Come accade per i grandi eventi del nostro tempo, ricordo benissimo cosa facevo e dov’ero l’11 febbraio 2012, alla notizia della morte di Whitney Houston. Non sono riuscita a comprendere quel mio attaccamento e l’improvvisa angoscia che ne è seguita, tuttavia, fino a quando non ho visto l’episodio di Glee a lei dedicato.
Esattamente come i ragazzi del McKinley High, infatti, anche io ero all’ultimo anno di liceo e mi preparavo mentalmente a un futuro nuovo e incerto. Le parole di Emma (Jayma Mays) a Mr. Schuester (Matthew Morrison) allora sono arrivate esattamente a spiegare quella sensazione così forte, eppure così evanescente, di perdita.
Avrei lasciato la mia casa. Avrei detto addio ai miei insegnanti, ai miei amici, la sua morte rappresentava la perdita della mia infanzia.
Così Mr. Schuester ripete e rafforza il concetto nell’aula del glee club, agganciando lo spettatore a quel senso di disorientamento che ognuno di noi nella vita ha provato almeno una volta, probabilmente. Anche se i ragazzi, puntualmente lo contraddicono. Poiché l’insegnante sta in realtà proiettando su di loro la sua paura del distacco, dell’addio.
Per molti di voi queste settimane saranno le ultime qui al McKinley. Vi aspettano molti cambiamenti e tantissimi addii…Ad amici, a persone speciali, agli ultimi quattro anni della vostra vita. Per un giovane, questa enorme transizione può essere angosciante, quindi è più facile concentrarsi su altre cose, come non riuscire a dire addio a Whitney Houston. (…) Vi state aggrappando a Whitney perché è difficile gestire lo sconvolgimento nelle vostre vite.
Da qui Mr. Schuester decide di dedicare la settimana del Glee club al tributo di Whitney Houston, al suo retaggio, alla sua memoria e ai suoi successi. Questo dà ovviamente modo di inserire alcuni degli stupendi brani di Whitney all’interno della narrazione, in modo perfettamente coerente, come sempre in Glee.
Il commosso tributo a Whitney Houston, fuori e dentro il racconto
Già in apertura (oltre che nel titolo) l’episodio anticipa la celebrazione dell’artista con un prologo che, oggi ancora di più, mette i brividi. Rachel, Kurt, Mercedes e Santana intonano How Will I Know, vestiti estremamente eleganti, nell’auditorium della scuola. È una sequenza che trascende il tempo e il luogo della narrazione del liceo McKinley. Un momento in cui tutto si ferma e il lutto prende forma, soprattutto a guardarlo oggi, sapendo che anche Naya Rivera non c’è più.
Questo breve e toccante intro è sciolto dalle reali dinamiche tra i personaggi e sembra mettere a nudo più che altro gli attori dietro la maschera. Come se fossero Lea Michele, Chris Colfer, Amber Riley e Naya Rivera (il primo vero nucleo di Glee) a dare il loro personale addio a Whitney. Dopodiché tutto rientra nei codici narrativi usuali. Tra battibecchi, litigi per gli assoli e questioni adolescenziali.
L’aspetto più interessante rimane sempre il modo in cui i brani vengono scelti e adattati alla sceneggiatura, per far sì che diventino parte della conversazione e dei dialoghi. Lo vediamo in almeno tre momenti.
Il duetto Quinn e Joe – Saving All My Love for You
In ordine cronologico, il dolce duetto fra Joe e Quinn è sicuramente un uso intelligente del brano Saving All My Love for You. Dando un minimo contesto, Joe è un personaggio ricorrente nella terza stagione e si innamora di Quinn (Dianna Agron), in questo momento su una sedia a rotelle dopo un incidente. I due sono molto vicini emotivamente, nonostante un equivoco fondamentale. Infatti Joe, a causa della sua fede religiosa, cerca di allontanare Quinn per non cadere in tentazione. Lei, turbata, crede di non poter avere più un ragazzo se non riacquisterà l’uso delle gambe.
Il brano di Whitney, tuttavia, si inserisce in un momento ancora precedente, in cui è palpabile l’attrazione tra i due. E lui, teneramente, canta che conserverà tutto il suo amore. La storia di un’amante nascosta in perenne attesa dell’amato, come la interpretava Whitney, qui assume tutt’altro significato. Non è un amore impossibile, ma è un amore non consumato, che vive ancora di un desiderio sconosciuto.
Il duetto Rachel e Santana – So Emotional
Poco dopo arriva il grande duetto di Rachel e Santana, da loro stesse definito poi un momento determinante:
R: Abbiamo sprecato tre anni a prenderci per la gola. Potevamo cantare insieme e spaccare, nel Glee Club.
S: Ci abbiamo messo tre anni a capirlo, e allora? Abbiamo un sacco di tempo per rifarlo.
R: Mancano solo 42 giorni al diploma…
Ma sappiamo benissimo che dopo il diploma Rachel e Santana saranno insieme a New York e questo è il momento fondamentale in cui si apre lo spiraglio della loro amicizia.
Tornando al brano, tuttavia, il motivo per cui hanno spaccato, come dice Rachel, è che hanno rubato un po’ l’una dall’altra, creando qualcosa di nuovo. Il canto di Rachel, di solito impostato e statico, anche se molto virtuoso, ha preso un po’ della sensualità di Santana. E quest’ultima si è lasciata trasportare dalla gioia, dall’entusiasmo e dal divertimento del momento, quasi facendo cadere la maschera da “tosta”. Insieme, poi, hanno ovviamente giocato sul senso del testo cantato, ammiccando una all’altra e ai rispettivi partner (Finn e Brittany). Con questo diverso arrangiamento sono riuscite a trasmettere persino meglio il senso carnale e il desiderio che permea le lyrics del brano. Senza nulla togliere mai, ovviamente, alla voce e all’interpretazione di Whitney.
Il botta e risposta tra Blaine e Kurt – It’s Not Right But It’s Okay VS I Have Nothing
Questo è il momento che in assoluto preferisco, forse nell’intera serie: la rabbia dell’amante tradito contro l’arrendevolezza dell’amore totalizzante. Due visioni estremamente differenti (nessuna delle due ideale), eppure sempre coinvolgenti, anche quando non è Whitney a cantarle.
Tutto inizia da una lite, a causa di alcuni messaggi che Kurt (Chris Colfer) scambia con uno sconosciuto. Al suo debole tentativo di ristabilire l’equilibrio con un It’s OK (non è successo niente), Blaine (Darren Criss) risponde ironicamente It’s NOT right but it’s OK. Cita e quindi introduce il brano che sta per cantare. La sequenza che segue, come accade spesso, trasla il personaggio che canta in una “dimensione altra”, quella forse in cui si immagina lui stesso.
Blaine, cioè, rimane sempre nell’aula del glee a riversare tutta la sua rabbia davanti ai compagni di classe. Nel frattempo, però, noi lo vediamo esibirsi come in un videoclip, che ricalca quello originale di Whitney. Le luci al neon, lo sfondo scuro e il tavolo di cristallo, i costumi e le movenze di Blaine con l’indice, puntato in accusa, verso la telecamera: è identico! Tutto questo è meraviglioso non solo perché la versione di Darren Criss è una delle Glee Cover più memorabili, ma soprattutto perché qui la puntata-tributo va oltre la solita procedura. Racconta anche l’eredità visuale di Whitney Houston, il modo in cui ha influenzato l’immaginario.
A questo punto l’unico aspetto musicale di Whitney che ancora manca è il brano lento e spaccacuore, cantato rigorosamente in primo piano, a far notare la sofferenza del volto. E poco dopo viene sorprendentemente affidato a Chris Colfer. In risposta all’odio rigurgitato da Blaine, infatti, Kurt canta a cuore aperto, scusandosi. Lo fa nell’unico modo in cui si può immaginare questa scena: senza orpelli, senza balli, una voce e un pianoforte. I Have Nothing è forse l’unica canzone di Whitney Houston che regge il confronto con I Will Always Love You (famosissimo brano originariamente di Dolly Parton). Per molti versi la preferisco persino a I Will Always Love You – qui sapientemente evitata, perché troppo inflazionata – poiché ha ancora in sé la speranza di un amore e al contempo la sfida a quell’amore stesso.
Don’t make me close one more door//I don’t want to hurt anymore//Stay in my arms if you dare//Or must I imagine you there?
Non farmi chiudere un’altra porta. Non voglio soffrire ancora. Rimani tra le mie braccia, osa farlo. O devo soltanto immaginarti lì?
È esattamente questo che urla Kurt/Chris, con il suo inimitabile falsetto, che non ha nulla della voce potente di Whitney, se non la stessa capacità di emozionare. E infatti tutta la rabbia di Blaine, e la nostra con la sua, si scioglie nel pianto e nel perdono. La sfida è stata accolta e il premio in palio è l’amore stesso. Qualcosa che Whitney Houston ha rincorso per tutta la sua vita, trovandolo spesso in forme dannose. Ma ha saputo trasformare quel dolore in bellezza e la bellezza in arte. E alla fine l’amore che cercava così disperatamente, in un modo o nell’altro, l’ha trovato, in tutti noi che ancora oggi non la dimentichiamo.
Infatti la puntata si conclude con la dedica più bella di tutte: i ragazzi del Glee Club che cantano “Ci vorrebbe un’eternità per dividerci”, ovvero My Love is Your Love.