Il potere delle idee, il fraintendimento di esse: la rabbia, la frustrazione, il bisogno di distruggere le istituzioni. Il dubbio di Chiara/Anna Laura nel tenere in pugno la vita di un uomo. Sbirciare nel “bunker” della giustizia è aprirsi un varco dentro, e i sogni di rivoluzione si rivelano come gli echi romantici del volere dei padri. È una prestanome, è colpevole. È inquieta e dilaniata, come la storia. Perché la realtà non è che un cadavere ritrovato in via Caetani, mentre il cinema di Bellocchio un immaginato finale di libertà che schiarisce l’anima.
Se la storia venisse insegnata attraverso i film di Marco Bellocchio la percezione del nostro passato recente assumerebbe tratti più critici, senza lasciare da parte l’umanità sofferta di personaggi veri e tormentati. Come la protagonista di Buongiorno, notte, Chiara (Maya Sansa), in preda a ripensamenti trascendentali che le fanno dubitare dei suoi fermi ideali politici. Costretta ad agire per non dimenticare il suo ruolo, trascorre la notte su binari onirici costellati di visioni malinconiche e libertà assordante.
Tra le fonti di Buongiorno, notte il libro scritto da Anna Laura Braghetti, Il Prigioniero, e un titolo che fa riferimento ad una poesia di Emily Dickinson (Buongiorno, mezzanotte).
Il film si trova su RaiPlay e va visto, senza se e senza ma, o recuperato, come nel mio caso, che per festeggiare gli 81 anni di Marco Bellocchio l’ho scelto per una nuova visione, a tanti anni di distanza.