El Jockey (Kill the Jockey) di Luis Ortega con Úrsula Corberó e Nahuel Pérez Biscayart. Credits: Rei Pictures El Despacho Infinity Hill Warner Music Entertainment Exile
El Jockey (Kill the Jockey) di Luis Ortega con Úrsula Corberó e Nahuel Pérez Biscayart. Credits: Rei Pictures El Despacho Infinity Hill Warner Music Entertainment Exile

Uno dei primi film presentati a Venezia 81 in concorso, El Jockey, diretto da Luis Ortega è sicuramente tra i più bizzarri di questa edizione. Di produzione argentina, il lungometraggio vede nel cast Nahuel Pérez Biscayart nei panni dell’eccentrico protagonista Remo Manfredini, Úrsula Corberó, che interpreta la fantina Abril, Daniel Giménez Cacho e Mariana Di Girolamo.

La trama di El Jockey

Il famosissimo e leggendario fantino Remo Manfredini (Nahuel Pérez Biscayart), rischia di perdere tutta la sua credibilità a causa del comportamento autodistruttivo che sta assumendo nell’ultimo periodo. Comportamento che non solo minaccia di mettere fine alla sua carriera, ma che rischia di rovinare il rapporto con Abril (Úrsula Corberó), la sua fidanzata e fantina sulla cresta dell’onda.

Remo ha inoltre un debito con il boss mafioso Sirena (Daniel Giménez Cacho) ma, proprio il giorno in cui finalmente può liberarsi di questo fardello, ha un incidente che cambierà per sempre la sua vita.

El Jockey, il peso della società

Il regista argentino Luis Ortega, dopo aver presentato in concorso nella sezione Un certain regard del Festival di Cannes il film L’angelo del crimine, torna dietro la macchina da presa con El Jockey, lungometraggio altrettanto ambizioso e dal forte impatto narrativo e visivo.

Attraverso un accostamento apparentemente incoerente di immagini, e con uno stile che prova a ricordare quello di Kaurismäki, Ortega porta sul grande schermo un film sulla ricerca della propria identità, soprattutto in un contesto in cui questa viene profondamente influenzata e controllata dalla società.

“Morire per rinascere”, il fantino Remo Manfredini

Lo si capisce sin dalle prime inquadrature, il mondo e la libertà di espressione del fantino Remo Manfredini sono sempre stati limitati da chiunque lo circondi. Remo si è sempre sentito in gabbia, costantemente controllato, soprattutto a causa della sua professione da fantino che richiede un certo rigore, e mai libero di esplorare chi è veramente. Il suo desiderio di libertà si scontra di continuo con le regole dettate da una società opprimente e bigotta, alimentata dai comportamenti di coloro che lo sorvegliano dall’alto, uno su tutti il boss mafioso Sirena.

Chi è quindi Remo? Il fantino che tutti credono di conoscere o un uomo che ancora non sa chi è veramente? La risposta a questa domanda l’uomo sembra trovarla proprio grazie all’incidente che si procura il giorno della sua gara più importante, un incidente che, per quanto paradossale, lo libera e gli permette di compiere un viaggio allucinogeno e imprevedibile, dai risvolti inaspettati.

È grazie a questo che l’uomo impara a conoscersi davvero, ad accettarsi ma soprattutto a farsi accettare, scontrandosi con tutto e tutti. Morire per rinascere, è questo il suo mantra e quello che deve necessariamente fare.

El Jockey, ecco perché è da non perdere

Il lungometraggio di Luis Ortega è un mix di elementi diversi e disomogenei che si amalgamano fino a creare un film serio quanto folle. El Jockey è un ritratto paradossale della società odierna, che preferisce limitare coloro che la abitano, invece di aiutarli a esprimersi senza difficoltà. Un viaggio allucinogeno sia per i protagonisti del film, che indagano in profondità il loro essere, sia per lo spettatore che per la maggior parte del tempo è volutamente portato a chiedersi che cosa stia guardando.

El Jockey è una commedia dalle tinte nere che mescola thriller e umorismo, leggerezza e drammaticità, un film che si regge in piedi e convince grazie alla sua sceneggiatura (sempre opera di Luis Ortega), ai suoi personaggi e alle interpretazioni, soprattutto quelle di Nahuel Pérez Biscayart e Úrsula Corberó.

Il film arriverà nelle sale argentine il prossimo 26 settembre, mentre ancora non si hanno notizie in merito a una distribuzione italiana.

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Rebecca Fulgosi
Mi chiamo Rebecca, classe 2000 e ho una passione smisurata per il mondo della settima arte. Studio alla facoltà di Beni Culturali con il sogno di diventare critica cinematografica, perché guardare film è una delle cose che mi riesce meglio. Il mio genere preferito è L’horror insieme ai cinecomic di cui sono appassionata sin da piccola. Tra i miei film preferiti: "La La Land", C’era una volta a ...Hollywood", "A Star is Born", "Jojo Rabbit" e "Titanic". Le mie serie preferite, "American Horror Story" e "La casa di carta".