Da martedì 27 a giovedì 29 febbraio la sala dell’OFF/OFF Theatre ha accolto lo spettacolo Giovanna d’Arco. Una scarica di adrenalina e un alternarsi dinamico di eventi caratterizza l’opera interpretata e diretta da Gaia Aprea, l’attrice romana che ha dato ancora una volta prova della sua eleganza sul palco: trasparente, delicata, esattamente come l’abito indossato in scena.
Il testo della poetessa Maria Luisa Spaziani ideato venti anni fa, ci permette di riscoprire una delle donne più famose del Quattrocento, un mito che non smette di brillare, la cui storia travalica i secoli per arrivare fino ai giorni nostri. Le selezioni musicali sono di Davide Pennavaria, per una produzione a cura di Associazione Culturale Nutrimenti Terrestri. Il monologo a metà tra il passato e presente, travalica i confini dei ricordi e della realtà.
Chi è Giovanna D’Arco?
Chi è davvero Giovanna D’Arco oggi? Forse continua a vivere tra di noi, magari come una donna comune, magari come una donna che si mescola nella folla.
Una figura che combatte silenziosamente, lontana dagli applausi, pronta ad apparire nei luoghi meno scontati. Giovanna, una giovane devota e compassionevole, si trova nel pieno di una guerra devastante, udendo la voce dell’arcangelo Michele che la chiama a salvare la Francia. In un periodo di crisi acuta, la nazione è stretta nelle grinfie del dominio inglese durante la fase conclusiva della Guerra dei Cent’anni.
La donna, esempio di genio pratico, emerge come una figura miracolosa. Giovanna, la stessa che secondo le testimonianze storiche, possedeva tutte le qualità di un autentico generale d’esercito in una battaglia che stava davvero logorando il suo Paese; non soltanto una sognatrice, ma l’incarnazione stessa dell’azione. La Pulzella, istruita e utilizzata come portabandiera della Francia, equipaggiata di cavallo e vessillo, continua a suscitare interesse.
Il mistero sul palco
Il suo mistero affascina ancora oggi generazioni e autori che si cimentano con la sua storia monumentale. Anche Maria Luisa Spaziani ne è rimasta affascinata sin da giovane: la poetessa, invece di concentrarsi sulla triste fine di questa piccola eroina, prolunga la vita di Giovanna d’Arco, si immagina cosa sarebbe potuto accadere se lei fosse rimasta in questo mondo per più tempo, facendola parlare in prima persona su due temi cruciali. Una regia raffinata crea nello spettatore domande che vanno oltre la storia che tutti conosciamo, a cui però, forse, andava aggiunto un ulteriore strato di attesa, suspense, che tarda ad arrivare.
Noia metafisica
Nella pièce il fuoco è l’elemento che domina la scena metaforica assieme al concetto di noia, che emerge dalla drammaturgia in modo evidente, “non solo in senso chimico ma anche metafisico”, come sottolinea l’autrice. Una noia “borghese” che forse all’epoca neppure esisteva. Una noia che caratterizza la vita infuocata di Giovanna, riconoscendo la frattura del suo destino e trasformandola in una freccia pigra che perde il suo scopo originario, lasciando che aspetti la sua fine così, annoiata.
Noia elemento visto in senso chimico, dal momento che l’antichità non riconosce quasi questa espressione.
Maria Luisa Spaziani
Questa noia metafisica di Giovanna che ormai riconosce che il suo destino si è spezzato è la stessa che non si stanca di occupare anche i nostri giorni, una noia che ha colpito una “eretica”, dolce ma inflessibile, umile ma nobilissima, ignorante ma esperta, oratrice che non conosce fine.
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