Ladj Ly nasce e cresce nel Bâtiment 5, un edificio enorme, un incastro di appartamenti ammassati, nella cité des Bosquets a Montfermeil. Un palazzone proprio come quello che dà il titolo originale francese al suo secondo film, Gli indesiderabili.
Ladj Ly non era destinato né obbligato a parlare di politica nella sua arte, eppure la politica non può essere separata dai suoi film e messa da parte. La periferia che il regista racconta è la sua storia, ma è anche la più grande lezione che oggi la Francia ha da imparare. E noi tutti insieme a lei.
La banlieue del Bâtiment 5, “un posto orribile in cui vivere o morire”
Il casermone del Bâtiment 5 si fa sempre più vicino, mentre un drone plana verso una delle tante piccole finestre, come centinaia di occhi di una mosca. Per un attimo, uno soltanto, ricorda Athena. E non c’è da stupirsi, Ladj Ly e Romain Gavras hanno studiato insieme.
Affacciata e pensierosa, ecco Haby Keita (Anta Diaw), una ragazza di origine maliana (come Ly). Stacco. Interno. Haby torna in casa, dove è in corso una lunga visita di lutto per la nonna appena morta.
Tutta la sequenza successiva, che qualsiasi altro film avrebbe potuto trasformare in slapstick comedy, diventa di una drammaticità quasi insopportabile alla vista. Senza ascensore e fra i pianerottoli strettissimi, infatti, la bara della nonna fatica ad arrivare fino al piano della strada. Colpisce le pareti, le scale e i ragazzi che cercano di trasportarla giù.
Così, è subito chiaro il tipo di storia che Ly sta per raccontare, il modo in cui vuole rappresentare la banlieue: è un posto orribile in cui vivere, un posto orribile in cui morire, come dice, parafrasandola appena, la madre di Haby, distrutta da dolore e dalla scena a cui ha appena assistito.
La Francia-istituzione contro la Francia reale
La “vera” storia inizia poco dopo, quando un altro palazzone simile al Bâtiment 5 cade sotto un’eccessiva quantità di esplosivo. Il sindaco, spaventato dall’imprevisto, muore d’infarto e a prenderne il posto, per decisione interna del partito, è Pierre Forges (Alexis Manenti, storico collaboratore di Ladj Ly), un medico in apparenza moderato, razionale e soprattutto esterno alle logiche dei politici di professione. È proprio per questo, infatti, che il partito lo preferisce a Roger Roche (Steve Tientcheu), il vice che non riesce a essere leale né ai cittadini che l’hanno votato né alle sue origini africane, che gli abitanti del Bâtiment 5 non smettono di ricordargli.
Pierre sembra l’uomo perfetto per il ruolo, un mite che il partito può controllare fino alle elezioni successive. Invece basta il primo assaggio di potere per far emergere il suo nuovo volto, terrificante e mellifluo. Inflessibile, conservatore, insensibile all’ingiustizia sociale e a tratti un indifendibile razzista, il sindaco Pierre Forges porta avanti un progetto di edilizia popolare che, una volta realizzato, potrebbe costringere le grandi famiglie con un background migratorio a vivere in bilocali troppo piccoli per un solo nucleo.
La riqualificazione che ha in mente il comune, perciò, non solo non corrisponde alle esigenze degli abitanti ma rischia di peggiorare la condizione abitativa, che è il punto focale di Gli indesiderabili.
La rabbia in Gli indesiderabili: carburante o benzina?
Sono due a questo punto le reazioni possibili di fronte a un potere istituzionale che finge di stare ai margini e in realtà non sa, in alcun modo, come muoversi al loro interno.
La prima via è quella della violenza, della rabbia che distrugge, dell’onda d’urto che vuole colpire e far male chi non è stato in grado di cambiare le cose, prima ancora di ricostruirle per sé. Ed è la strada intrapresa da Blaz (Aristote Luyindula). In opposizione totale, anche di genere, c’è invece la visione di Haby: la protesta pacifica, la resistenza civile, la scaltrezza nel saper piegare le regole del gioco a proprio favore, anche senza essere brutali.
Una contrapposizione, questa, che contraddistingue molte lotte sociali e civili ma che Ladj Ly riesce anche a connotare come qualcosa di diverso, trasformandola a tratti, nel conflitto mai esplicito tra due innamorati che vedono il mondo in modo troppo diverso per stare davvero insieme.
Nello scontro fra Haby e Blaz è come se Ladj Ly dicesse che le due anime della nuova Francia – quella che spinge alla rivoluzione, (la benzina per distruggere tutto) e quella che cerca il compromesso (il carburante per andare avanti) – non sono destinate a conciliarsi e che prima o poi una vincerà sull’altra. È troppo presto ancora per dire quale, infatti la risposta resta in sospeso, ma rafforza sicuramente un nuovo guardo sull’Europa.