L'Arminuta, Giuseppe Bonito 2021
L'Arminuta, Giuseppe Bonito © 2021 Lucky Red

L’Arminuta è la ritornata, soprannome dialettale che si sovrappone totalmente all’identità della giovane protagonista di questa storia, fino a non lasciare spazio per altro, nemmeno per il suo vero nome. È tutto il suo Essere, la sua macchia indelebile, la sua colpa inconsapevole.

Ha tredici anni, l’Arminuta, e torna nella casa di campagna della sua famiglia naturale quando colui che ha sempre chiamato papà l’abbandona senza ulteriori spiegazioni. Ciecamente, come lei, anche il pubblico affronta il dolore di un rifiuto a lungo lasciato ingiustificato e il trauma del rientro in un ambiente assolutamente estraneo.

Il mare, i gelati, le carezze, la vita agiata della borghesia di città diventano improvvisamente ricordi, momenti di spensieratezza strappati via con indifferenza.

Negli occhi sconsolati e al tempo stesso risoluti dell’Arminuta (Sofia Fiore) si legge in ogni istante la lotta interiore tra la forza che prova da sola a infondersi e la sofferenza di una condizione inaspettata e inizialmente inospitale. Al di là dei gelidi silenzi del padre (un Fabrizio Ferracane che recita di fatto solo di corpo e sguardi) e l’aperta ostilità dei fratelli, il rapporto più difficile è quello con la madre. Continuamente contrapposta ad Adalgisa, la madre adottiva, infatti la Madre interpretata da Vanessa Scalera è un groviglio inestricabile di senso di colpa e orgoglio. Sentimenti che la rendono distante, almeno fino a un’inaspettata svolta della trama. Unica vera alleata della protagonista è la sorella minore Adriana (meravigliosa Carlotta De Leonardis) e l’ambiguo, a tratti problematicamente vicino, fratello maggiore, Vincenzo (Andrea Fuorto).

Un mondo rurale in un adattamento moderno

Giuseppe Bonito (già regista di Figli) porta dunque sullo schermo una storia già resa nota dal grande successo dell’omonimo romanzo di Donatella Di Pietrantonio, Premio Campiello 2017. Una storia che racconta l’entroterra italiano, in particolare abruzzese, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. Lo fa, tuttavia, con uno sguardo moderno, che non ha alcuna intenzione di trasformarsi in ricostruzione filologica, ma anzi spesso sfocia nel teatro, nel senso più ampio del termine. Al di là dello spazio che solo il cinema è in grado di aprire con i suoi campi lunghi e i suoi movimenti di macchina, gran parte dei momenti pregnanti del film avvengono nello spazio claustrofobico della casa, ricostruita come un palco. Luogo per antonomasia dove tutto è finto ma mai falso. Si pensi solo, per esempio, all’effetto straniante che qui hanno i costumi apparentemente intonsi e le scenografie plastiche.

L'Arminuta, Giuseppe Bonito  © 2021 Lucky Red
L’Arminuta, Giuseppe Bonito © 2021 Lucky Red

Ulteriore prospettiva moderna di questo passato così vicino eppure così ancestrale la dà poi la costruzione della sorellanza e delle complesse relazioni femminili nel film. La rete attorno all’Arminuta è composta infatti quasi esclusivamente da donne: Adriana, la maestra, la Madre, Adalgisa… Gli uomini sono figure criptiche, enigmatiche e lontane, a tratti crudeli.

Un mondo al femminile (e il necessario annientamento del maschile) – Spoiler Alert

A entrare brevemente in questa bolla femminile è solo Vincenzo. Fratello di sangue ma non di spirito, ammaliato fin dal primo momento dalla presenza dell’Arminuta e mai del tutto respinto, se non dalla morale del pubblico. Si apre qui una grande frattura interpretativa, che il film di Bonito risolve solo dal punto di vista narrativo, lasciando quello etico in sospeso. Ci mette di fronte a una violenza o a una prima (forse sì, spaventosa) scoperta del desiderio?

Ci costringe, in quanto spettatori a rimanere in un’area grigia, in cui non è possibile accettare ciò che vediamo, secondo la sensibilità moderna, ma al tempo stesso non è corretto dimenticarne il contesto. La violazione del tabù più profondo e più grave (l’incesto) turba, inevitabilmente, ma al tempo stesso ricorda sempre l’estraneità dell’Arminuta nella famiglia. È solo dopo che Vincenzo esce di scena, punito e trascinato via dagli eventi, che la protagonista trova il suo posto, pur se in un brusca e dolorosa sostituzione.

L’Arminuta così interrompe il suo movimento, metaforicamente non torna più, ma resta. E resta dove sceglie di trovare e cogliere l’amore.

Non perdete questo film in sala dal 21 ottobre con Lucky Red.

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