Venezia 81, i film che abbiamo visto il 31 agosto alla Mostra del Cinema di Venezia 2024
The Order di Justin Kurzel (Concorso)
Il ritmo di The Order delinea la coreografia di una caccia: l’agente dell’FBI Terry Husk (Jude Law) si mette sulle tracce del gruppo neo nazista guidato da Robert Jay Mathews (Nicholas Hoult), in una cornice anni ’80 che poco dista dall’imperversare di violenza delle organizzazioni di estrema destra che ben conosciamo oggi.
Ma questo non fa del film di Justin Kurzel un’opera politica, The Order è infatti un thriller poliziesco che attinge al genere trovando con equilibrio la sua incisività. Ed è forse ancora più forte l’impatto, trattando il caso (ispirato alle vere vicende dell’organizzazione terroristica neo-nazista) lo priva della sua eccezionalità, rendendolo un’indagine senza troppi fronzoli, dicendo a chi guarda: questa è ormai la normalità, ed è strano che ancora non ti faccia paura che sia tale.
Silvia Pezzopane
Campo di battaglia di Gianni Amelio (Concorso)
Presentato nella Selezione Ufficiale in concorso, Campo di battaglia di Gianni Amelio è liberamente ispirato al romanzo La sfida di Carlo Patriarca, pubblicato nel 2018. Il film, che vede protagonisti Alessandro Borghi, Gabriel Montesi e Federica Rosellini, racconta le vicende di Stefano e Giulio, due amici d’infanzia che lavorano come ufficiali medici nello stesso ospedale durante la Prima Guerra Mondiale. I due, si ritrovano in grave conflitto tra loro a causa delle diverse visioni che hanno sia nei confronti della Guerra sia nei confronti dei soldati che devono continuare a servire il paese anche dopo gravi incidenti.
Gianni Amelio porta sul grande schermo un lungometraggio dal ricco potenziale, che purtroppo a tratti si perde a causa di una sceneggiatura che non dà la giusta importanza agli eventi principali del film. La storia non sempre riesce ad agganciare la totale attenzione delle spettatore, tuttavia le interpretazioni degli attori protagonisti riescono a spiccare. Una su tutte quella di Alessandro Borghi, drammatica e determinata. Il film verrà distribuito nelle sale italiane a partire dal 5 settembre 2024.
Baby Invasion di Harmony Korine (Fuori Concorso)
Il visionario regista Harmony Korine torna al Lido per il secondo anno consecutivo con Baby Invasion, questa volta nella sezione Fuori concorso. Interamente raccontato in prima persona, Baby Invasion è la storia di un videogioco in cui i protagonisti, un gruppo di mercenari soliti attaccare ville di persone abbienti, grazie all’intelligenza artificiale nascondono la loro vera identità con dei visi di bambini.
Come successo lo scorso anno con il particolare Aggro Dr1ft, anche a Venezia 81 Korine porta sul grande schermo un film che ha tutte le caratteristiche del cinema blinx, ossia un’opera che appartiene alla corrente definita proprio dal regista “post-cinema” per la sua natura prettamente non convenzionale.
Baby Invasion è infatti un lungometraggio particolare, che immerge lo spettatore all’interno di un videogioco, grazie alla presenza di elementi interattivi e alla struttura in prima persona. Un film che rischia e non convince del tutto, sia per la struttura che lo rende estremamente difficile da seguire sia per una sceneggiatura troppo sbrigativa.
The Brutalist di Brady Corbet (Concorso)
Uno dei film più attesi della Selezione Ufficiale, The Brutalist di Brady Corbet arriva al Lido e la sua presenza è impossibile ignorare. Ispirato ad una storia vera, è il racconto della vita dell’architetto ebreo austro-ungherese László Tóth (Adrien Brody) che nel 1947 emigra negli Stati Uniti per cercare fortuna.
Costretto a ricominciare tutta la sua vita da zero, Tóth impara a vivere dapprima nella povertà assoluta, con alcuni piccoli lavori, fino a quando un contratto di notevole importanza cambia per sempre il corso della sua esistenza. Nel cast Adrien Brody, Felicity Jones, Guy Pearce, Joe Alwyn, Raffey Cassidy, Stacy Martin.
Presentato in pellicola 70mm, The Brutalist è un film imponente, mastodontico, che sa farsi riconoscere. Il suo stesso pregio, tuttavia, diventa anche un difetto, poiché cade nella trappola di voler raccontare troppo. Spazia dal racconto dei lavori più importanti di László Tóth fino all’introspezione, alle sensazione e alle emozioni vissute dall’uomo nel corso della sua vita. Spesso distoglie quindi l’attenzione da una sola trama, rischiando si perdersi nel suo enorme potenziale.
Rebecca Fulgosi
Continua a seguire FRAMED per gli aggiornamenti su Venezia 81 anche su Facebook e Instagram.