Giulia Pratelli album
Giulia Pratelli, Foto di Claudia Cataldi | The Factory PRD. Grafica di copertina: La Tram. RED&BLUE MUSIC RELATIONS

Per la nostra rubrica dedicata agli incontri con artisti emergenti del panorama musicale italiano, parliamo oggi con Giulia Pratelli, di cui è uscito su tutte le piattaforme streaming il nuovo album, Nel mio stomaco: alcune essenziali domande per iniziare ad entrare nel suo mondo.

Chi è Giulia Pratelli?

Una cantautrice, toscana. Mi piace definirmi così perché cantare e scrivere sono le due cose di cui non riesco a fare a meno e ho un legame molto forte con la mia terra.

In che contesto sociale e culturale nasci e cresci?

Vengo da un piccolo paese della provincia di Pisa, una realtà tranquilla in cui si riesce ancora (almeno in parte) a seguire l’andamento naturale delle cose. 

Cosa immagini saresti stata se non fossi diventata una musicista?

Si può essere tante cose contemporaneamente, io sono anche un’insegnante… quando ero più piccola ti avrei risposto che mi sarebbe piaciuto fare la PM.

Perché fai quello che fai? Da quale bisogno imprescindibile nasce la tua musica?

Non è facile definirlo, la musica è il bisogno stesso probabilmente. È un linguaggio, una chiave comunicativa, un mezzo espressivo che non ha eguali e che permette di raccontarsi e dare voce anche a ciò che non abbiamo ancora compreso del tutto.

Quanto e in che modo il tuo stile musicale è legato a questo bisogno?

In questo momento lo è tantissimo: per lavorare a questo album, insieme a Zibba, abbiamo scelto di seguire la natura e la verità delle canzoni, senza pensare alle “regole” radiofoniche o cose simili. Nel disco ci sono brani senza ritmica, molte cose sono registrate in presa diretta… volevo che le canzoni respirassero, fossero sempre in movimento, come in un live, con le imprecisioni e le emozioni che solo l’attimo dell’esecuzione dal vivo può regalare.

C’è qualche grande artista al/alla quale ti ispiri?

Ce ne sono tantissimi, soprattutto cantautrici e cantautori che sanno sposare parole e musica in modo meraviglioso. Dovendo fare qualche esempio direi Carmen Consoli, Ivano Fossati, ma anche Joni Mitchell, Carole King…

Qual è il brano nella Storia della musica che avresti voluto scrivere tu?

Ce ne sono tantissimi, il primo che mi viene in mente: C’è tempo, di Ivano Fossati.

Quale quello che ti vergogneresti di aver scritto?

Non saprei ma anche se fosse… credo non ve lo direi! 

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Giulia Pratelli è su Instagram e su Facebook

Le domande sono a cura di Alessio Tommasoli. Qui la rubrica dedicata ai nuovi talenti del panorama musicale italiano.

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Alessio Tommasoli
Chiamatemi pure trentenne, giovane adulto, o millennial, se preferite. L'importante è che mi consideriate parte di una generazione di irriverenti, che dopo gli Oasis ha scoperto i Radiohead, di pigri, che dopo il Grande Lebowsky ha amato Non è un paese per vecchi. Ritenetemi pure parte di quella generazione che ha toccato per la prima volta la musica con gli 883, ma sappiate che ha anche pianto la morte di Battisti, De André, Gaber, Daniele, Dalla. Una generazione di irresponsabili e disillusi, cui è stato insegnato a sognare e che ha dovuto imparare da sé a sopportare il dolore dei sogni spezzati. Una generazione che, tuttavia, non può arrendersi, perché ancora non ha nulla, se non la forza più grande: saper ridere, di se stessa e del mondo assurdo in cui è gettata. Consideratemi un filosofo - nel senso prosaico del termine, dottore di ricerca e professore – che, immerso in questa generazione, cerca da sempre la via pratica del filosofare per prolungare ostinatamente quella risata, e non ha trovato di meglio che il cinema, la musica, l'arte per farlo. Forse perché, in realtà, non esiste niente, davvero niente  di meglio.