Le note e la voce inconfondibile di Bob Marley risuonano fin dall’inizio nel film di Reinaldo Marcus Green, e sono un primo indizio fondamentale sulla natura del primo, storico, biopic ufficiale sulla leggenda del reggae. Bob Marley – One Love è infatti prodotto e voluto dalla famiglia dell’artista oltre che dalla (sempre perspicace) Plan B di Brad Pitt.
Nei limiti autoimposti dal genere, cerca di raccontare l’essenza di una figura fondamentale del Novecento, musicale e politico. Lo fa scegliendo un episodio chiave della sua vita, anziché perdersi in una spiegazione biografica ampia o senza centro.
Bob Marley – One Love, la trama
È dicembre 1976. Bob Marley, la moglie Rita e alcuni dei loro collaboratori più vicini sono vittime di un attentato in casa da parte di alcuni uomini armati. La ragione è politica, poiché nella Giamaica sull’orlo della guerra civile, poco dopo l’indipendenza dal Regno Unito, Bob Marley con la sua musica rappresenta un forte riferimento culturale, oltre che un messaggio di pace.
I proiettili che lo colpiscono non gli impediscono, due giorni dopo, di salire sul palco del concerto da lui organizzato per sedare gli episodi di violenza diffusi nella città di Kingston. Poco dopo, tuttavia, Marley decide di trasferirsi per un periodo a Londra dove incide il suo album più importante e apprezzato, Exodus (1977) sempre insieme ai The Wailers.
Un pezzo di storia della musica e un pezzo di storia dell’umanità prendono forma nel corpo di Kingsley Ben-Adir, che si immerge totalmente nel ruolo fino a sovrapporsi all’immagine comune di Marley. Ne studia e riproduce i movimenti, ne incarna l’aura e restituisce al pubblico un ritratto privato inedito.
Allo stesso tempo, attraverso una struttura narrativa che torna anche indietro nel tempo con i flashback, il film di Reinaldo Marcus Green spiega cos’è e cosa ha rappresentato il reggae per la resistenza culturale giamaicana, sottolineandone la rilevanza identitaria oltre che storica.
Bob Marley – One Love: Perché guardarlo
Gran parte dell’interesse per Bob Marley – One Love resta nell’interpretazione di Ben-Adir, profonda e lontana da logiche di imitazione. È un film che sceglie di non strafare, di rimanere sempre lineare e realistico (anche nell’accento giamaicano della versione originale).
Riesce così ad avvicinarsi sia a un pubblico estraneo al cantautore sia ai fan di lunga data. E il ritratto che ne emerge mette d’accordo un po’ tutti, rialimentando la leggenda.