Il segreto di Liberato è un film diretto da Francesco Lettieri e Giorgio Testi: un mix tra cinema di animazione (con un team di illustratori supervisionati da LRNZ) e live action focalizzato sull’artista, la sua musica e la carriera iniziata nel 2017. Arriva in sala il 9 maggio con distribuito da Be Water.
Trama
Il segreto di Liberato è un documentario che racconta di Liberato e della sua musica che fonde tradizione neo-melodica napoletana con l’R&B, influenze hip-pop ed elettronica.
Nulla si conosce di lui se non il suo simbolo: una rosa. Le esibizioni del musicista restano memorabili nella storia, si ricorda Rotonda Diaz a Napoli, il C2C di Torino, Milano Rocks all’Ippodromo di San Siro e il Rock in Roma dove si sono riunite ben 25mila persone. Non solo in Italia, il suo nome si è diffuso anche a Barcellona, Berlino, Parigi e Londra. Liberato, l’entità senza volto, che rappresenta uno dei segreti impenetrabili di Napoli, insieme a o’sang e San Gennaro, ‘a bella ‘mbriana e molti altri.
Liberato è uno dei segreti di Napoli
Il documentario si presenta come una parabola, un inno all’autenticità della sostanza e del talento, che marciano spediti al di fuori dello stereotipo. Liberato non ha necessità di palesarsi attraverso un volto, perché alla leggenda e all’epopea ci si crede per devozione, per amore, a prescindere dalla forma.
Nel documentario c’è una potente parte animata, curata da Lorenzo Ceccotti (LRNZ), che con le sue matite i suoi colori ha dato forma ai personaggi e ai fondali delle animazioni del film, supervisionando sotto il profilo artistico il team di illustratori, designer e animatori e nel ruolo di co-regista, e Giuseppe Squillaci, regista, produttore e supervisore agli effetti visivi con una profonda passione per i fumetti e le arti visive. Le sequenze animate si alternano a quelle provenienti dalla vita reale. Dal 2017 ad oggi, viene ripercorsa la carriera del musicista napoletano.
Liberato è una figura, una data, un cantante, una leggenda, è trasfigurazione barocca, è ignoto che non si vede, ma esiste attraverso la proiezione e la voce della gente; è esattamente lo specchio di una realtà, quella partenopea, che si intaglia nel mistero, nel basolato vesuviano dei vicoli, nel monaciello, in Dea Partenope, tutte ombre che si celano nell’antro più atavico e ancestrale di questa città, capace di farsi bacino materno, trattenendo, svezzando e crescendo segreti, sacralità e misticismo.
La regia avvincente di Francesco Lettieri
Un documentario avvincente, stimolante, dove coesistono smania e desiderio, rigogliosità e arcaismo malinconico, il tutto sorretto da un ottimo ritmo narrativo, che incuriosisce, ammalia, esattamente come il canto delle sirene mitologiche del golfo. Il regista, accompagnato dalla voce narrante dello stesso Liberato, fa rivivere le tappe artistiche, e non solo, di un ragazzo che respira e lascia respirare la canzone napoletana completamente riadattata al genere di musica elettronica esportandola in Europa.
Il montaggio convince grazie alla leggerezza e ai colori accesi dell’animazione, in piena contrapposizione con i toni bluastri delle scene di vita vera, tipici dell’oscurità, del nascosto, e della notte. La regia coinvolge massimamente muovendosi attorno all’aura di mistero che avvolge la figura di Liberato, scegliendo di non voler fare un’apologia del “fenomeno”, ma invece di incentrare la narrazione sull’elemento di condivisione, che il cantante stesso è riuscito a guidare aldilà del confine italiano.
La forza di Liberato non sta nel suo segreto, ma nel potere empatico dell’immedesimazione di chi lo venera. Basta semplicemente una data per rievocare il suo nome; le persone che lo seguono, sanno che il 9 maggio di ogni anno, qualcosa pur sempre accadrà. Ma chi è effettivamente questo musicista? È davvero così importante saperlo? Può essere nessuno, e può essere tutti al contempo; ciò che conta è che continui a fare la sua musica.
Ma, quindi, qual è il suo segreto? Se volete saperlo andate al cinema.
Il segreto di Liberato di Francesco Lettieri, in sala dal 9 maggio.
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