La Gita Scolastica, Trent Film
La Gita Scolastica, Trent Film

Lungometraggio d’esordio della regista di Sarajevo Una Gunjak, La gita scolastica (Ekskurzija) è un’opera che si sofferma a raccontare uno dei periodi più complicati che una giovane donna possa vivere: nel passaggio tra infanzia e adolescenza, Iman (Asja Zara Lagumdžija) racconta una bugia quasi per gioco, in parte per sentirsi accettata e non più strana e diversa, in parte perché tale bugia alimenta il suo sogno di innamorarsi e di vivere una relazione. Quella bugia si trasformerà in una voragine di solitudine e incomprensione, che la allontanerà ancora di più dai suoi compagni di scuola e dalla proiezione che si era fatta di sé.

Menzione speciale al 76° Festival di Locarno, il film è stato designato dalla Bosnia – Erzegovina per la corsa al Premio Oscar 2024 come Miglior Film Internazionale. Il 6 novembre ha inaugurato l’Euro Balkan Film Festival di Roma alla presenza dell’autrice, e il 21 novembre prossimo sarà in concorso al Festival Cinema e Donne di Firenze. 

Sotto attacco

La gita scolastica è un pretesto, per sentirsi liberi, per uscire dalla opprimente consuetudine delle stesse cose. Coinvolge però gli studenti, i genitori e i professori, sempre più preoccupati per la sicurezza dei ragazzi, specialmente dopo una (vera) notizia di cronaca legata un gruppo di sette tredicenni della stessa classe rimaste incinte durante una gita scolastica.

La piccola bugia di Iman allo stesso modo finisce per coinvolgere l’intera sfera scolastica, compresi gli insegnanti e i genitori dei suoi compagni di classe. Si ingigantisce, mettendo in discussione i suoi veri sentimenti, e la problematicità di un’educazione sessuale carente che rischia di segnare per sempre la vita di ragazzi allo sbando nell’ambito delle relazioni affettive. Confermando le voci circa un suo coinvolgimento sessuale con quello che è il ragazzo dei suoi sogni, Iman non nega nulla, anzi, alimenta le storie che la vedono coinvolta in una relazione complicata ma bellissima. Il suo desiderio di amare (ed essere amata) si scontra con una società impaurita e senza strumenti, con dei coetanei rabbiosi e (spesso) privi di veri sentimenti, è un sogno ad occhi aperti che le costa anche quel minimo di interazione con gli altri che aveva conquistato.

La generazione che viene raccontata nel film è costantemente sotto attacco, sotto pressione, deve per forza dimostrare qualcosa, lo deve fare nel modo giusto, deve guadagnarsi visibilità senza mettersi contro nessuno, deve aspirare alla libertà pur vivendo in gabbie invisibili fatte di social, interazioni sbagliate e linguaggi inadatti.

Il peso di dinamiche sociali stravolte da apparenza e aggressività grava su Iman, ma anche sulle sue compagne di classe, sulla sua migliore amica che non è libera neanche di farsi una manicure; è un peso che grava sulla sopravvivenza di una generazione senza voce in capitolo, e quindi soffocata, inerme.

La visione di Una Gunjak

La storia personale di Iman è un veicolo per riflettere su un ambito collettivo: la società in cui vive. Ho sentito su di me l’urgenza e l’impegno di girare questo film come donna ormai ultratrentenne che sta districando i nodi della propria maturità sessuale, come bosniaca che osserva la propria società e in particolare la gioventù, e infine semplicemente come femminista

Una Gunjak

Lo sguardo della regista è attento ai momenti più intimi e silenziosi della vita di Iman, che durante un complesso momento di passaggio in cui non sa ancora chi vuole essere, come comportarsi, cosa dire o cosa fare per sentirsi parte di qualcosa, si trova persa. La rappresentazione di questa gioventù restituisce allo spettatore una pericolosa fragilità, capace di minare la formazione di una personalità, come l’integrità del proprio essere.

La gita scolastica è un film che indaga con grande tatto le difficoltà di una protagonista mai ascoltata, poco capita, che, come dice suo fratello, passa da un estremo all’altro, senza alcun equilibrio, e che ha paura di mostrarsi per quella che è. Ogni inquadratura cerca di avvicinarsi di più ai lati nascosti della ragazza, alla sua sfera emotiva, evidenziandone i silenzi, la solitudine.

Non è solo un coming of age ma si configura come una drammatica istantanea del mondo in cui viviamo, e in cui vivranno tutti coloro che vengono raccontati in questo film.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.