Il nuovo millennio ha visto due diversissimi revival dell’iper-sfruttato franchise di Halloween. Nel 2007 e nel 2009 uscirono i due film di Rob Zombie, Halloween – The Beginning e Halloween II: l’estetica sporca, marcia e brutale del regista si ritrova nel peculiare pastiche (remake? reboot? prequel?) che è il primo film e nel suo sequel.
Nel 2018 un’enorme retcon viene attuata dal primo capitolo di una nuova trilogia, con al comando creativo David Gordon Green. Riagganciandosi direttamente a quell’ Halloween – La notte delle streghe che nel 1978 ci aveva fatto conoscere Michael Myers e Laurie Strode, Halloween (2018) riprende le fila della narrazione cancellando virtualmente tutti i seguiti che la storia aveva avuto nel corso degli anni.
Capitolo finale
Dopo Halloween Kills, Halloween Ends si presenta fin dal titolo come saluto finale (almeno per questo revival della saga) al serial killer mascherato e alla Final Girl che è la sua nemesi.
E si continua infatti su questa linea tracciata dai film precedenti: l’interdipendenza che sembra esistere tra Michael e Laurie si traduce nell’apparente immortalità di entrambi, l’uno complementare all’altra, legati in un gioco infinito di caccia in cui quelli di preda e carnefice non sono ruoli fissi ma continuamente cangianti.
Le conseguenze di un tragico e sfortunato evento della notte di Halloween del 2019 diventano catalizzatore del male che, ancora un volta, riemerge a Haddonfield. Le vite di Laurie e Allyson, che cercano di barcamenarsi come meglio possono a seguito del trauma, si incrociano con quella di Corey Cunningham, un ragazzo dal passato problematico che sembra trovare in Allyson la stessa oscurità che alberga in lui. Ma questa oscurità è presente anche in qualcun altro, che continua a muoversi nelle viscere della cittadina.
Un’inaspettata conclusione sui generis
Per la sua atipicità come terzo (e finale) capitolo di una saga, quanto meno si sa, approcciando la visione di Halloween Ends, più se ne potranno godere gli inaspettati sviluppi narrativi a mente più sgombra e ben disposta. Con il rischio non trascurabile che uno spettatore possa chiedersi, a un certo punto: “ma io non ero venuto a vedere un film della saga di Halloween?”.
Per buona parte del film sembra di essere davanti a uno slice of life di personaggi che si ritrovano a gestire le conseguenze di eventi tragici. Accidentalmente, questi personaggi li conosciamo, perché si tratta di Laurie Strode e la nipote Allyson, alle prese con una vita di coppia sui generis dopo le vicende di Halloween Kills. I toni sono quelli del quieto dramma che vira talvolta sul dramedy e sulla cupa love story, con strani momenti – forse eccessivamente lunghi – di imbarazzati e imbarazzanti scambi tra i personaggi, che in realtà ben si amalgamano con la sospesa allure di questo capitolo. Quasi ci si dimentica che i minuti passano e di Michael Myers non c’è nemmeno l’ombra.
Il focus non sembra essere su di lui, ma sull’influenza che la sua figura esercita su quanto e quanti lo circondano. Haddonfield è la classica cittadina marchiata dal trauma, Laurie vive una vita il cui fulcro è proprio la sopravvivenza della minaccia di quarant’anni prima, così come le vecchie e nuove vittime degli atti di Michael (Allyson, Frank e gli altri). E nessuno è salvo da questo vortice di male iniziato tempo addietro.
Il modo in cui il film è stato impostato è senz’altro una mossa azzardata: si poteva andare lisci sulla chiusura della trilogia ricalcando i primi due capitoli, ma qui si è scelto di attuare uno spostamento di focus che in realtà dona ancor maggiore nitidezza all’iconica figura di Michael Myers.
È probabile che questo film non sarà apprezzato da tutti, e anche chi scrive ha idee ancora contrastanti. Ma è sicuramente apprezzabile la particolarità di quanto è stato deciso di narrare, proprio in questo terzo film, che doveva tirare le fila. Fila che vengono tirate, certo, ma forse in modo un po’ troppo affrettato e repentino, facendoci percepire le battute finali come appendice di un’altra storia che ci stava stranamente appassionando più della principale.
È finita una saga, ma è probabile che Michael Myers non morirà mai, cinematograficamente parlando. Come ci ha mostrato Halloween Ends il male è pervasivo, e si infiltra dove meno ce lo si aspetta: uno spauracchio si può agilmente sostituire con un altro, in un passaggio di testimone che non ha tristemente mai fine.
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