Flow (Gints Zilbalodis) in concorso d Alice nella città 2024
Flow (Gints Zilbalodis) in concorso d Alice nella città 2024

Presentato a Cannes nella sezione Un Certain Regard e ai più prestigiosi festival d’animazione, Flow – Un mondo da salvare, di Gints Zilbalodis, arriva in sala il 7 novembre con Teodora Film dopo il passaggio in concorso ad Alice nella città 2024.

Racconta un mondo forse non troppo lontano, seppur tragico, dove la presenza umana è stata spazzata via da una natura estrema. Ne rimangono tracce sparse e vuote: oggetti, case, architetture in rovina che ormai non hanno più alcun uso se non quello di salvare dalle forti inondazioni i pochi animali rimasti.

La tecnica di animazione di Flow

Ancor prima della storia in sé, ciò che colpisce di Flow è il suo stile di animazione, fino a questo momento ancora inedito o almeno poco usato. Si tratta di un lavoro realizzato con il software Blender.

Zilbalodis (lituano) ha lavorato insieme a una squadra franco-belga di animatori per mettere insieme due elementi molto diversi tra loro. Innanzitutto gli oltre 300 sfondi in 3D: paesaggi, elementi di ambientazione “molto pesanti”, dettagliatissimi, come si nota anche dalla precisione dell’animazione dell’acqua.

Dentro questi sfondi 3D gli animatori hanno poi lavorato sull’animatica dei personaggi inviata dal regista, una sorta di storyboard animato affidato al team franco-belga, come spiega meglio in un’intervista Léo Silly-Pélissier, direttore dell’animazione (video qui sopra).

L’effetto è sorprendente. Cani, gatti, capibara, uccelli e lemuri hanno meno dettagli realistici rispetto agli sfondi, restano nei contorni della favola, del “finto”, senza cercare di riprodurre esattamente l’aspetto dei veri animali, al contrario di tutto ciò che li circonda.

Una scena di Flow - Un mondo da salvare. Courtesy of Teodora Film/Alice nella città 2024
Una scena di Flow – Un mondo da salvare. Courtesy of Teodora Film/Alice nella città 2024

Non servono le parole per capire Flow

Gli spettatori, in quanto persone non trovano un corrispettivo in cui identificarsi. Ciò non vuol dire che non siano centrali nel progetto di Gints Zilbalodis. Il messaggio del film è infatti rivolto a ognuno di loro, a ognuno di noi, in modo universale, come un grido di aiuto, un SOS. E non ha nemmeno bisogno di parole e dialoghi, tanto che tutti gli animali del film mantengono i loro versi naturali.

Volendo individuare un protagonista, la figura centrale di Flow è un piccolo gatto nero che cerca di sopravvivere finché può nella vecchia casa abbandonata in cui ha sempre vissuto. Non si sa che fine abbiano fatto i suoi umani, presumibilmente morti come il resto dell’umanità o fuggiti in un ambiente meno ostile.

La solitudine del gatto è interrotta dall’arrivo di un branco di cani, che si divertono a inseguirlo, ma soprattutto dall’innalzamento delle acque, che costringe tutti a lasciare i propri rifugi sicuri. È così che il gatto si ritrova in un viaggio senza meta, a bordo di una piccola barca di legno con un gruppo inaspettato di animali diversi.

Una scena di Flow (Gints Zilbalodis). Courtesy of Teodora Film/Alice nella città 2024
Una scena di Flow (Gints Zilbalodis). Courtesy of Teodora Film/Alice nella città 2024

La favola e l’utopia di Flow

La convivenza nello stesso spazio è complessa, il controllo degli istinti è duro da affrontare, ma solo restando uniti nonostante le differenze gli animali sono in grado di salvarsi. Ognuno diventa complementare all’altro, raggiungendo un “modello di società” ideale, perfetta e funzionale, presto minacciata dall’arrivo di altri animali il cui obiettivo è solo sopravvivere, a discapito degli altri.

La metafora è chiara. C’è un solo modo per salvare il mondo: salvarsi a vicenda, usando le proprie abilità e il proprio istinto per il bene comune, che poi diventa in automatico il proprio bene. Una visione forse utopica, irrealizzabile ma convincente almeno per la durata di un film. È il sogno senza tempo di un mondo ideale (da salvare), una favola che facciamo bene a raccontarci ancora e ancora, fino a quando forse inizieremo a crederci davvero.

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