Cronos (1993). Producciones Iguana, Ventana Films
Cronos (1993). Producciones Iguana, Ventana Films

Lunedì 23 giugno, durante la 38esima edizione del festival Il Cinema Ritrovato a Bologna, al Cinema Arlecchino, si è tenuta la proiezione di Cronos (1993) di Guillermo del Toro, presentato dal regista francese Ronald Chammah e da Douglas Weir, responsabile del BFI National Archive.

Si tratta del primo lungometraggio di Del Toro, dopo quattro corti e svariati lavori televisivi, per l’occasione restaurato in 4K.

Durante la presentazione in occasione del festival, Chammah ha dichiarato un’immensa stima nei confronti dell’autore, elogiandone le abilità artistiche, che cominciano su una pagina di diario per gli appunti per poi finire in una composizione in movimento, e la sua cultura storica che non esclude gli aspetti legati all’alchimia e al fantastico, paragonandolo a Jorge Luis Borges e Umberto Eco.

Sinossi

La storia, ambientata nell’anno dell’uscita ovvero il 1993, in Messico, narra di un’antiquario di nome Jesús Gris (Federico Luppi), assieme alla nipote Aurora (Tamara Shanath), rimasta muta in seguito alla tragica morte dei genitori, che scopre all’interno di un reperto un amuleto vecchio di 450 anni.

Studiandone la morfologia, simile a quella di un insetto, l’anziano ne risveglia gli ingranaggi che innescano una reazione inaspettata, iniettandogli un liquido misterioso nelle vene. Jesús inizierà a sentirsi rinato, come pervaso da una nuova giovinezza, per poi ritrovarsi a fare i conti con sconvolgenti rivelazioni.

Un muro da abbattere

La realizzazione di questo primo lungometraggio fu una vera e propria impresa per il suo autore. Due dei suoi cortometraggi gli hanno fatto ottenere una promessa di finanziamento che poi svanì nel nulla, costringendolo ad auto produrselo completamente anche grazie alla partecipazione di due dei suoi futuri attori feticci, Ron Perlman (La prima incarnazione cinematografica di Hellboy, personaggio di culto dei fumetti di Mike Mignola nella mancata trilogia, qui nel ruolo di Angel de la Guardia, un antagonista) e Federico Luppi (che rivedremo anche ne La Spina Del Diavolo e non solo).

Riuscì infine a presentarlo nella Settimana internazionale della critica del 46° Festival di Cannes, dove fu visto da un entusiasta Pedro Almodóvar, che esattamente 8 anni dopo avrebbe prodotto il terzo film del regista messicano. Cronos vinse il premio Ariel nel 1993, il premio per la Miglior Regia al Fantafestival di Roma nel 1995 e il Corvo d’argento al Festiva Internazionale del cinema fantastico di Bruxelles nel 1995, è inoltre considerato uno dei più bei film messicani di sempre.

La Forma del Sangue

Questo film racchiude per Del Toro l’essenza stessa di quella che è sempre stata la sua idea di cinema, ed è emozionante riscoprirlo oggi alla soglia della concretizzazione del secondo di tre dei suoi sogni nel cassetto.

Non solo sono presenti all’appello tutte le sue fascinazioni come gli insetti, i meccanismi a orologeria, il folclore, i libri antichi e l’occulto, ma anche l’attenzione per certi aspetti biografici molto importanti che potrebbero passare inosservati. Da giovane infatti, prima di trasferirsi in California, passò molto tempo con la nonna, donna cattolica che lo crebbe sin dalla tenera età. Per questo ancora oggi, uno dei personaggi che colpisce di più rimane Aurora (che per agli appassionati potrebbe ricordare una versione più giovane di Ivana Baquero ne Il Labirinto Del Fauno).

Risulta sempre complesso gestire quell’immaginifico periodo che è l’infanzia; tra purezza, traumi e senso di meraviglia, serve una sensibilità fuori dall’ordinario. Nonostante la giovane non sia sempre in scena, l’attenzione per il legame tra nonno e nipote si sente ed è rilevante forse più del manufatto che dà il titolo alla pellicola. Non manca poi un divertita (giusta) dose d’azione e un’accattivante variazione sul vampirismo che si inserisce senza mai tradire la forma e le intenzioni.

La regia dimostra una grande abilità nel presentare universi pulsanti, sottoboschi e microcosmi, da ammirare attraverso una serratura: l’interno dorato dell’oggetto è dove possiamo muoverci tra rotelle in piena vista, e svelare la dimora di un’entità di natura lovecraftiana che vive nascosta al suo interno.

Non c’è sorta di timore nei confronti dell’occulto, ma curiosità ed eccitazione per la scoperta. Il mostro è finalmente protagonista e non più minaccia, assistiamo a una mutazione lenta e consapevole, che porta all’accettazione del cambiamento e alla scissione della volontà tra l’istinto e l’amore.

Un mondo invisibile dove i mostri vagano indisturbati dall’uomo è uno scenario ripreso anche Hellboy II: The Golden Army (2008), nella caratteristica scena del mercato dei troll. Se per qualcuno risulterà alquanto assurda come immagine, per lui è da sempre una situazione da sogno ed è proprio con Cronos che questa ricerca ha inizio.

Cronos (1993). Producciones Iguana, Ventana Films

Il colore ritrovato

Le fasi che hanno portato a questa versione definitiva sono state tre: la conversione in 4K, avvenuta negli Stati Uniti, il restauro a Bologna sotto la responsabilità di Elena Tammaccaro (vicedirettrice di Immagine Ritrovata), presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata con il supporto di Cartier (a partire dal negativo originale scansionato presso il laboratorio Fotokem), e infine il processo di color grading con la supervisione di Del Toro stesso direttamente dal laboratorio Company 3 a Toronto dove ora sta ultimando le riprese di Frankenstein, prodotto da Netflix e che vedremo nel 2025.

Non stupisce sapere che il regista è stato felicissimo nell’assistere a questa rinascita del film perché il risultato è una vera gioia per gli occhi. È come se le tinte della fotografia di Guillermo Navarro fossero state levigate ma non stravolte; si passa da colori caldi, liturgici, a variazioni ancestrali ma accese come in Ghost Story (1981) di John Irvin o nelle migliori produzioni di Powell e Pressburger come Narciso Nero (1947) e Scarpette Rosse (1948), tutti e tre con fotografia di Jack Cardiff.

Cronos verrà proiettato di nuovo nei prossimi mesi nei cinema inglesi e francesi, per poi uscire in homevideo.

Noi speriamo in una ridistribuzione in Italia il prima possibile, nel frattempo vi consigliamo di riscoprirlo per comprendere meglio il lavoro di un artista che come pochi in questi ultimi anni continua a farci sognare.

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