Garofano Rosso Film Festival. Esther di Ana Scheu Amigo
Garofano Rosso Film Festival. Esther di Ana Scheu Amigo

Femme è la sezione tematica del Garofano Rosso Film Festival dedicata a ritratti di donne e alle loro lotte per l’affermazione. Vi parliamo qui di tre sguardi, che riflettono sul senso di appartenenza, di famiglia e di sofferenza. Il festival propone 60 opere cinematografiche in concorso, suddivise in otto sezioni tematiche, ognuna dedicata a una particolare visione della marginalità, oltre che talk tematici ed eventi speciali.

Esther di Ana Scheu Amigo

Trama

Esther è cresciuta in una fattoria remota tra le montagne. Da quando si è trasferita in città, molte cose sono cambiate radicalmente per lei. Il luogo della sua infanzia, però, è rimasto lo stesso. Come può sostenere i suoi valori senza prendere le distanze dai suoi genitori? Una storia sulla crescita, dove il femminismo si scontra con il cattolicesimo.

Allontanarsi per emanciparsi e riconoscersi

Un nome, una ragazza, e un luogo di nascita a cui non si sente più di appartenere. Una donna nata in una fattoria, in Svizzera, tra le vette in cui i valori e i credo sono radicati tra gli echi roboanti delle montagne.

Esther è un cortometraggio incentrato sull’andare, il crescere, sul riconoscersi e il ritornare; un’evoluzione che trova spazio nella libertà e nell’emancipazione femminile le quali, alle volte, non riescono ad essere tollerate e sorrette da chi ha dato la vita senza insegnare, però, a condurla verso la felicita.

È esattamente ciò che accade alla protagonista, Esther, che dopo essere ritornata al luogo di origine, trova difficoltà nell’adattarsi a tutto ciò che prima le sembrava sano e ragionevole.

L’opera di Ana Scheu Amigo offre un percorso analitico e di formazione che spiega il senso della giusta distanza nel vedere le cose, consentendo all’individuo, nella fattispecie femminile, di poter scegliere la via della libertà, scevra da imposizioni tipiche di una realtà distorta, e propinata sin dall’infanzia come corretta e onesta, esattamente come il forte attaccamento alla chiesa, e al cattolicesimo della famiglia di Esther.

Ma la ragazza ha trovato la forza di accogliere nuove strade, di valicare i confini del proprio nido natale, concedendosi una nuova rinascita da donna indipendente, affrancata e pienamente in pace con se stessa, con i suoi valori e le proprie scelte.

La Noche Dentro di Antonio Cuesta

Trama

Belén, una giovane infermiera, si sveglia dopo essere stata aggredita. È accusata di aver causato la morte di un bambino dopo avergli somministrato un medicinale. Tuttavia, sostiene di aver iniettato il farmaco corretto e di poterlo dimostrare.

Essere donna con lo sguardo del mondo altrove

Belén lavora come infermiera in un ospedale nel quale viene aggredita, incolpata, ed accusata di aver ucciso un bambino.

Una donna, che in quanto tale, sembra non avere la giusta dignità di poter essere creduta o addirittura di poter esistere. Poco importa che sia stata aggredita, e il perché: ciò che determina l’esistenza di Belen è l’essere divenuta bersaglio di accuse, di colpe, senza aver la possibilità alcuna di un contraddittorio. Una narrazione cruda, potente, oscura, esattamente come la notte presente nel titolo, e tra ombre infernali dell’orrore attraversato dalla protagonista, che lasciano increduli, rassegnati e con il senso di inadeguatezza dell’essere nata femmina, in un mondo che ha perennemente lo sguardo rivolto altrove.

Una storia che pone l’attenzione su quanto sia difficile essere donna, dentro e fuori le mura domestiche; una continua lotta di determinazione che viene combattuta anche suo luogo di lavoro, e che richiede incessantemente di dover dimostrare il doppio per essere riconosciuta a metà.

/MA.TRI.MÒ.NIO/ di Gaia Siria Meloni

Trama

“Prima ancora di capire, si sposa”, “Prima ancora di capire, è moglie”.

Sono queste le parole che aprono il viaggio introspettivo della protagonista, che si offre anche come voce narrante di un percorso fatto di fotogrammi delicati ed emotivamente avvolgenti.

Donna e l’identità perduta e ritrovata

Matrimonio è un lavoro lapidario nella sua malinconia. È fatto di immagini, di foto, di lettere che raccontano attimi di vita vissuta in ambito coniugale e familiare. Una voce sommessa ci restituisce gli istanti fisici e sentimentali di donne che ritornano, che si fanno spazio innamorandosi nuovamente. Donne che decidono di concedersi nuove possibilità, in una realtà dove sono libere di non essere più mogli, ma scegliere di diventare madri. 

Mentre le diapositive scorrono, proponendosi come carezze e pugni al contempo, le protagoniste femminili del cortometraggio, vivono, esistono, si interrompono, cambiano, soffrono, e divengono forti nella loro vulnerabilità.

Matrimonio di Gaia Siria Meloni si dona come parabola di vita, tutta al femminile, conformata alla malinconia disarmante di quello che è stato, e di quello che non è stato, di ciò che poteva essere fatto, e di quello che non poteva essere fatto. 

Il filo narrativo ripercorre in modo incisivo il tema dell’identità; Mirella, Assunta, Alessandra, donne che perdono il diritto di esistere, diventando invisibili, semplicemente per aver scelto di determinarsi attraverso la loro presenza, definendo per sempre un destino senza nome, e con la condanna di esistere solo attraverso un uomo o un marito. Ciò che tiene insieme le gioie e i dolori delle figure femminili della narrazione è l’inspiegabile forza femminile che esiste aldilà di qualsiasi vicissitudine, probabilità ed imprevisto.

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Annamaria Martinisi
Sono il risultato di un incastro perfetto tra la razionalità della Legge e la creatività del cinema e la letteratura. La mia seconda vita è iniziata dopo aver visto, per la prima volta, “Vertigo” di Hitchcock e dopo aver letto “Le avventure di Tom Sawyer” di Mark Twain. Mi nutro di conoscenza, tramite una costante curiosità verso qualunque cosa ed il miglior modo per condividerla con gli altri è la scrittura, l’unico strumento grazie al quale mi sento sempre nel posto giusto al momento giusto.