Lola corre, Lucky Red
Lola corre, Lucky Red

La quarta edizione del Festival del Cinema Tedesco di Roma si chiude con un cult degli anni ‘90 del cinema tedesco del post-muro, Lola corre (Lola rennt) del 1998, scritto e diretto da Tom Tikwer.

Esaltante opera realizzata con uno stile postmoderno che fonde abilmente il videogioco con il videoclip, non resta nella memoria collettiva solo come film fortemente sperimentale ma anche come gemma di quella Germania 90s che si ricostituiva civilmente e artisticamente.

Una storia, tre versioni

La struttura narrativa del film appartiene al genere del forking-paths-narrative, come il quasi contemporaneo Sliding Doors (1998). Si tratta di narrazioni che affiancano versioni alternative di una stessa storia, mostrando le differenze fra le traiettorie che derivano da piccoli cambiamenti in un singolo evento o gruppo di eventi

Ilaria De Pascalis, Il cinema europeo contemporaneo

Lola (Franka Potente) riceve una chiamata dal suo fidanzato Manni (Moritz Bleibtreu), che ha perso centomila marchi appartenenti al boss Ronnie (Heino Ferch). Ha bisogno di trovare quei soldi in venti minuti, e può contare solo su di lei, la quale pensa di chiedere la cifra in questione al padre (Herbert Knaup).

Comincia quindi la corsa della ragazza per trovare i soldi, anzi, le corse. Negli ottanta minuti che seguiranno vedremo tre versioni della stessa storia, ognuna con uno svolgimento a sé e un finale diverso; è la logica del videogioco, basata sulle “tre vite” disponibili.

E mi è piaciuta molto l’immagine di una donna che corre con molta passione, e in un certo senso disperata, perché combina gli elementi di base del cinema. Mostra un corpo energico, e mostra il movimento e l’emozione in un’unica immagine. E credo che il cinema, per me, sia questo, sia sempre questo, quando vediamo dinamiche e sentimenti e possiamo seguirli. Poi, poco dopo, c’era il titolo del film che mi è piaciuto subito molto. Così ho scoperto che dovevo solo costruire una storia intorno a questo.                 

Tom Tykwer sull’idea alla base del film

Le mani sull’opera

Le citazioni aprono il film come dei codici di programmazione: la poesia di T. S. Eliot si alterna con la frase motivazionale di Sepp Herberger, allenatore che portò la Germania a vincere i mondiali del 1954, i primi che l’Europa affrontava dopo la seconda guerra mondiale.

Le due anime del film, arte e intrattenimento, si combinano già da queste frasi di apertura. Il minuzioso lavoro di regia, su una sceneggiatura che tratta il tema del destino e delle coincidenze, permette di esplorarne al massimo le sfumature, mescolando adrenalina e narrazione in un tempo ridotto.

Ma è il montaggio ad essere il Deus Ex Machina di un film come Lola corre, permettendo allo spettatore di non annoiarsi durante gli effettivi venti minuti di storia, e lavorando su una perfetta sincronia fra ogni scena al fine di rendere la narrazione fluida e credibile; il film infatti dimostra un’abilità narrativa unica, raccontando effettivamente “solo” venti minuti in un’ora e mezza.

Le brevi sequenze animate sono state create da Gil Alkabetz, animatore israelo-tedesco, e, intervallando le scene dal vivo, conferiscono al film un ritmo frenetico e affascinante.

La bravura degli attori si nota dalla simpatia che riescono a sprigionare in poco tempo. Sono in grado con i loro personaggi di far appassionare il pubblico alle loro vicende, di rendersi simpatici e disperati ai loro occhi, e coinvolgerli così in ogni loro decisione in tutte e tre le versioni della storia.

I volti e la struttura dell’opera

Gli anni novanta sono stati un decennio tecnologico, ma qui ad esplodere è il loro fascino vintage, tra cabine telefoniche, telefoni a cornetta e tv a tubo catodico. Lola corre è quindi un emblema di quel periodo meraviglioso, anche grazie alla colonna sonora techno che accompagna le emozionanti corse.

Ogni livello del film ha poi uno stile diverso, in modo da marcarne la differenza: il flashback è in bianco e nero, le scene con Lola e Manni sono in 35mm, e quelle dove sono assenti sono state girate in video. Questa particolarità contribuisce a rendere il film un gioiello del grande schermo, dove queste differenze risultano marcate e quindi apprezzabili.

È anche fatto di rime interne: le persone a cui pensa Lola per trovare in fretta dei soldi sono tutti membri della troupe, e la signora cieca che dà a Manni (Moritz Bleibtreu) la tessera telefonica è impersonata da Monica Bleibtreu, madre di Moritz. A ciò si aggiunge la dimensione fiabesca, tematizzata dal colore rosso dei capelli di Lola, nome che a sua volta deriva inoltre dal personaggio interpretato da Marlene Dietrich ne L’angelo azzurro di Josen Von Sternberg, 1930.

È grazie a queste minuzie formali se Lola corre non è un film videoludico in senso spregiativo ma in senso sperimentale, peraltro riuscitissimo. In un’epoca in cui la corsa alla modernità tecnologica era rappresentata dalla quantità abominevole di CGI che infestava le scene dei film, Lola corre ha giocato sulla qualità tematica e non sulla quantità tecnica.

I figli delle aquile: il Festival del Cinema Tedesco

Da quattro anni Roma assiste a un curioso fenomeno cinematografico: un festival dedicato al cinema contemporaneo della Germania.

La German Films (70 anni quest’anno), l’ambasciata tedesca e il Goethe Institute nel 2021 hanno lanciato questa felice iniziativa che si è arricchita sempre di più in seguito, con giornate dedicate ad eccellenze del cinema tedesco venute a Roma per presentare le proprie opere.

All’interno del programma NEXT GENERATION SHORT TIGER, sono stati presentati al pubblico romano decine di fantastici corti realizzati dalle più prestigiose scuole di cinema della Germania, da cui sono uscite anche nuove leve registiche che ci hanno deliziato con le loro fantastiche tesi di diploma: dimostrazione di una grandezza nazionale e un rinnovo culturale veramente invidiabili.

Ora che è finita anche questa quarta edizione, i nostri cuori sono protesi al prossimo anno, così come la nostra voce per invitare tutti a restare sintonizzati sull’annuncio ufficiale della prossima edizione e sul fantastico programma che ci aspetterà nel 2025.

Ora dovete correre voi

Lola corre è un pezzo di storia, una film interessantissimo che oggi non dimostra la sua età. Segno della grazia tecnica con cui è stato realizzato e del tema oggi forse più sentito di allora. Da vedere assolutamente.

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Francesco Gianfelici
Classe 1999, e perennemente alla ricerca di storie. Mi muovo dalla musica al cinema, dal fumetto alla pittura, dalla letteratura al teatro. Nessun pregiudizio, nessun genere; le cose o piacciono o non piacciono, ma l’importante è farle. Da che sognavo di fare il regista sono finito invischiato in Lettere Moderne. Appartengo alla stirpe di quelli che scrivono sui taccuini, di quelli che si riempiono di idee in ogni momento e non vedono l’ora di scriverle, di quelli che sono ricettivi ad ogni nome che non conoscono e studiano, cercano, e non smettono di sognare.