Flood di Simon Stalenhag è il nuovo volume edito in Italia da Mondadori Ink, seguito di Loop, che ha lanciato l’illustratore svedese in tutto il mondo e dal quale Amazon ha tratto la serie televisiva Tales from the Loop. Che però, si va ad inserire a livello di produzione prima del recente Electric State, sempre pubblicato da Mondandori INK: sicuramente il libro illustrato che più ci aveva colpito lo scorso anno.
Robot giganti immersi in una foresta, mangiati dalle radici. Scorci di paesaggi interrotti sullo sfondo da automi giganteschi ed immensi edifici fantascientifici raccoglitori di energia, di menti, di connessioni. In pochissime parole è questa l’opera di Simon Stalenhag. Una retrofantascienza che ci mostra una Svezia futuristica negli anni ’80 (Loop) alle prese con un esperimento scientifico di enorme portata o gli Stati Uniti negli anni 2000 (Electric State) in una sua versione distopica comandata dalla virtualità. E Stalenhag con il suo stile realistico, accompagnando il lettore con del testo al lato, lo guida in questi mondi, seguendo la storia del suo protagonista.
Flood, riprendendo le redini di Loop, ambienta una storia nello stesso mondo (in originale Tales from the Loop vol.2) abbandonando le meravigliose ambientazioni anni ’80 fantascientifiche e spostandosi direttamente negli anni ’90. Non perdendo nulla della sua potenza visiva ma anzi, sviluppando un racconto meno fratturato e più maturo rispetto al capitolo precedente.
Il Loop invaso dal Flood
Siamo in Svezia alla fine degli anni ’90. Il progetto scientifico del Loop ormai ha chiuso i battenti, dopo una serie di scandali ed acquisizioni societari. Ora non restano che i residui del Loop, rottami, robot, vecchie strutture di sperimentazione sottoterra. E proprio da sottoterra arriva la minaccia, un’acqua che comincia ad allagare le strutture. Un’acqua di origine non terrestre. E una malattia, che si diffonde tra le macchine e cerca di prenderne il controllo.
Nella sua opera Stalenhag sceglie come protagonista un ragazzo che racconterà personalmente questi eventi, collegandoli a quelli della sua vita, fornendoci una sorta di libro creato dallo stesso. Un racconto diretto da un’altra dimensione. E l’obiettivo infatti, nella finta prefazione (ma introduzione dell’opera), non è tanto quello di raccontare gli eventi incredibili di quei anni:
“Piuttosto […] mi piacerebbe raccontare i miei ricordi e cosa ha comportato crescere nelle zone di quegli eventi.”
E quindi l’autore svedese rappresenta con (sempre stupende) illustrazioni il ragazzo che gioca con un suo amico con i vecchi robot, o che dà il primo bacio, circondato da strutture fantascientifiche ricoperte da un fungo alieno che cerca di prendere il sopravvento sulle macchine. O accompagna le parole del ragazzo al racconto dei droidi in un fuga dalla Russia e che costruiscono una piccola comunità in mezzo alla natura.
La cultura ’90s in Flood di Simon Stalenhag
Tutto il testo è contraddistinto dalla cultura fine anni ’90, che dona all’opera un’ottima cornice in grado di costruire una sensazione di familiarità che va ad opporsi direttamente a quella estraniante fantascientifica.
Una Renault Twingo circondata da giganteschi insetti alieni, vecchi modem, televisori a tubo catodico e mangianastri contaminati da parassiti extraterrestri. Tutti questi elementi contribuiscono efficacemente ad inserire la storia in quegli anni, e la loro rappresentazione visiva è sempre sui livelli altissimi di Stalenhag.
Ma ad essi si affianca anche la cultura nerd dell’epoca (talvolta nemmeno rappresentata ma solo evocata dal racconto testuale). E quindi i ragazzi diventeranno amici di un ex dipendente del Loop che, oltre a girargli l’ultima copia di Doom su floppy, gli mostrerà materiali sottratti dai laboratori abbandonati. Mentre nel suo studio riprogramma la testa di un robot collegato ad un pc desktop anni ’90, con alle spalle un poster dei Prodigy.
Se il superamento degli anni ’80, così ricchi di immaginario, poteva sembrare una possibilità visiva in meno da sfruttare per l’artista, in realtà anche il decennio successivo si presta efficacemente alla formula stilistica.
Oltre Loop, e verso Electric State
Flood di Simon Stalenhag si situa come opera di passaggio tra Loop, il libro che lo ha lanciato e fatto conoscere in tutto il mondo e il più maturo Electric State, opera per molti versi più solida e graficamente spettacolare.
Il racconto più frammentato e scollegato di Loop, in Flood riesce a trovare una quadra, riuscendo nell’intento di creare un racconto più lineare ed ampio. E di non lasciare il lettore affidato unicamente alla rappresentazione visiva di mondi fantascientifici.
Il disegno pittorico digitale di Stalenhag qui si lancia verso un ulteriore salto di livello, con un avvicinamento ad uno stile fotorealistico che diventerà ancor più radicale nel successivo Electric State. Infatti, incredibilmente, i disegni ma anche la trama subiscono ad ogni pubblicazione un’evoluzione continua. E Flood è dentro questa evoluzione, imponendosi come base stilistica per le opere successive.
Aspettando la pubblicazione del prossimo volume The Labyrinth, che ha concluso già il suo Kickstarter con grande successo, Flood si impone come assolutamente necessario per conoscere e godere del magnifico lavoro di Simon Stalenhag.
E non preoccupatevi di non aver letto il precedente volume Loop. Flood è comunque un’opera a a sé stante ed autoconclusiva. Che però inevitabilmente vi spingerà a voler recuperare gli altri libri di Stalenhag, tutti editi in Italia da Mondadori Ink (che ringraziamo).
Una nota finale sulla qualità editoriale del libro, Mondadori INK ha svolto un lavoro eccellente e merita un plauso. La qualità di stampa ma anche di rilegatura di Flood è ottima. Il libro è un prodotto quasi di pregio, esattamente come gli altri volumi dedicati all’artista svedese. Ma anche come gli altri libri della collana, tra i quali, qualche tempo fa, avevamo parlato di Mooncop del bravissimo Tom Gauld.
Non perdetevi questo libro, ma soprattutto non perdetevi i mondi creati da Simon Stalenhag.
O meglio, perdetevi dentro di essi, in una foresta innevata svedese, alle spalle di un’enorme cyborg rugginoso.
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