Presentato in concorso all’81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, Iddu di registi Fabio Grassadonia e Antonio Piazza arriva al cinema il 10 ottobre, con Elio Germano nei panni di Matteo Messina Denaro.
La trama di Iddu
Condannato per concorso in associazione mafiosa e recluso per alcuni anni, il politico di lungo corso Catello Palumbo (Toni Servillo) ha perso tutto. Così quando i Servizi Segreti italiani gli chiedono aiuto per catturare il suo figlioccio Matteo (Messina Denaro, Elio Germano), ultimo grande latitante di mafia in circolazione, Catello coglie l’occasione per rimettersi in gioco.
Uomo furbo dalle cento maschere, instancabile illusionista che trasforma verità in menzogna e menzogna in verità, dà vita a un unico quanto improbabile scambio epistolare con il latitante, del cui vuoto emotivo cerca d’approfittare. Un azzardo che con uno dei criminali più ricercati al mondo comporta un certo rischio.
La commedia nella tragedia e un puparo sfuggente
I registi siciliani con Iddu dirigono un film che si muove su diversi toni ottenendo un risultato spiazzante. Se da una parte, la commedia, sorretta dal dialogo epistolare tra i due protagonisti, risulta convincente e con un buon ritmo, la parte drammatica mette quasi in ombra quello che ci si aspetta essere il reale protagonista della narrazione, il latitante più ricercato d’Italia.
Piazza e Grassadonia sanno parlare di pupi e pupari, di mafiosi e senatori, di prigionieri e prigioni, ma questa volta rimanendo in superficie. Iddu si presenta come una tragedia greca, ma senza la tragedia, nonostante la storia venga sorretta dalla coppia vincente, Servillo-Germano.
Tanta poesia, molte le reminiscenze evocate dai “pizzini”, da capre sgozzate, e dai dialoghi che avvengono tra padrino e figlioccio, ma anche una certa impalpabilità della materia trainante, delle intenzioni del personaggio-chiave. Imperscrutabile fino alla fine, di Messina Denaro nemmeno l’ombra, se non la presenza forte di un Elio Germano dentro una caratterizzazione da commedia letteraria.
Il padrino e il vero protagonista
Se la personalità di Messina Denaro è destinata a rimanere intangibile e inconoscibile, i registi puntano tutto sull’influenza della figura paterna di Palumbo nella sua vita. Un rapporto che il montaggio fa tornare in vita con diversi flashback accentuando la dimensione onirico-grottesca dell’intera scrittura.
Iddu è la storia di un figlioccio, ancor prima che di un latitante, che viene reso vulnerabile, soltanto mediante la personalità del padre, e al suo non volerlo diventare a sua volta. Un tratto fanciullesco irrisolto di uno degli uomini più pericolosi d’Italia, che lo rende pupo, e poi puparo, agli occhi dei politici, dello Stato e della società.
È chiaro però che il vero protagonista, l’unico a cui il pubblico può davvero avvicinarsi, è solo Catello, che delinea il destino di colui “… che non morirà mai” (Messina Denaro). Le parole e il pensiero intellettuale, colto, e brillante di Catello Palumbo, sono gli unici elementi capaci di rievocare in Messina Denaro una figura familiare e ad avere un tenero e umano ascendente su di lui.
Iddu – L’ultimo padrino, in breve
Se Iddu fosse una vera una caccia all’uomo, a mancare sarebbe proprio la tensione, la motivazione dei personaggi. Grassadonia e Piazza, tuttavia, danno forma a qualcosa di diverso, cercando anche una nuova chiave di lettura al cinema “di mafia”. Ricercano la contaminazione, la coesistenza di toni e generi, insieme al gioco onirico dell’immaginazione.