Aaron Pierre in Rebel Ridge
Aaron Pierre in Rebel Ridge. Courtesy of Netflix

Troppo alto, troppo corpulento, troppo vistoso per interpretare ruoli che richiedano una qualsiasi introspezione emotiva, è così che Aaron Pierre, durante la promozione di Rebel Ridge, ha descritto la sua difficoltà nel farsi notare nel mondo del cinema e della televisione, fino a oggi.

Nell’action thriller di Netflix interpreta un ex marine specializzato in arti marziali che per caso si ritrova a smantellare una profonda rete di corruzione nella polizia locale. Il suo Terry Richmond ricorda vagamente il Reacher di Prime Video, un uomo letale anche a mani nude, solitario, dal passato oscuro e misterioso, capace di sopravvivere in condizioni estreme. La differenza più ovvia è che è anche un uomo nero, per questo vessato dalla polizia fin dal primo minuto del film di Jeremy Saulnier (ed è giusto ricordare che tutt’oggi muoiono almeno 200 afroamericani ogni anno sotto il fuoco degli agenti di pattuglia).

Quel che sembra iniziare come un film di denuncia o un thriller giudiziario, in cui il protagonista si batte per avere giustizia, diventa però presto un violento, oscuro e volutamente caotico regolamento di conti fra Terry Richmond, il capo della polizia e i suoi agenti corrotti, coinvolgendo anche una giovane praticante del tribunale (AnnaSophia Robb) che presto si trova dalla parte del protagonista.

Aaron Pierre in una scena di Rebel Ridge. Courtesy of Netflix
Aaron Pierre in una scena di Rebel Ridge. Courtesy of Netflix

In questo contesto è probabile aspettarsi un protagonista “piatto”, un classico eroe prevedibile, senza ombre e senza complessità, come fin troppi ne esistono nella produzione statunitense. Forse anche per questo il più famoso John Boyega ha dato forfait all’improvviso, costringendo la produzione a ripiegare su un semi-sconosciuto Aaron Pierre.

A volte, però, le seconde possibilità sono le migliori. Perché il cortocircuito che si crea tra l’aspetto e la reattività del protagonista alle emozioni è ciò che rende in fondo il suo personaggio un minimo più interessante di tanti altri simili. La fisicità imponente di Aaron Pierre fa infatti da armatura ai suoi occhi – verdissimi – che raccontano tutta un’altra storia, diventando la porta di accesso alla sua vulnerabilità. È raro, cioè, vedere un “eroe” piangere, di dolore, di tristezza o di sollievo, come accade in Rebel Ridge.

Da Malcolm X a Mufasa, tutte le facce di Aaron Pierre

Sempre per il suo aspetto, per il suo portamento e per la sua voce, Aaron Pierre di recente ha vestito dei panni prestigiosi, quasi ingombranti, con un’eleganza e una precisione indimenticabili. Parliamo del suo Malcolm X nella serie Genius: MLK/X. Di Malcolm X ha studiato i gesti e l’eloquio, così come quelli di Denzel Washington nello stesso ruolo per Spike Lee nel 1992. Ciò che non ha potuto studiare né imitare e che semplicemente possiede, è il carisma, innato, che emerge tutto in questa interpretazione solenne e al tempo stesso moderna. Fino a confondersi sul finale con il volto del vero X.

Malcolm X, played by Aaron Pierre, cleans and purges himself before praying in GENIUS: MLK/X. (National Geographic/Richard DuCree)
Aaron Pierre in GENIUS: MLK/X. (National Geographic/Richard DuCree)

Nella serie Genius MLK/X, Aaron Pierre è anche affiancato da Kelvin Harrison Jr, nei panni di Martin Luther King. A dicembre 2024 i due tornano insieme, protagonisti del live action Mufasa: Il re leone, diretto da Barry Jenkins, rispettivamente nei panni di Mufasa e Scar. Questa volta il lavoro è “solo” di voce e di doppiaggio, ma come ha insegnato con il suo esempio il compianto James Earl Jones, di cui Pierre prende il testimone, una voce può rimanere nella memoria di molti per sempre.

Per tante cose – tra cui l’aver fatto quel film meraviglioso che è Moonlight – potremmo allora dover ringraziare Barry Jenkins anche per questo, per non essersi dimenticato del talento di Aaron Pierre da quando l’ha scoperto, ancora venticinquenne, ai provini della sua Ferrovia sotterranea, serie tratta dal romanzo di Colson Whitehead e arrivata su Prime nel 2021.

Nel suo personaggio, Caesar, c’era già la determinazione, la dolcezza, la complessità e la forza che vorremmo vedere in ogni ruolo di Aaron Pierre da oggi in poi. Almeno adesso che, dopo qualche sparuta presenza in film come Old di Shyamalan o Foe – Il nemico di Garth Davis, anche la grande macchina del cinema e della tv si è accorta di lui, finalmente.

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