You’re a freak, sono queste alcune delle le prime parole che vengono rivolte a Cyrano, alle quali segue uno scontro scenografico sotto gli occhi increduli di parecchi spettatori e spettatrici. Peter Dinklage splende immediatamente in un ruolo che sembra rivivere di un nuovo fervore attraverso la sua voce e l’interpretazione che offre. E la narrazione si apre su uno scenario sconfinato di sentimenti inespressi e possibilità mai vissute.
Cyrano di Joe Wright
La nuova trasposizione cinematografica del personaggio nato dalla penna di Edmond Rostand (Cyrano de Bergerac nasce come commedia teatrale in cinque atti nel 1897), gode della regia di Joe Wright, ed è proprio di godimento estetico dello sguardo spettatoriale che si può parlare, poiché forme, abiti (i costumi sono di Massimo Cantini Parrini), sentimenti e spazi scenici convergono accuratamente lasciando che la bellezza esploda.
Con la stessa grazia che contraddistingue sia i precedenti Atonement che Anna Karenina, il regista inglese rende fluido e trasformista il testo scritto per farne un musical a tre voci in cui è complicato non cedere alla commozione. Il triangolo amoroso tra Cyrano, Roxanne (Haley Bennett) e Christian (Kelvin Harrison Jr.) è intriso di amore, ironia e piacevole complementarietà, fino all’epilogo e alla rivelazione finale.
Il musical di Cyrano: la musica e la danza
Inaspettatamente il fatto che il film di Joe Wright sia una storia raccontata sotto forma di musical passa in secondo piano: non perché le musiche e i brani di Bryce & Aaron Dessner (componenti della band indie rock The National) non si sposino armoniosamente con i personaggi e il film in sé, ma perché la composizione estetica è così predominante da scandire ogni scena o sequenza lasciando che i fotogrammi rimangano impressi nella memoria post visione.
In questo senso, quasi ad oscurare la colonna sonora, è lo stile scelto per le coreografie. L’autore è Sidi Larbi Cherkaoui, danzatore e coreografo belga (che vinse il suo primo riconoscimento a 19 anni, in una competizione di danza a livello nazionale grazie ad una performance basata su una coniugazione di elementi propri della danza africana, dell’hip-hop e del vogueing). Soprattutto nelle scene con molte comparse, la gestione dello spazio e la fluidità elegante dei movimenti riesce a lenire in un senso, e ad accentuare in un altro, il dramma intrinseco che vive sotto all’acuta personalità di Cyrano e all’umorismo a cui ricorre per sopravvivere alla concezione comune sul suo aspetto giudicato non conforme.
Il suo coraggio forsennato è proprio il risultato di una lotta prima di tutto interiore, condizionata dall’opinione generale, e la scaltrezza del linguaggio riesce a tenere a bada la rabbia e l’autocommiserazione. E l’amore, infine, è ciò che di più grande possiede, e lo celebra sì attraverso le parole, ma anche tramite il suo modo di riempire lo spazio, e la scena. Per questo la fiaba di Wright funziona, e rinnova la promessa di una grande storia di sentimenti.
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