L’attesa notte degli Oscar è sempre più vicina e mentre facciamo di tutto per spuntare la lista dei film nominati prima della fatidica premiazione del 10 marzo, il cinema internazionale ha già dato il via alla nuova stagione con diverse rassegne, tra cui la 46ª edizione del Clermont-Ferrand International Short Film Festival.
Cinema breve: un mondo da scoprire
Quello del cinema breve è un mondo meno conosciuto al pubblico e passa spesso in sordina rispetto al più tradizionale universo dei feature film. Ogni anno, però, migliaia di appassionati e addetti ai lavori di tutto il mondo cominciano a popolare le strade della cittadina francese di Clermont-Ferrand per riunirsi in quello che è, a tutti gli effetti, il più grande evento internazionale dedicato ai cortometraggi. Tra proiezioni, masterclass e laboratori per i più piccoli, il punto d’incontro più vivace per i professionisti del settore è indubbiamente lo Short Film Market.
Clermont-Ferrand Short Film Market
Considerato come il principale mercato mondiale del corto, il market di Clermont-Ferrand viene ospitato ogni anno all’interno di una palestra situata proprio di fronte alla Maison De La Culture, fulcro dell’intero festival. Ed è proprio qui che si riunisce l’industria cinematografica del corto, in quella che potrebbe essere presentata a tutti gli effetti come una fiera B2B (business-to-business), ma che nel giro di poche ore trasporta i suoi ospiti in un’atmosfera di convivialità e condivisione che è tutto tranne che istituzionale.
E qual è la lingua franca capace di unire i popoli più di ogni altra? Ovviamente la lingua del buon cibo. Tre volte al giorno, infatti, gli stand del market danno vita a veri e propri banchetti capaci di dare vita a collaborazioni che possono durare anche anni. Perché a volte tira più un buon tarallo che un biglietto da visita. Ecco allora che è possibile conoscere delle inedite produzioni palestinesi mangiando pane e za’atar, o immergersi nel nuovo catalogo di corti spagnoli assaggiando jamón, o ancora proporre le proprie opere a un festival bulgaro sorseggiando rakia. Ma proprio a proposito di festival, c’è un altro evento collaterale tutto da scoprire: Meet The Festival.
Meet The Festival: speed dating nell’industria del corto
Affidarsi a un distributore è probabilmente la soluzione più rapida per diffondere le proprie opere nei festival di tutto il mondo. Ma per i filmmaker interessati a un approccio face to face, Meet The Festival è sicuramente l’evento più intenso: una stanza, tanti tavolini con due sedie, sette minuti di tempo. Sette minuti di tempo fermarsi a ogni singola postazione, scambiare qualche parola con i rappresentanti dei festival presenti, far conoscere le proprie opere e capire se tra le due parti ci può essere una comunione d’intenti.
E finiti i sette minuti? Via alla musica, altro giro, altra corsa, senza mai sapere chi ti capiterà davanti la prossima volta. Potrebbe essere un regista esordiente appena uscito dalla scuola di cinema, così come potrebbe essere Emma D’Arcy che ti racconta di quella volta che è stata nella tua città. Certo è che, alla fine di tutto, si avrà un’ampia panoramica non solo sull’evoluzione del cinema al giorno d’oggi, ma anche anche sulle problematiche e gli interrogativi che interessano maggiormente uomini e donne del mondo intero.
I temi del 2024
Di cosa parla (e parlerà), dunque, il cinema del 2024, quello più sotterraneo e meno visibile? Le voci da ascoltare sono talmente tante che forse non basterebbe una vita intera ad ascoltarle tutte.
Si parla di inclusività e ricerca dell’identità (personale, culturale, sessuale), si parla di emancipazione femminile e si esplorano le nuove frontiere della tecnologia e dell’intelligenza artificiale, e ovviamente si parla della guerra, raccontata dal punto di vista di chi la vive o l’ha vissuta con le sue conseguenze più tragiche, ma anche nella sua forma più quotidiana, infida e opprimente. Ed è proprio quest’ultimo il tema centrale di Une Orange De Jaffa di Mohammed Almughanni, film di 27 minuti che racconta la storia di un giovane palestinese deciso a oltrepassare un posto di blocco israeliano per ricongiungersi con la madre. Una trama estremamente semplice e ridotta all’osso ma che, con la forza dei suoi dialoghi, dei simboli e di un ritmo dosato sapientemente, è riuscito ad aggiudicarsi il Grand Prix International di questa edizione.
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