Hideo Kojima – Il gene del talento, Edito da 451, è un libro che raccoglie gli scritti del celebre game designer Hideo Kojima, dove tra cinema, letteratura, musica e manga, parla della sua vita.
Non posso nascondere la profonda ammirazione che nutro nei confronti di Hideo Kojima. Creatore di videogiochi innovativi e sempre un passo avanti con i tempi, capaci di creare atmosfere e catturare il giocatore come ce ne sono pochi (Metal Gear ovviamente, ma come non pensare anche allo splendido Death Stranding). Autore in un mondo, quello videoludico, dove l’entertainment la fa quasi sempre da padrona, Kojima ha travalicato lo stesso medium che gli ha dato successo, ottenendo riconoscimenti anche nel mondo cinematografico (arrivando ad essere giurato al Festival di Venezia).
E non posso nemmeno nascondere che uno dei miei piaceri quotidiani è quello di farmi un giro sui suoi social, dove ogni giorno consiglia un libro, un film o un album che lo ha colpito.
Hideo Kojima – Il gene del talento (con un sottotitolo, e i miei adorabili meme, che approfondiremo tra poco) raccoglie infatti proprio i suoi scritti, una parte pubblicati sulla rivista giapponese Da Vinci (focalizzata sui libri) ed una sulla rivista Papyrus (incentrata anche su film e musica). A questi, si accompagnano una prefazione ed una postfazione (più un dialogo) che fanno da guida teorica alla lettura nell’esplorazione culturale dell’autore giapponese.
Una serie di brevi recensioni, approfondimenti o semplici impressioni su libri, cinema, musica ma anche manga. Collegamenti tra Kojima e le opere, o meglio, tra Kojima e gli stessi autori, che però non si riduce ad una mera lista di consigli. Questa raccolta si rivela un’occasione di esplorazione personale per l’autore giapponese, per ripercorrere la sua infanzia, il suo essere genitore o il suo lavoro.
Perché i prodotti culturali, di qualsiasi tipo sono sempre dei “collegamenti”.
I meme culturali, collegamenti tra le persone
I collegamenti tra le persone sono l’elemento centrale che percorre tutti gli scritti. E i prodotti culturali più svariati (ma principalmente la letteratura, in questo caso) sono proprio in grado di realizzare questa connessione. Kojima infatti parte dai meme, concetto ideato dall’etologo e biologo Richard Dawkins nel 1976, i quali, esattamente come i geni, vengono trasmessi alla generazione successiva, solo che a livello culturale. Ed esattamente come le informazioni biologiche che vengono trasmesse tramite il collegamento tra due persone, i meme possono creare un collegamento e influenzare le stesse persone.
Kojima quindi, nei suoi saggi, rende palese questo meccanismo: parlare di un film diventa l’occasione per analizzare la propria vita ma anche per capire come l’abbia inevitabilmente influenzata. Senza la sua smodata passione fin da bambino per la letteratura sci-fi e hardboiled, senza aver letto ad esempio Lo scheletro Impossibile di James P. Hogan o Satori di Don Winslow, Metal Gear non sarebbe nato. O forse sarebbe stato diverso.
Da Ágota Kristóf a Ian Curtis
E così il rapporto genitoriale nel romanzo giallo Primi giorni d’autunno di Robert P. Parker, offre l’opportunità a Kojima di ricordare una partita di baseball vista insieme al figlio ormai cresciuto. E Taxi Driver di Martin Scorsese e Ian Curtis e i Joy Division di ripercorrere i suoi solitari giorni da universitario e di come lo abbiano aiutato a superare quei momenti.
L’autore affronta anche l’elaborazione del lutto, quando parla della trasposizione narrativa di Metal Gear Solid – Guns of the patriots di Project Ito, autore morto prematuramente qualche mese dopo la pubblicazione del libro e che aveva instaurato un rapporto speciale con Kojima. Oppure la morte del padre quando ancora era un bambino, parlando del rapporto familiare nella serialità televisiva in Vita da Strega e La casa nella prateria.
Alcuni prodotti culturali sono anche un’occasione per andare oltre la sfera personale: La trilogia della città di K. di Ágota Kristóf offre spunto di riflessione sul popolo giapponese dopo la tragedia dello tsunami e della conseguente tragedia nucleare di Fukushima dell’11 marzo 2011. Mentre il saggio sul passaggio dai walkman ai lettori multimediali un’analisi sull’inevitabile passaggio dall’analogico al digitale. O la visione della nuova versione rimasterizzata di Blade Runner di Ridley Scott un salto nel mondo del fandom giapponese.
Ed infine l’autore racconta di come un evento del tutto casuale possa influenzare il rapporto che abbiamo con alcuni prodotti culturali. È il caso del film Ascensore per il patibolo di Louis Malle, interpretato con un’altra chiave dopo che Kojima è rimasto bloccato in un ascensore a New York, o del felice incontro con la musica dei Low Roar, avvenuto per caso in una libreria in Islanda e che lo ha portato, qualche anno dopo, ad includerli come colonna sonora del videogioco Death Stranding.
E il meme di “Hideo Kojima – Il gene del talento”?
Non tutte le produzioni culturali umane riescono a trasformarsi efficacemente in meme. Solo alcune fortunate opere riescono a collegarsi con qualcuno al di fuori di esse riuscendo a creare un legame.
Questa raccolta di scritti riesce sorprendentemente in questo compito. Entrare nella mente di Hideo Kojima, ripercorrere la sua vita, le sue esperienze personali e culturali cattura inevitabilmente il lettore. Ed instaura un legame.
Leggere le sue parole su 2001 Odissea nello spazio, su un libro sci-fi di China Miéville o sulla storica serie-tv giapponese Kamen Rider è ogni volta emozionante. Kojima, come racconta in una parte del suo libro, anche dopo aver fondato un proprio studio di produzione si è sempre definito un game designer. Ecco, questo libro, scomposto, strabordante di informazioni ma allo stesso tempo ordinato, accompagna il lettore esattamente come un gioco, incastrandolo nel suo labirinto fatto di rimandi, storie e curiosità.
Un ringraziamento a 451, potete trovare il libro a questo link.