E tu, tuono che tutto scuoti/Spiana la spessa rotondità del mondo!/Infrangi gli stampi della Natura, distruggi tutti i semi/Che fanno l’uomo ingrato
Re Lear, Atto III scena II
Suona come un monito, come un imperativo, come una condanna, Erediterai la terra, il nuovo titolo italiano di A Thousand Acres di Jane Smiley nell’edizione La Nuova Frontiera (in libreria da ottobre 2024). Il romanzo premio Pulitzer nel 1992, già tradotto come La casa delle tre sorelle, è uno dei più celebri retelling della letteratura occidentale: la tragedia shakespeariana di Re Lear traslata in un altro tempo, in un altro mondo, e raccontata da una delle tre figlie del sovrano.
Torna quindi a distanza di oltre trent’anni dalla prima e unica edizione italiana, nella nuova traduzione di Raffaella Vitangeli, senza aver perso nulla della sua originale forza e dei suoi intensi personaggi, capaci di aggrapparsi ai lettori per oltre quattrocento pagine, senza respiro e senza distrazione.
Ginny, Rose e Caroline: le voci che non ci sono mai state
Ispirata ad antiche leggende e racconti della Britannia, la tragedia in cinque atti di Re Lear è una delle opere più complesse di William Shakespeare. È il racconto dell’odio umano, della gelosia e dell’invidia, nascosto dietro forme più o meno inscalfibili ma contraddittorie di lealtà e amore. Questo è anche il nucleo di Erediterai la terra, che di Re Lear assorbe sia i personaggi sia le due trame intrecciate, mantenendone quasi tutti i punti chiave e scegliendo però, prima di tutto, di ribaltare il punto di vista e la voce narrante.
Goneril, Regan e Cordelia, le tre figlie su cui ricade la decisione di Re Lear di dividere il regno, abdicando al suo potere, diventano Ginny, Rose e Caroline. Lear diventa Larry Cook, dispotico proprietario di una fattoria di mille acri nell’Iowa del 1979. Il nuovo contesto sono gli Stati Uniti dopo il Vietnam, attraversati da una storia di sangue e divisi tra la modernità delle città e le grandi distese di terra dove ancora persiste una mentalità arcaica della proprietà: delle terre, della famiglia, persino delle persone.
Caroline, come Cordelia, è l’unica che si oppone all’insensata scelta di Larry, destinandosi all’esilio, per poi dimostrare per il padre un sentimento più puro e disinteressato, ma anche molto più ingenuo e innocente, tale perché lontano dalla verità e dalla violenza perpetua della sua stessa famiglia.
Ginny, la narratrice in prima persona, e Rose sono le uniche a conoscere la verità e a farsene carico giorno dopo giorno (pagina dopo pagina), rivelando prima di tutto a loro stesse e poi ai lettori gli orrori sepolti nella loro stessa memoria. Diventano la voce che in Re Lear non è mai esistita, trovando una risposta moderna ed eterna all’odio delle Figlie verso il Padre, intesi come ruoli assoluti: delle donne contro chi su di loro esercita un potere violento e subdolo, senza appello e senza via di fuga.
Una tragedia al femminile
Donne violate nella loro volontà sono, prima di tutto, le protagoniste di Erediterai la terra. E la terra che spetta loro è il simbolo, il peso visibile e tangibile di tutto ciò che nel tempo hanno sopportato, incapaci di allontanarsi dalla stessa fonte della loro sofferenza. È un lascito che in sé contiene quasi una maledizione, la stessa che scaglia Re Lear quando invoca il tuono per distruggere tutti i semi: una terra che non darà più frutti ma resterà come una zavorra, a trascinare sempre più giù Ginny e Rose in un inferno che si autoalimenta.
Ginny, soprattutto, nell’analisi che fa di se stessa, raccontandosi e raccontando la storia della sua famiglia, si riconosce in un’identità scissa: un nucleo bestiale e dormiente, crudele e distaccato che forse le somiglia molto più della maschera della brava moglie e della brava figlia che per anni ha indossato tentando di sopravvivere. Nel momento in cui si confessa una potenziale assassina senza rimorsi, una donna che tradisce e che viene tradita e che in fondo, per quanto si sforzi, non riesce perdonare nessuno, ecco che conquista anche la sua libertà, nonostante il suo intollerabile prezzo. A nessuno tuttavia, nemmeno a chi legge, spetta il compito di giudicarla, solo quello di ascoltare con attenzione tutto ciò che per tutta la vita non è riuscita a dire.