Per la nostra rubrica dedicata agli incontri con giovani talenti del panorama musicale italiano, parliamo oggi con Calvino (Niccolò Lavelli) : alcune essenziali domande per iniziare ad entrare nel suo mondo.
Chi è Calvino?
Calvino è un santo protettore che illumina e sorveglia il nostro cammino.
In che contesto sociale e culturale nasci e cresci?
Nasco nella bassa bergamasca e cresco nella periferia milanese degli anni ‘90.
Cosa immagini saresti stato se non fossi stato un musicista?
La musica è un’esigenza che porto avanti collateralmente al lavoro che mi dà da vivere e che mi appassiona al pari dello scrivere canzoni, sono uno psicoterapeuta.
Perché fai quello che fai? Da quale bisogno della tua vita nasce la tua musica?
Lo scrivere canzoni è sempre stato un modo per riuscire a mettere in parole cose che altrimenti sarebbero rimaste sepolte dentro di me. Scrivere canzoni per me vuol dire capirmi meglio, dialogare con parti di me di cui non sospettavo l’esistenza, forse in un certo senso curarmi.
Quanto e in che modo il tuo stile musicale è legato a questo bisogno?
Credo lo sia moltissimo, credo che il mio stile abbia sempre seguito il senso delle canzoni e dei testi e non viceversa. Questo non vuol dire che sia stato omogeneo e unitario negli anni: ha sempre seguito quello che dovevo dire, era incazzato se usciva rabbia, era dolce se usciva tenerezza oppure triste se usciva il dolore.
C’è qualche grande artista al quale ti ispiri?
I grandi cantautori della scuola italiana sono sempre stati i miei punti di riferimento: Battiato, Dalla e De Gregori su tutti.
Cosa ti distingue da loro e dagli altri?
Penso tutto, mi distingue chi sono io.
Qual è il brano nella Storia della musica che avresti voluto scrivere tu?
Bene di Francesco De Gregori.
Quale quello che vergogneresti di aver scritto?
Moltissimi dei brani che ho scritto negli anni e sono rimasti nei vari taccuini o registratori.
Dal 19 marzo è disponibile il nuovo album di Calvino, già anticipato dalla title-track e i singoli Che male c’è, E tu e Saturno. Si intitola Astronave Madre, quell’angolo di cosmo, al termine di un infinito viaggio interstellare, dove possiamo sentirci finalmente a casa. Una sensazione a cui aspirare, che prescinde ogni luogo e tempo [Ufficio Stampa Astarte Agency].