Caligola (1979) Penthouse Films International e Felix Cinematografica. Produzioni Atlas Consorziate (P.A.C.)
Caligola (1979) Penthouse Films International e Felix Cinematografica. Produzioni Atlas Consorziate (P.A.C.)

Il 14 agosto 1979 venne proiettato per la prima volta uno dei film più malfamati della storia del cinema, Caligola (poi redistribuito con il titolo di Io, Caligola), diretto dal regista italiano Tinto Brass, prodotto dal fondatore del magazine Penthouse, Bob Guccione, e scritto dal satirico e cinico romanziere Gore Vidal.

Pornografico o erotico, storico, truculento ed esoterico, il film di Brass è il ritratto di un imperatore che governa sul confine tra spregio delle autorità senatorie e della comune decenza morale, e follia pura, paradigmatica; un uomo con poteri illimitati che usa illimitatamente.

Negli abissi della Roma imperiale

Caligola (Malcolm McDowell) è l’erede designato dell’imperatore Tiberio (Peter O’Toole), pedofilo e sfigurato da malattie veneree. Anche Caligola però è mentalmente instabile. Vanesio, strafottente, ossessionato sessualmente dalla sorella Drusilla (Teresa Ann Savoy), che vuole sposare come i faraoni tolemaici, oltre che ostile al potere senatorio.

Il suo regno è caratterizzato così degli eccessi e dalle follie che compie assecondando i suoi istinti e i desideri proibiti, fino a morire ucciso in una congiura dai pretoriani comandati da Cassio Cherea (Paolo Bonacelli).

L’aneddotica sul malgoverno di Caligola è celebre, tramandata dai principali storici romani dell’epoca come da molti storici successivi. Tinto Brass prende molto dalle cronache e dalle biografie di quel periodo, ma vi aggiunge un gusto grottesco e truculento che approda quasi nel felliniano: non c’è un volto del film che non sia caratteristico, memorabile.

Star indiscussa della pellicola però è il celebre e cinematograficamente famigerato attore Malcolm McDowell, a cui si aggiungono alcuni pesi massimi della recitazione come gli inglesi Peter O’Toole e Sir John Gielgud (Nerva), e l’italiano Paolo Bonacelli.

Tra il porno e la storia

Il produttore Bob Guccione, progettando questo kolossal, aveva un’idea ben precisa: creare il film porno più magniloquente mai prodotto. A lungo ha circolato infatti la versione con inserti pornografici che spezzano la narrazione storica effettiva innestandovi ellissi sessuali più o meno scabrose: rapporti sessuali omoerotici, eterosessuali, stupri, orge, incesti.

Il porno esplicito è poi divenuto aspro erotismo, più decorativo che esibito, nella versione Ultimate Cut che è stata proiettata in anteprima al Festival di Cannes 2023. L’opera da tre ore è spogliata di ogni inserto pornografico e osceno, diventando un kolossal storico-erotico di grande fascino e pervasività visiva.

Non è stato facile coniugare la visione mercificata dell’opera da parte di Penthouse con quella più artistica di Tinto Brass, che già all’epoca voleva solo realizzare il ritratto intimo della pazzia di un potente. Convinto uomo di sinistra, Brass si era già dimostrato un detrattore del potere e dei suoi amministratori; le sue pellicole erotiche svelano l’ipocrisia e la corruzione delle classi governative.

Eppure rimane in questo Caligola – Ultimate Cut quel gusto grottesco e risibile del suo erotismo migliore, decurtato della parte più oscena ed esplicita voluta da Guccione.

Gli aneddoti di produzione

Nella sua biografia-intervista di Marco Spagnoli (Malcolm McDowell, Aliberti, 2006), l’attore protagonista racconta di una scena dov’era previsto che delle comparse si masturbassero e venissero all’unisono in una ciotola per raccogliere lo sperma, usata nel film come crema di bellezza. Tuttavia una delle comparse concluse prima delle altre e il regista diede in escandescenze perché bisognava ricominciare da capo.

I costumi del grande artista Danilo Donati, due volta premio Oscar, erano saldati da cuciture leggerissime, e praticamente ogni attore/attrice in un’inquadratura finiva col mostrare le proprie parti intime. Questa nudità semi-vestita rimane un fattore di grande erotismo; confrontando le stesse scene nelle due versioni, si evince come a seconda dell’inquadratura l’attore/attrice coinvolta finiva col risultare nudo/nuda. La scena poteva così apparire normale, erotica, o pornografica.

Immaginate poi essere due attori di caratura internazionale, versatili, eccelsi interpreti di Shakespeare e figure di spicco del teatro inglese e mondiale, e finire a recitare in quello che abitualmente sul set viene definito “un porno”. Anche la presenza di Peter O’Toole e Sir John Gielgud assicura a questo film un fascino intramontabile. Il primo si racconta che fumasse marijuana sul set e bevesse come una spugna, oltre a sfottere il secondo sul fatto che un cavaliere di sua maestà era finito a recitare in un porno.

Roma, caput imperii (Testa dell’impero)

In questa estate 2024 molti di noi fremono per l’attesa de Il Gladiatore 2 di Ridley Scott, mentre altri si sono già tuffati nella nuova serie di Prime Video, Those About to Die di Roland Emmerich; il fervore per le opere audiovisive storiche ambientate in età romana è alle stelle.

Forse non esiste un momento migliore per recuperare quelle pietre miliari del cinema storico ambientate ai tempi di Roma, che sia l’ultimo respiro della repubblica o la piena età imperiale. Come farsi mancare dunque questo cult indiscusso?

Certo, sembrerebbe facile optare per la Ultimate Cut, più pulita e artistica, ma anche meno carica di morbosità e di fascino. Tale versione restituisce infatti l’idea di cosa doveva essere 45 anni fa questo kolossal, un film erotico-storico meraviglioso, curato in modo perfetto e mirabile.

Ma la versione originale coniuga gli sforzi produttivi del kolossal al potere coinvolgente del cinema porno, unendo la maestria tecnica ad una serie di sfrenate scene sessuali orgistiche e intime fin dai primi momenti.

Oggi, che ci siamo per fortuna liberati di un certo bigottismo seicentesco, questa versione non mette a disagio, stomaca, o inquieta, e con un pizzico di onestà intellettuale e morale, diventa un grande film sui generis, capace di restare nell’immaginario collettivo del pubblico, e di rendere il film “interattivo”, potere che finora è appannaggio del 3D o del porno.

In breve

Che scegliate l’originale o la Ultimate, Caligola è un film seminale per molte opere successive: parecchi personaggi eccessivi, da Commodo (Joaquin Phoenix ne Il Gladitore, 2000) a Jordan Belfort (Leonardo DiCaprio in The Wolf of Wall Street, 2013), sono figli dell’imperatore interpretato da Malcolm McDowell. E qull’ambiente scenografico, quella Roma grottesca e delirante, è qualcosa di prezioso e mitico nella storia del cinema.

A voi se imboccare il sentiero dell’arte o del piacere per godervi l’opera del maestro Tinto Brass.

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Francesco Gianfelici
Classe 1999, e perennemente alla ricerca di storie. Mi muovo dalla musica al cinema, dal fumetto alla pittura, dalla letteratura al teatro. Nessun pregiudizio, nessun genere; le cose o piacciono o non piacciono, ma l’importante è farle. Da che sognavo di fare il regista sono finito invischiato in Lettere Moderne. Appartengo alla stirpe di quelli che scrivono sui taccuini, di quelli che si riempiono di idee in ogni momento e non vedono l’ora di scriverle, di quelli che sono ricettivi ad ogni nome che non conoscono e studiano, cercano, e non smettono di sognare.