Eravamo bambini, Europictures
Eravamo bambini, Europictures

Presentato in anteprima ad Alice nella città, la sezione autonoma della Festa del Cinema di Roma, Eravamo bambini di Marco Martani è finalmente al cinema dal 21 marzo 2024. Adattato dal monologo Zero di Massimiliano Bruno, è distribuito da Europictures, e prodotto da Minerva Pictures e Wildside, società del Gruppo Fremantle in collaborazione con Vision DistributionSky.

Nel cast Lorenzo Richelmy, Alessio Lapice, Lucrezia Guidone, Giancarlo Commare, Francesco Russo, Romano Reggiani e Massimo Popolizio.

La trama

In un paese della costa calabrese, un trentenne viene arrestato per aver minacciato con un coltello un carabiniere. Durante il suo interrogatorio si intrecciano le storie di altri quattro suoi coetanei, amici d’infanzia, tutti traumatizzati da un evento terribile e sanguinoso a cui hanno assistito da bambini.

Torno domani in Calabria. Lo voglio fare. Chi c’è c’è”, da questo messaggio, inviato da uno dei protagonisti, comincia il lungo viaggio verso la rottura della quotidianità, con la chiara intenzione di voler tornare nel paese calabrese per vendicarsi di qualcosa o qualcuno. Gli amici lasciano subito le loro vite “interrotte” per raggiungere l’autore dell’sms ed impedirgli di fare qualche sciocchezza; ma una volta arrivati in quel luogo di vacanze e di ricordi, abbandonato vent’anni prima, si renderanno conto che il vero motivo che li ha spinti a ritrovarsi dopo tanti anni sarà guardare in faccia l’orrore che hanno vissuto e fare finalmente i conti con l’inferno.

La tragedia della vendetta

Eravamo bambini, ma non ricordiamo di esserlo stati, aggiungerei io. Erano solo dei bambini, i protagonisti che hanno covato una vendetta da servire in modo gelido, una vendetta dal sapore violentemente amaro, consumata piano, lentamente, in oltre 20 anni. La storia di 4 ragazzi ai quali è stata tolta la giovinezza, passata direttamente al lato più torbido della vita adulta, privata della conoscenza di serenità e di risolutezza esistenziale.

La condanna protratta nel tempo ha il passo felpato, arriva quando le somme sono state colte, e non rimane altro che rimettere apposto gli eventi fin dall’esatto momento in cui ciò che si è tollerato, non può essere più sostenuto.

Martani, con il suo terzo lungometraggio, racconta la tragedia della vendetta, della giustizia personale che miete vittime con l’unico fine di perdere tutto, senza ottenere nulla. L’accecante furia del dolore impedisce ai protagonisti di poter andare avanti, ostacola l’evolversi della loro identità, la dissolve, dandola in pasto al senso di colpa.

Una storia cupa, che non lascia intravedere il colore e la luce, se non attraverso gli sprazzi del mare della Calabria, ma che vengono irrimediabilmente oscurati dal nero dei vicoli di un paese che conserva un segreto inconfessabile da ben 20 lunghissimi anni.

Gianmarco Commare e Lucrezia Guidone in una scena di Eravamo Bambini
Gianmarco Commare e Lucrezia Guidone in una scena di Eravamo Bambini

Non si può diventare adulti, se non si è stati bambini

C’è il sangue, c’è la perdita, l’orrore e la famiglia; un insieme di elementi che faticano a conciliare le priorità l’uno sull’altro. Eravamo bambini affonda le radici in un tempo assai remoto, riesuma uno tra i confitti più difficili al mondo, quello tra la morale e la legge scritta. 

Il regista incentra il grande dissidio su diverse linee temporali, che in modo frammentato si sviluppano autonomamente durante il corso dell’intera narrazione. Il risultato è un thriller dal tratto psicologico accurato che si addentra in territori forestieri, in cui risiedono i demoni di un passato crudele, colpevoli di aver annullato la possibilità della fanciullezza.

Infine i personaggi sono chiamati a ripristinare l’equilibrio, a riordinare gli eventi, incorrendo nel rischio che ormai sia troppo tardi; il tessuto narrativo non si snoda esclusivamente sull’aspetto prevaricante della vendetta, ma anche sul giudizio di quanto una persona possa realmente essere scalfita dal male e dall’orrore. È difficile poter credere che chi da piccolo ha faticato a tirare il collo alle galline, da grande possa macchiarsi le mani di sangue.

Nonostante le vite dei quattro siano state vissute in luoghi diversi, ciò che accomuna il loro disfacimento umano sono la collera, la mancanza di appartenenza, la rabbia, e la solitudine, tutto covato all’ombra di una terra che gli ha estirpato dal corpo l’innocenza, e dove la collera attende una loro risposta. Eravamo bambini di Martani racconta proprio di questo di ragazzi adulti, che adulti non lo sono mai diventati.

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Annamaria Martinisi
Sono il risultato di un incastro perfetto tra la razionalità della Legge e la creatività del cinema e la letteratura. La mia seconda vita è iniziata dopo aver visto, per la prima volta, “Vertigo” di Hitchcock e dopo aver letto “Le avventure di Tom Sawyer” di Mark Twain. Mi nutro di conoscenza, tramite una costante curiosità verso qualunque cosa ed il miglior modo per condividerla con gli altri è la scrittura, l’unico strumento grazie al quale mi sento sempre nel posto giusto al momento giusto.