronto a schiacciare le ingiustizie di genere, e ridefinire la bellezza attraverso bicipiti e quadricipiti palpitanti.