AL CINEMA CON è la rubrica creata dal team di Conza, ufficio stampa musicale con sede a Milano, apposta per FRAMED, in cui commenta i film presenti nelle sale milanesi insieme ad alcuni dei suoi cantautori.
Milano d’estate si svuota, non solo di persone ma anche di occasioni, calano le serate, i locali si svuotano e tutti noi che siamo rimasti qui non facciamo che riversarci nei cinema, a recuperare i film che non avevamo visto, ad assorbire l’aria condizionata e le pellicole europee che fino a settembre costano 3 euro e cinquanta. Ed è sullo sfondo di questa afosa giornata che continuiamo la nostra rubrica estiva in cui commentiamo i film in sala insieme ai cantautori emergenti del panorama milanese. Questa volta siamo stati accompagnati da Henry Beckett, al secolo Raffaele Volpi.
Un pomeriggio al cinema in zona Moscova
Ci troviamo all’Anteo, in zona Moscova, in uno di questi pomeriggi desolati dove c’è sole, sudore e qualche audace che si prepara al cinema all’aperto al chiostro interno del cinema, a lottare con le zanzare e le cuffie bluetooth che si illuminano. Noi non siamo così coraggiosi, così decidiamo per il cinema, quello normale, e un film che non avevamo visto appena uscito, attratti dalle chiacchiere generali e dal nome del regista, ma senza sapere chissà cosa della trama, o di altro: Rapito di Marco Bellocchio.
In ascensore, prima di arrivare al quarto piano, dove ci sono le sale più piccole del cinema Anteo, ci confessiamo che non conosciamo molto della trama, e forse neanche del regista. Henry/Raffaele dice che questo film lo ha consigliato la sua ragazza, però al di là di questo non ha voluto soffermarsi troppo su quale connessione potesse avere un film al cinema con il suo disco di debutto Riding Monsters, preferendo che per questo articolo venisse tutto naturale, come se si trovasse ad andare al cinema per i fatti suoi. Ci sta più che bene.
Chi è Henry Beckett
Henry Beckett è l’alter ego musicale di Raffaele Volpi, attore, cantautore, un disco alle spalle che lo aveva portato anche al Miami, la faccia da bravo ragazzo ma brani che parlano di demoni interiori.
Riding Monster, il suo ultimo album, è la colonna sonora di un ipotetico viaggio on the road, rigorosamente in solitaria, per gli Stati Uniti, un libro di Jack Kerouac nella tasca e un vinile di Ryan Adams sul sedile vicino a noi. É evidente che per lui la musica sia una fuga, da Milano e da tutte le sue dinamiche, dalle scene musicali che sono sempre meno accoglienti, da tutte le regole di un mercato che non ha più senso. Henry Beckett è un’isola, che racconta di paure e frustrazioni: una lunga gestazione che sa di casa e di tutti i mostri che ci portiamo dietro, senza che nessuno lo sappia.
Rapito: scoprire la Storia attraverso il cinema
Rapito è un film che con Henry Beckett c’entra veramente poco. Italiano, anzi italianissimo, dove la storia del protagonista si intreccia con quella di quell’Italia che forse abbiamo perso. Raffaele dice che di storia italiana e di molte altre cose non sa molto, che gli piace andare al cinema anche per studiare ciò che non conosce, per entrare in storie che non avrebbe mai conosciuto, come quella di questo film.
Un bambino tolto ad una famiglia ebrea, inserito in un collegio cattolico, portato a farsi prete. Della sua famiglia di origine lui conserva tutti i ricordi del caso, ma è scisso in due verità che convivono: il male di una Chiesa che lo ha allontanato da un abbraccio, il bene di una Chiesa che lo ha avvicinato a Dio e ad una carriera ecclesiastica, il male di una famiglia non credente, il bene di una madre che, tuttavia, il protagonista cercherà di convertire in punto di morte.
Concordiamo sul fatto di non essere abituati a questo tipo di recitazione melodrammatica, un po’ da fiction Rai, eppure non abbiamo saputo togliere gli occhi dallo schermo e distaccarci dal pathos di una storia che scopriamo essere tristemente vera, una parte d’Italia lontanissima da questo aperitivo in Moscova, ma sempre nostra.
In sintesi
Forse Edgardo Mortara, il protagonista del film, che si muove tra una verità e l’altra, tra la sua identità di bambino ebreo in una famiglia amorevole e quella di devoto cristiano, sta facendo il suo personalissimo viaggio on the road, una terra di mezzo dove i “riding monsters” non si contano.
Edgardo non fa che ripetere a tutti di stare bene, ma la tensione è tale come i tumulti di un’Italia che si sta per unire là fuori, come la quotidianità di chi sta sempre bene, ma se ne va in giro ascoltando Ryan Adams con tutte le sofferte e arrabbiate sofferenze del caso, come l’io poetico del disco di Henry Beckett. E forse in fondo Raffaele lo ha scelto bene il film!
Qui trovate la recensione di Rapito di Marco Bellocchio a cura di Silvia Pezzopane.
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