Da domani sarà disponibile su Netflix una prima stagione di Fate – The Winx Saga, vi ricorda qualcosa? Francesco Artibani, tra gli autori del soggetto e della sceneggiatura originali ci racconta come il Winx Club, una serie TV animata creata da Iginio Straffi, possa trasformarsi, cambiare linguaggio, e diventare una serie live action sia per i fan che per quel pubblico che non sa chi siano le aspiranti fate di Alfea.
Chi è Francesco Artibani
Francesco Artibani nasce a Roma nel 1968. Frequenta l’Istituto di Stato per la Cinematografia e Televisione, diplomandosi come tecnico del cinema d’animazione. Inizia a collaborare con la Disney nel 1991, sceneggiando numerose storie per Topolino, PKNA, PK2, MM, X-Mickey, la serie di fantascienza Kylion, Monster Allergy e W.I.T.C.H., di cui è sceneggiatore e story-editor per tre anni. Per MCK scrive le avventure di Lupo Alberto e disegna le strisce de L’Omino Bufo. Si occupa inoltre di due miniserie per la Marvel (X-Campus e Young Doctor Strange) e realizza delle serie di avventura e per bambini per il mercato francese. Ha inoltre collaborato in qualità di sceneggiatore, supervisore e story editor con alcuni cartoni animati italiani quali Lupo Alberto, Sopra i tetti di Venezia, Tommy & Oscar, Le straordinarie avventure di Jules Verne, Egyxos e tutte le stagioni di Winx Club. Recentemente ha fatto parte del progetto che festeggia l’anniversario di Pinocchio di Winshluss scrivendo un’introduzione per la nuova edizione.
Le Winx diventano una serie Netflix – L’intervista
La prima cosa cosa che ci siamo chieste alla notizia della serie è: che ruolo hai avuto nel progetto Netflix?
Il mio ruolo è stato abbastanza semplice. Sono stato chiamato – e me lo ricordo perché era il mio compleanno – il 27 ottobre dell’anno scorso, per una riunione nella sede di Rainbow a Loreto con tutto il gruppone americano che era arrivato da Roma. Prima non avevo letto nulla, eravamo ancora in una fase preliminare. C’è stata una prima fase di ascolto in cui ho fatto da spettatore, poi una sorta di consulenza, ho letto la sceneggiatura del primo episodio e lo storyline della prima stagione
Di fatto ho incontrato Brian Young, il capo scrittura della produzione, che è lo stesso autore di The Vampire Diaries. Oltre a lui c’erano vari assistenti e una produttrice di Netflix. Hanno raccontato il progetto ma più che altro hanno fatto domande perché volevano capire alcuni aspetti dei personaggi e delle storie. In realtà avevano già le idee molto chiare su ciò che volevano fare, quindi era più un incontro diplomatico. Hanno raccolto una serie di osservazioni, suggerimenti e di obiezioni per una consulenza concentrata sulla sceneggiatura, sottolineando tutte quelle cose che non andavano dal punto di vista del cartone animato, capendo quanto la serie si fosse discostata.
Quanto si differenzia quindi la serie live action dal cartone?
Lo scostamento era notevole: è una serie per Netflix che si rivolge sì al pubblico affezionato delle Winx, però puntando ad un pubblico più grande che è quello che le Winx neanche sa chi siano. È qualcosa che assomiglia tantissimo come atmosfere a Chilling Adventures of Sabrina. L’allontanamento è lo stesso: se avete presente la serie a fumetti di Sabrina arrivata fino agli anni ’70, la primissima disegnata ancora con lo stile Archie. Avviene lo stesso scarto, dalla collana a fumetti con quello spirito alla serie tv che vediamo oggi. L’impatto che ha è identico. Tornando alle Winx, l’effetto iniziale è strano, specialmente per gli affezionati, ma per la serie TV è chiaro che ci siano altre esigenze. Sono due cose non uguali ma parallele. Esattamente come le avventure di Sabrina, il lavoro che è stato fatto con quei fumetti è quello che avviene per i fumetti Disney: cambiano le epoche, cambia il pubblico, i personaggi restano essenzialmente gli stessi come spirito, come carattere, però si adattano. Può essere un cambiamento estetico come un’acconciatura, ma anche più profondo.
Nel caso delle Winx, essendo più recenti, non c’è stato il passaggio generazionale. C’è una sola generazione più o meno coinvolta, e Straffi ne è consapevole.
A questo proposito, come sono cambiati i personaggi rispetto ai fumetti e al cartone animato?
Il nucleo di ogni personaggio è rimasto invariato, non vedrete di certo una Bloom malvagia, però cambiano in relazione alla serie. Ci sono stati personaggi vecchi che hanno cambiato nome e personaggi nuovi che non esistevano. Non ci sono stati stravolgimenti come si legge in giro, ovviamente hanno creato una sorta di background che giustificasse alcune dinamiche, come il fatto che il personaggio di Stella sia ripetente e abbia un anno in più rispetto alle altre. Sono molto curioso anche io di vedere com’è stata adattata la sceneggiatura. L’errore più grave è che questo possa essere un adattamento pedissequo delle Winx originali. Non è mai così che funziona, anche nei film della Marvel, la rielaborazione è necessaria. Avere una linea più realistica mi sembra interessante e loro hanno mantenuto un equilibrio.
Il linguaggio risulterà ovviamente differente, come anche gli argomenti affrontati che sono legati al sesso, alla violenza. Nell’ottica generale del progetto ha senso, anche se sarà difficile farlo capire a tutti. Oltre a Sabrina si accosta molto per esempio a una serie come Buffy.
E infatti ultimamente c’è un grande ritorno agli effetti in stile anni ’90/primi 2000, tu che ne pensi?
Spesso dipende anche da budget molto contenuti, ma in questo caso avrà delle affinità con quel genere e quel gusto artigianale dove il poco che si ha viene sfruttato al meglio.
Invece riguardo il cast, come ti sembrano queste Fate?
Alcune attrici sono molto azzeccate, come volto e attitudine. Dal punto di vista del casting hanno fatto un bel lavoro, togliendo il coniglio e l’orco [ride, ndr] ma inserendo elementi “orrendi e sanguinolenti”. Sicuramente non è un prodotto per bambini ma per un pubblico di adolescenti e oltre. Basti pensare che l’ultima serie delle Winx che abbiamo fatto è per spettatori molto più piccoli delle vecchie serie, anche come grafica e contenuti. Speriamo che nessun genitore piazzi i bambini di fronte alle nuove Winx, anche se probabilmente succederà.
Che tipo di femminilità viene veicolata dalle Winx della serie TV?
Io non ero d’accordo con le critiche ai tempi dei cartoni animati che vedevano nelle Winx dei modelli che traviavano le bambine, non credo che sia successo questo. Il pubblico è molto più intelligente di così. Su questa serie hanno fatto scelte giuste ed intelligenti, l’errore sarebbe stato riproporre quei modelli che non sarebbero stati credibili in un contesto di avventura. Nei cartoni le fate possono portare tacchi assurdi ma è perché riescono a volare! La scelta è stata pensata anche in relazione a una rappresentazione inclusiva: scegliere, nonostante il contesto magico, la normalità nella descrizione di personaggi femminili, che sono fondamentalmente protagonisti della storia.
Sempre rimanendo nel mondo della femminilità magica, hai fatto parte anche del progetto Disney delle W.I.T.C.H.
La cosa interessante è che inizialmente la Disney non voleva fare le W.I.T.C.H., era un progetto un po’ clandestino, nato internamente, perché era una cosa diversa. Ovvero una produzione Disney senza i personaggi Disney, ma addirittura con personaggi umani. Erano gli inizi degli anni 2000 e l’idea comune era che le ragazze non leggessero fumetti, quando in realtà nello stesso periodo erano molto diffusi i manga e tantissime ragazze li leggevano, come leggevano anche Dylan Dog. Le ragazze leggono tutto, non sono creature misteriose a cui questo mondo è sconosciuto, è da ignoranti supporlo. E infatti le W.I.T.C.H. ebbero successo (e non per un pubblico prettamente femminile). Avevano poi uno stile grafico che andava oltre il semplice segno europeo o lo stile manga.
E le Winx nascono proprio sotto la richiesta della Rainbow di produrre una serie che raccontasse sempre la magia senza emulare le W.I.T.C.H. ma differenziandosi anche dal mondo di Harry Potter – contemporaneo e sempre in una scuola – o dalle guerriere Sailor. Per molti anni scrivevo parallelamente per entrambe.
Però queste due serie hanno dimostrato che si potevano raccontare storie con protagoniste femminili che raccontassero aspetti della vita scolastica e personale, dando spazio ad un pubblico attento in grado di superare la penosa suddivisione tra roba da maschi e roba da femmine.
Terminata questa nuova esperienza con le Winx televisive, che progetti hai per il futuro? Ancora Netflix?
Al momento lavoro per Rainbow come story editor delle serie televisive a cartoni animati che producono, c’è una nuova serie legata al mondo di Pinocchio che hanno presentato qualche settimana fa al Giffoni – anche se a distanza – e che uscirà a fine anno. Dopo forse ci dovrebbe essere una nona serie delle Winx allacciata all’ultima, con il disegno rivisto in una chiave più infantile.
Non resta che iniziare la serie! Continuate a seguirci per aggiornamenti e opinioni sul progetto.
L’intervista è a cura di Silvia Pezzopane e Valeria Verbaro.
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