Ci troviamo presso il Palazzo Nazionale della Cultura (NDK), nella città di Sofia dove in questi giorni si sta svolgendo una nuova edizione di Kinomania, festival cinematografico che dal 1987 presenta agli spettatori bulgari le novità più attese del panorama nazionale e internazionale.
Nella giornata di sabato 19 novembre è stato presentato L’Ombra di Caravaggio, film diretto da Michele Placido con protagonisti Riccardo Scamarcio, Louis Garrel e lo stesso Michele Placido. Nel cast anche Isabelle Huppert, Micaela Ramazzotti, Tedua, Vinicio Marchioni e Lolita Chammah.
Michele Placido e il suo rapporto con la Bulgaria
Nel corso di una conferenza, davanti a una sala gremita di spettatori, il regista e attore ha risposto a una serie di domande riguardanti la vita e la carriera.
Si è parlato del suo infinito amore per il teatro, degli esordi sul grande schermo, spinto anche dall’attrice Monica Vitti, nonché del suo legame con la Bulgaria, dove Placido è particolarmente amato per il lavoro fatto con la serie La Piovra, girata parzialmente in questo Paese, e in cui è stato affiancato (nel corso della settima stagione) dall’attore bulgaro Stefan Dainalov. Sarà proprio negli studi di Sofia che, a detta del regista, dirigerà il suo prossimo film.
Placido come Caravaggio
Parlando della sua giovinezza, Placido si è definito come un ribelle. A causa delle sue opinioni contrarie a quelle del sistema in cui era inserito, infatti, il regista fu cacciato sistematicamente sia dal seminario, sia dall’Accademia di Arte Drammatica, sia dal corpo di polizia. Era il 1968 e fu proprio allora che Placido cominciò a covare l’idea di dedicare un’opera al ribelle per eccellenza, uno degli artisti più trasgressivi e controversi della sua epoca che rivoluzionò per sempre il mondo della pittura: Michelangelo Merisi, detto Caravaggio.
Caravaggio e la ricerca del Vero
L’Ombra di Caravaggio ha luogo durante gli ultimi anni della vita del pittore. Caravaggio (Riccardo Scamarcio) si è rifugiato a Napoli dopo essere stato condannato a morte per omicidio. Nel corso del film seguiamo le orme di un personaggio che si fa chiamare L’Ombra (Louis Garrel), incaricato dal Papa di investigare sulla sua vita al fine di valutare se concedergli o meno la grazia. L’Ombra entra in contatto con tutti coloro che hanno conosciuto l’artista, e ciò che ne risulta è un’opera corale in cui la sua figura si delinea poco a poco in tutte le sue mille sfaccettature.
Dal punto di vista della fotografia l’intero film è pervaso di contrasti: luci e ombre che sembrano ricalcare in tutto e per tutto gli studi del pittore e la sua ossessiva ricerca del vero si traduce qui in una rappresentazione brutale e violenta fatta di lacrime, sangue, sesso e linguaggio grezzo.
In uno dei momenti più crudi assistiamo a un incontro tra Caravaggio e Giordano Bruno. Il grande filosofo domenicano appare qui in tutta la sua vulnerabilità umana. Parla con accento napoletano, sua terra natia, porta negli occhi la paura di chi sa che sta per morire e quando il momento di essere condotto al rogo arriva (momento che nella messa in scena ricorda una vera e propria rappresentazione teatrale, con le guardie che scendono da un lato e cominciano a fare da coro anticipando la sorte del frate) viene messo a tacere a forza fino a che i suoi denti non vengono occultati dal sangue.
Il misticismo di Caravaggio
Caravaggio era visto come un blasfemo, eppure aveva con la religione un rapporto ancora più profondo di qualsiasi prete o cardinale. “Caravaggio era un mistico”, afferma Michele Placido nel corso della conferenza, e questo misticismo traspare anche qui, nel film, grazie agli occhi di un uomo che attraverso la sofferenza non solo ha rivoluzionato la concezione di arte e di sacralità, ma è arrivato vicino al comprendere il senso più profondo della vita e della morte.
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