Lily Collins ed Eugenio Franceschini in Emily in Paris. Cr. Giulia Parmigiani/Netflix © 2024
Lily Collins ed Eugenio Franceschini in Emily in Paris. Cr. Giulia Parmigiani/Netflix © 2024

A Emily Cooper non basta una camicia bianca e un foulard al collo per diventare l’Audrey Hepburn del celebre film di William Wyler, ma è vero anche che non esiste persona al mondo in grado di farlo senza sembrare ridicola, tranne la meravigliosa Lily Collins: i nuovi episodi di Emily in Paris si spostano a Roma e non solo. Cambiando contesto dimostrano anche un certo bisogno di crescita, della serie e della protagonista.

Leggera, superficiale, abbondante di stereotipi, ma anche comfort tv, Emily in Paris è stata definita anche peggio negli ultimi quattro anni e il bello è proprio che la serie sa di essere tutto questo, e di più.

Negli ultimi cinque episodi della quarta stagione, tuttavia, sembra esserci un cambio di passo notevole, una voglia di riscatto non solo della protagonista ma della serie stessa che vuole dimostrare una nuova maturità.

Lily Collins in Emily in Paris. Cr. Stephanie Branchu/Netflix © 2024
Lily Collins in Emily in Paris. Cr. Stephanie Branchu/Netflix © 2024

Lo si nota in Emily, improvvisamente più adulta, più consapevole, finalmente risvegliata dall’illusione e dal “sogno” di una storia d’amore impossibile, almeno nei termini in cui aveva deciso di viverla insieme a Gabriel (Lucas Bravo) e la costante presenza di Camille (Camille Razat).

È proprio nel confronto con Gabriel che si nota il cambiamento maggiore della protagonista, decisa a scegliere ciò che è meglio per sé. E sono le piccole cose, i dettagli, che suggeriscono quanto queste decisioni – istintive e improvvise – siano in realtà vitali e giuste. Emily che dimentica di scattare e postare foto su Instagram, rapita dalla bellezza di Roma e di Marcello (Eugenio Franceschini) è uno di questi minuscoli e fondamentali dettagli.

Tutte le strade portano (Emily) a Roma

Il brividino cringe è in agguato ogni volta che in un prodotto commerciale statunitense si parla di Italia, di pasta e pizza, vino e Spritz. L’incubo di un nuovo Mangia, prega, ama non ci abbandonerà mai, ma almeno in Emily in Paris tutto è così sopra le righe da diventare divertente. Come il pranzo in piazza all’una spaccata, come se ogni giorno fosse la sagra della porchetta.

A differenza di Parigi, nella serie Roma è bellissima e sfuggente, accogliente e lontana al tempo stesso, perché è così che Emily la vive: come un momento di necessario passaggio. Si riconoscono i vicoli di Monti, Piazza di Spagna, Largo Federico Fellini, Villa Borghese e ovviamente la splendida Fontana di Trevi, secondo omaggio a Mastroianni, dopo il nome dell’affascinante interesse amoroso di Emily. Eppure non c’è mai un momento di particolare, fisico, legame con la città, tranne forse nei rari momenti in cui Emily sceglie di non guardarla attraverso lo schermo del telefono.

Lily Collins ed Eugenio Franceschini in Emily in Paris. Cr. Giulia Parmigiani/Netflix © 2024
Lily Collins ed Eugenio Franceschini in Emily in Paris. Cr. Giulia Parmigiani/Netflix © 2024

Roma assume allora un senso ulteriore per la serie, una funzione intima. È la città in cui guardarsi dentro, in cui cedere all’istinto e in cui abbandonare ogni programma, per farne di nuovi.

Emily in Paris diventerà Emily in Rome?

Emily in Paris è già stata rinnovata per una quinta stagione e il cliffhanger con cui si conclude la quarta suggerisce già una scelta importante da compiere nei prossimi nuovi episodi. Andare, restare, tornare, cambiare? Emily in fondo non appartiene a Parigi e Parigi non appartiene a nessuno. È anche vero però – e questa è solo una nostra ipotesi – che Netflix Francia non rinuncerebbe mai al successo della serie lasciando che vada altrove (soprattutto dopo il coinvolgimento di Brigitte Macron in persona).

Servirà un po’ di abilità nella scrittura per giustificare qualsiasi decisione vorrà prendere Emily, anche se forse è tutto già previsto e prevedibile. La magia di Roma intanto ha esaurito il suo breve e importante compito, come diceva anche Gore Vidal: “Roma è il posto ideale per vedere se tutto finisce, o no”.

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