Animali notturni (Nocturnal Animals). Universal Pictures
Animali notturni (Nocturnal Animals). Universal Pictures

Dopo l’esordio con A Single Man (2009), nel 2016 Tom Ford dirige un inquietante thriller intitolato Animali Notturni (Nocturnal Animals). Il film ottiene una candidatura agli Oscar, tre candidature e un premio ai Golden Globes, nove candidature ai BAFTA, tre candidature a London Critics, tre candidature a Critics Choice Award e una candidatura a SAG Awards.

La seconda opera del regista statunitense è ora disponibile su Netflix.

Sinossi

Susan Morrow (Amy Adams), proprietaria di una galleria d’arte, riceve un manoscritto dal marito, da cui la separano diciannove anni e un rimorso che emerge prepotente dalle pagine di quel romanzo.

Animali Notturni è un thriller che avanza nell’orizzonte piatto del Texas e dentro una notte mai così nera e profonda; quella che cattura Susan e la inchioda al suo letto, dietro gli occhiali e una vita di apparenze. La donna molti anni prima ha divorziato crudelmente da Edward (Jake Gyllenhaal) per sposare Walker (che non sopporta i fallimenti e la tradisce), e vive una vita che scivola abulica sulla superficie delle opere che espone.

Ma niente ora è più reale di quelle pagine che consuma con gli occhi, svolge col cuore, riorganizza nella testa, risalendo il tempo e la storia del suo matrimonio, nonché il trauma che l’ha sconvolto.

Tom Ford, con raffinata abilità, riesce a delimitare un territorio narrativo scalpitante, angusto e sorprendentemente perverso. Una perversione lapidaria, che si muove attraverso una realtà arida, tipica dei luoghi desertici, ma anche esistenziali e introspettivi. La scrittura del regista è perentoria, cruda, ma sempre attenta nell’esporre con elegante dimestichezza piani narrativi differenti con i quali vengono raccontate le vite dei due protagonisti, Susan ed Edward.

Susan è il vero animale notturno

Nella seconda opera di Ford nulla è lasciato al caso: il duplice binario espositivo sul quale si muove la vicenda proposta risulta essere un evidente gioco al massacro psicologico ed emotivo, per mezzo del quale la protagonista si sente coinvolta fino all’ultimo brandello di coscienza e senso di colpa.

È lei l’animale notturno, quella fiera dantesca che si perde nei meandri di un inferno che si infiamma attraverso le parole del manoscritto dell’ex marito Edward, parole che lentamente la consumano, la torturano, durante le ore più piccole e buie della notte.

Un tormento notturno che Ford intaglia in una vendetta elaborata con calma, dal passo felpato e in piena solitudine. Tony, alter ego immaginario di Edward, ricostruisce nella mente della donna i rimpianti, gli sbagli, le omissioni e le inosservanze con la quale lei stessa non aveva mai fatto i conti, mentre ora viene richiamata sanguinariamente a pagarne il prezzo.

Nel film di Tom Ford tutto si ripropone in base alla proiezione mentale della protagonista femminile. Inconsciamente è Susan a muovere i fili di questo paradossale palcoscenico dell’assurdo, in cui i sentimenti più cupi, trasmigrano mediante un’atipica forma di metateatro, dove i personaggi della trama sono diretti esclusivamente dall’attività quasi onirica della donna, sublimata nella penna figuratamente tagliente e manipolatoria dell’ex marito. Susan è in trappola, esattamente come il personaggio del romanzo.

Allegoricamente, il libro assume i tratti di uno specchio opaco, dove i percorsi puramente intellettualistici dei personaggi si riflettono e si infrangono al contempo, in una serie di flashback con i quali viene restituito e raccontato al pubblico il rapporto tra i due, Susan ed Edward, da giovani.

In breve

Animali Notturni propone un plot complesso e imbastito sull’anatomia della vendetta e del rimpianto. Con sublime maestria, Tom Ford mette a segno un ulteriore prodotto assolutamente riuscito.

Se con A Single Man era già evidente un tocco registico capace, ambizioso e ammaliante, con Animali Notturni si ha una sorprendente conferma, che consente di considerare il cineasta americano tra i più sensibili, ed intellettualmente stimolanti degli ultimi anni.

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Annamaria Martinisi
Sono il risultato di un incastro perfetto tra la razionalità della Legge e la creatività del cinema e la letteratura. La mia seconda vita è iniziata dopo aver visto, per la prima volta, “Vertigo” di Hitchcock e dopo aver letto “Le avventure di Tom Sawyer” di Mark Twain. Mi nutro di conoscenza, tramite una costante curiosità verso qualunque cosa ed il miglior modo per condividerla con gli altri è la scrittura, l’unico strumento grazie al quale mi sento sempre nel posto giusto al momento giusto.